Ciao Gigi
Caro GIGI,
Artista Geniale e Poliedrico, frequentatore eccellente delle scienze del trivio e del quadrivio; anche se l’emozione è ancora vivissima ho voluto indugiare un ulteriore momento per darti il ricordo che meriti. Certo, non è da tutti nascere e morire nello stesso giorno e dello stesso mese, ma, lassù avrai già incontrato un certo Michelangelo Florio fra i fondatori di quel Teatro di Legno famoso come il Globe; anch’egli nato il 23 aprile 1564 e morto il 23 aprile 1616!
Penso, che avevi capito proprio tutto, perciò, prima o poi, le stucchevoli storielle utilizzate per riempire i vuoti della sua vita ufficiale le avresti messe a nudo dicendoci:”Raga’ ma che Shakespeare e Shakespeare! Questo signore, senz’altro una colonna della letteratura inglese, in realtà fu un giovane siciliano figlio di Pietro Florio e Guglielmina Crollalanza, costretto a fuggire con il padre da quella Sicilia dominata dagli spagnoli e divenuta molto intollerante nella religione. Cosa fanno padre e figlio girovagano per l’Italia prima di fuggire in Inghilterra. Arrivati qui si ambientano subito e dai documenti che si conservano di quel teatro i loro nomi e cognomi appaiono fra i costruttori e finanziatori del teatro costruito sulla riva sud del Tamigi. E Shakespeare, mi chiederete voi? Ecco, Shakespeare alias Michelangelo Florio capisce che la sistemazione è per lui quella definitiva e quindi decide di darsi un nome e un cognome diverso e adattarlo alla nuova situazione di vita; di conseguenza dalla madre prende sia il nome (Guglielmina) che diventa William e il cognome (Crollalanza) che diventa Shakespeare Shake=agitare, scrollare Speare lancia.”
Quindi ci sarebbe da ridere all’infinito se agli inglesi volessimo piantare questa verità in mezzo alle loro palle degli occhi. Tu che dici che prima o poi la verità verrà a galla?
Ma torniamo a noi, grande Maestro, perché la tua distanza da certi ambienti considerati sapienti non mi ha mai sorpreso e le ragioni seppur mai da te esplicitate, conoscendo la grandezza del tuo Pensiero, le rendeva molto intuibili.
Quando ti hanno scippato la direzione del Brancaccio, dai microfoni di Radio Città Futura, sparando a zero definisti questa bassezza umana «un golpino all’amatriciana». Ed ancora, da gran signore qual sei:« Il nemico vero del Teatro di Roma, del Comune e di Proietti è Costanzo. Se avessero offerto a me la direzione di un teatro di Costanzo, ne sarei stato onorato ma avrei rifiutato oppure, quanto meno, avrei fatto prima una telefonata. E’ lui il mio avversario culturale». Terminasti la tua intemerata annunciando che i tuoi spettacoli previsti in cartellone al Brancaccio non ci sarebbero più stati perché non avresti mai accettato di lavorare sotto la direzione artistica di Costanzo: «Solo all’ipotesi, piuttosto me faccio frate!» Grande Gigi!
Ma come la mettiamo con questa sindaca che non ha saputo organizzare nella sala della protomoteca del Campidoglio che amministra, (speriamo ancora per poco) il funerale che avrebbe permesso ai romani veri, per capirci quelli che hanno uno spirito che appunto prescinde dalla carta d’identità, ti poterti omaggiare come meriti. Certo la passeggiata del tuo feretro fino al Globe Theatre è stata sicuramente evocativa, ma anche assente di molti di quei personaggi che dicono di conoscerti e di averti frequentato.
………Va bè, de che che nun è, e che me lo chiedi sempre a me? ………. Certo, vedere Veltroni mettere l’ennesimo cappello, come sempre ha fatto sfruttando una rendita di sopravvivenza lasciatagli dal padre e dal PCI, su ciò che di buono si possa ancora apprezzare qui a Roma lo fa da tempo scivolare nel ridicolo; e da navigata marionetta riesce, complici i media che non lo sollecitano sul punto, a far apparire un essere estraneo perfino il patteggiatore di pena nonché suo capo di gabinetto Odevaine.
Immagino, cosa hai potuto pensare, caro ed infinito Gigi; ma questi non si sono fermati qui! La loro microscopica statura li rende ancor più alieni e lontani dalla tua grandezza e allora ecco l’articolo di Francesco Palombello pardon Rutelli sul Messaggero, il quale come ex sindaco ed ex ministro dei Beni culturali non è stato capace di andare oltre la stentorea commemorazione di rito. Mi dirai, c’era da stupirsi? E c’hai proprio ragione non c’era da stupirsi proprio per niente!
E dulcis in fundo, carissimo Gigi, che con la profonda naturalezza della tua arte INNATA, hai messo in soggezione i mostri come Carmelo Bene, Vittorio Gassman, Renato Rascel e tanti altri; poteva mancarti il Ministro per i Beni e le Attività Culturali in carica? NO, questa non ti poteva mancare di certo! Bhé questo signore non ha trovato una parola che lo rendesse degno della carica che ricopre e temo che da stagionato frequentatore delle paludi di Comacchio (ai ferraresi spesso l’umidità penetra nei loro cervelli ed in molti si innesca un fenomeno dai più descritto come meteorismo cerebrale), forse all’attuale ministro Franceschini capita di incorrere in questi fastidi e così si capisce che non solo ha fatto finta che tu non fossi esistito, ma si è ritagliato, visti i nanerottoli della politica, un ruolo di maitre à penser e se il buogiorno alla nostra amata Italia è questo; sai che ti dico Gigi, da suo autorevole lettore, altro che il guitto di Benigni o Sermonti vari, se vedi Dante avvertilo comunque che il 700° anniversario della data della sua morte a Ravenna sarà celebrato dallo stesso Franceschini che si preoccuperà di dare voce a chi vuole che Dante resti lontano dall’animo e dallo spirito di questo nostro grande popolo. Forse Gigì lo troverai già a ripeterci quello che prima di tutti aveva capito: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!»
Grazie! Grande Gigi! In punta di piedi sei apparso sulle scene dei teatri d’Italia e in punta di piedi ci hai lasciato! Il due novembre caro Gigi, hai liberato il Tuo Spirito da questo corpo un po’ affannato e ti sei insidiato nell’immortalità!