Il controllo di Vicinato, dal Leviatano alla Fenice.
La morte del Controllo di Vicinato
“Cittadini e Istituzioni. Stato di natura e patto sociale nel post pandemia.”
Il controllo di Vicinato, dal Leviatano alla Fenice.
“Cittadini e Istituzioni. Stato di natura e patto sociale nel post pandemia.”
Francesco Caccetta presidente INWA
“Homo homini lupus” ovvero “L’uomo è un lupo per l’uomo”. Proverbio popolare romano di Plauto (morto nel 184 a.C.), nella sua Asinaria. Thomas Hobbes l’utilizzò in seguito nel suo “De cive, Epistola dedicatoria”. Ancora oggi, adoperiamo questa espressione latina sia in maniera ironica, sia seriamente, per evidenziare la malvagità, l’egoismo e la malizia dell’uomo; in questo senso ha in sostanza il valore dell’altrettanto celebre detto “mors tua vita mea”. Le opere dei filosofi ci tramandano una visione dell’essere umano quale creatura egoista, le cui azioni sono determinate soltanto dall’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Si nega che l’uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, disciplinando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco. Questo concetto dell’uomo nello stato di natura è stato ripreso e discusso nel XVII secolo dal filosofo inglese Thomas Hobbes. Nello stato di natura, non esiste alcuna legge, ciascuno è mosso dal suo più intimo istinto, con l’unico intento di danneggiare gli altri ed eliminare chiunque possa rappresentare un ostacolo al soddisfacimento dei propri desideri. Ognuno, così, vedrebbe nel prossimo un nemico. Da ciò deriva che un tale stato si trovi in una perenne conflittualità interna, in un continuo bellum omnium contra omnes (guerra di tutti contro tutti), nel quale non esiste il torto o la ragione che solo la legge può distinguere, ma unicamente il diritto di ciascuno su ogni cosa, anche sulla vita altrui. Stiamo assistendo a un decadimento morale, in una collettività nichilista dove la società della rete è lo specchio di quella reale, nella quale non si teme la punizione e non si conoscono più i sentimenti e la dimensione egoica cresce e diventa incontenibile.
Giova ricordare che tutti noi veniamo al mondo in una Terra minacciosa e che, senza il soccorso reciproco che ci diamo in società, siamo condannati a una vita solitaria, povera, brutta, brutale e breve. Quello che, come sopra ho indicato, è ricordato come Stato di natura, le cui conseguenze sono:• Non è possibile né la produzione di merci, né l’agricoltura, né il commercio, né la conoscenza;• Sono assenti la legge e la nozione di giusto e di ingiusto;• È assente la proprietà per cui ogni uomo mantiene quello che può e per il tempo che può;• Domina il pericolo costante di una morte violenta.
È la paura di questi mali maggiori che spinge gli umani ad accettare il male minore, la convivenza con i loro simili, ed è la paura, dell’isolamento e delle punizioni, che li rende rispettosi delle leggi. L’animale sociale non è un socievole, e se davvero accetta le regole, e in particolare quei tre princìpi su cui, secondo Hobbes, si regge la vita degli umani: che sia assolutamente necessaria la pace, che sia rovinosa la pretesa di tutti su tutte le cose, che i patti vadano rispettati, è soltanto per evitare il peggio.
Con un solo atto, gli uomini si costituiscono, quindi, in Stato di società e si sottomettono a un padrone; sono vincolati tra loro, rinunciando al diritto naturale assoluto che nuoce alla pace.
Il sovrano (cit. Leviatano) deve procurare ai suoi sudditi ciò per cui è stato istituito lo Stato: la sicurezza. Deve garantire pace, protezione e libertà. Libertà intesa come mancanza di impedimenti esterni ai nostri desideri. La legge è un impedimento esterno. Il suddito è libero di fare tutto ciò che non è impedito dalla legge.Davvero gli uomini dimenticano le proprie origini? La storia non insegna? Tornando ai nostri giorni, possiamo dire di avere fatto passi da gigante nel costituirci in Società o per meglio dire, in Comunità, dandoci assistenza reciproca sull’onda dei suggerimenti dei vari sociologi che si sono succeduti nel tempo, primo fra tutti Robert Putnam che nel suo “Capitale Sociale”(1993) citava: “…farò questo per te subito, senza aspettarmi immediatamente nulla in cambio e forse senza neanche conoscerti, confidando che lungo la strada, tu o qualcun altro, mi restituirà il favore.”
La naturale evoluzione di questo concetto ha consentito la nascita di variegate unioni di cittadini che si costituivano in gruppi di Controllo di Vicinato, al fine di collaborare al mantenimento della sicurezza nei propri territori. “La prima cosa da capire è che l’ordine pubblico nelle strade e sui marciapiedi della città non è mantenuto principalmente dalla polizia, per quanto questa possa essere necessaria: esso è mantenuto soprattutto da una complessa e quasi inconscia rete di controlli spontanei e di norme accettate e fatte osservare dagli abitanti stessi” (J.Jacobs.)
Questo sistema innovativo, sorto come risposta alla proposta di Sicurezza Partecipata dello Stato, ha certamente contribuito a ricreare coesione sociale nella Nazione e riallacciare i rapporti con le Forze dell’Ordine, creando le condizioni di controllo spontaneo e vigilanza fattiva, prodromica di ottimi risultati in termini di prevenzione dei reati. L’uomo ha rinchiuso il lupo che era in lui, ma come recita il proverbio, forse ha soltanto temporaneamente perso il pelo ma non il vizio. Sono bastati due anni di covid 19 per cancellare gran parte del lavoro svolto per ristabilire i giusti contatti tra gli attori della sicurezza partecipata.
Cosa è successo con la pandemia? Le nuove regole di restrizione del movimento delle persone, entrate in vigore a marzo 2020 su scala nazionale, hanno drasticamente limitato la libertà individuale. Le uniche ragioni per poter uscire di casa, come ricorderete, erano tre: acquisto di cibo, necessità lavorative o per motivi di salute. Chi non rientrava in una delle tre, era soggetto a sanzione pecuniaria o denuncia penale. Il governo ha adottato rilevanti misure per proteggere la popolazione, cancellando la libertà individuale di movimento, come altre libertà che dessero luogo ad assembramenti in luoghi pubblici o privati. Il timore del contagio/morte, ha rimesso in discussione tutti i valori delle comunità facendole tornare, psicologicamente parlando, a una forma, seppur diversa e meno incisiva, dello stato di natura.
La paura fa tornare indietro, ma nonostante tutto abbiamo assistitoa qualcosa di eccezionale che da anni non si vedeva: un rinnovato (apparente) sentimento condiviso di appartenenza Nazionale, con il tricolore sui balconi, i canti intonati dalle finestre e l’Inno Nazionale (quasi sconosciuto dalle nuove generazioni) magari cantato solo nel ritornello e mimato per il resto del testo o con parole improvvisate. Tutto molto bello, ma al di la dell’apparenza sono accadute cose strane e particolari, che hanno reso di nuovo complicato il rapporto tra i vicini. Ad esempio, l’individuazione di un nuovo tipo di deviante, con forme di controllo sociale nei confronti di coloro che, per volontà o impossibilità di fare altrimenti, non rispettavano le nuove norme di comportamento. Il vicino, da amico e collaboratore diventava lo spione di turno, informando le Forze dell’Ordine quando vedeva “evadere” qualcuno dal palazzo o dal quartiere. Qualche Meme sul web, mostrava il logo del controllo di vicinato incitando le persone a diventare gli spioni del regime, danneggiando così l’immagine del sodalizio portato avanti con sacrificio da moltissimi italiani. Conseguenze di questo comportamento e del nuovo status quo dovuto alla pandemia: diminuita fiducia tra vicini; allentamento fisico dei rapporti sociali; minore controllo per diminuzione reati;meno contatti con le forze dell’ordine.
A questo punto possiamo dichiarare ufficialmente morto il “controllo di vicinato”, ma vivendo in una cultura cristiana abbiamo il diritto di credere alla resurrezione, passare cioè dal Leviatano alla Fenice. L’Araba Fenice è un uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e per questo, simboleggia anche il potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi.
I cittadini italiani si son più volte rialzati dalle cadute ed anche questa volta lo faranno, nonostante le difficoltà che non saranno poche. Per fare questo lavoro ci sono le associazioni di “Controllo di vicinato”, sparse nel Paese la cui resilienza è la caratteristica principale. Il lavoro sarà duro e ci vorrà del tempo, ma la volontà è più forte delle avversità. Da dove ripartire? Quale sarà il ruolo del CDV e delle associazioni nel post pandemia? Si ricomincia da capo con il recuperare la fiducia tra i vicini. Bisognerà riprendere rapporti con i gruppi di cdv rinnovando la formazione e trovando nuovi stimoli e iniziative. Ho particolarmente gradito il contributo del presidente di EUNWA (associazione europea del controllo di vicinato) Leonardo Campanale il quale, durante il congresso Nazionale di ANCDV (Associazione Nazionale Controllo di Vicinato), ha invitato tutti a riflettere sui nuovi spazi di interesse del sodalizio tra i vicini: il maltrattamento degli animali, la violenza di genere ecc. Io aggiungo il contrasto ai furti e i sequestri a scopo estorsivo degli animali di compagnia, il potenziamento del controllo di vicinato tra commercianti e la componente informativa/formativa da effettuare presso le scuole dell’obbligo, esponendo il progetto del controllo di vicinato ai giovani cittadini di domani. Le nuove generazioni sono a digiuno di educazione civica e sono sempre più costretti nell’ottica viziata e ingannevole della rete internet, avulsa dai rapporti sociali e dal rispetto del prossimo, che promuove l’individualismo e l’isolamento. Per fare qualcosa di concreto, bisognerà coinvolgere i Sindaci e i dirigenti scolastici, organizzando nelle scuole incontri ad hoc con studenti, genitori e insegnanti. Un successivo sforzo necessiterà farlo verso le Forze dell’Ordine e le polizie locali, con le quali bisognerà riprendere e rafforzare i rapporti, azione indispensabile per completare il circolo virtuoso del controllo di vicinato: Istituzioni, Cittadini e Forze dell’Ordine. La Fenice risorgerà e a quel punto vedremo se le parole del giudice Falcone saranno solo un tenero ricordo di un grande uomo o una fantastica profezia: “Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere.”