Criminologia

Sex Offender – L’autore di reato a sfondo sessuale

Che cos’è la violenza sessuale? Dal mio punto di vista…è un umiliare e annientare il prossimo nel modo peggiore che ci sia, nel senso che se  vuoi veramente umiliare qualcuno, forse il sesso è il modo migliore per farlo. Un uomo in quei momenti non è più lui, è quasi un’altra persona, almeno nel mio caso…

Tratto da Giulini P., Xella C.M. (2011) Buttare la chiave? La sfida al trattamento per gli autori di reati sessuali, Raffaello Cortina Editore, Milano, Appendice A, Parlano i sex offenders , pp. 267-276

La violenza sessuale è un fenomeno purtroppo sempre attuale e molto complesso di cui si sente parlare ogni giorno; il tasso di incidenza di questi reati è in costante aumento e, insieme ad esso, continua a crescere anche il “numero oscuro”, cioè la percentuale dei reati non denunciati.

I sex offender costituiscono una categoria eterogenea che può essere suddivisa  in diverse tipologie in base alle caratteristiche e alle motivazioni. La distinzione più significativa si ha tra stupratori e pedofili o child molester; ci sono poi le violenze inflitte da donne, quelle inflitte da giovani adolescenti e i molestatori telematici. (Robertiello G., Terry K.J. (2007), “Can we profile sex offender? A review of sex offender typologies”, in Aggression and Violent Behaviour 12: 508-518, online: www.sciencedirect.com) 

Secondo la classificazione del DSM-IV-TR (American Psychiatric Association, 2005) le parafilie appartengono ai “Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere”, le cui caratteristiche essenziali sono:

“Fantasie, impulsi sessuali o comportamentali ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente che riguardano:

1.oggetti inanimati;

2.la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del partner;

3.bambini o altre persone non consenzienti”.

Si devono manifestare per un periodo di almeno sei mesi. Inoltre va sottolineato che “il comportamento, impulso o fantasia sessuale causa un disagio clinicamente significativo nell’area sociale, professionale o in altre importanti aree di funzionamento del soggetto”.

Molti studi hanno ipotizzato che i rei sessuali siano spesso connotati da disturbi di personalità; in particolare quelli maggiormente ricorrenti sembrano essere il Disturbo Narcisistico di Personalità, connotato da un pervasivo senso di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia, il Disturbo della Personalità Antisociale, che concerne l’incapacità del soggetto di conformarsi alle norme sociali, impulsività, aggressività e mancanza di rimorso, e il Disturbo Borderline di Personalità, caratterizzato da instabilità pervasiva dell’umore, delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé, dell’identità e del comportamento. Altra caratteristica che sembra essere presente nella maggior parte dei sex offender riguarda le limitate capacità empatiche: l’empatia è un costrutto composto da caratteristiche cognitive e affettive che identifica la capacità di un soggetto di comprendere profondamente i sentimenti e le cognizioni dell’altro,  prescindendo da giudizi e prese di posizione. È stato messo in evidenza come i soggetti con difficoltà empatiche non siano completamente in grado di discernere gli stati emozionali altrui; gli uomini che aggrediscono donne e/o bambini spesso considerano le vittime come diverse da loro e, quindi, hanno difficoltà nell’assumere la loro prospettiva. (Petruccelli I., Pedata L.T.,2008, L’autore di reati sessuali. Valutazione, trattamento e prevenzione della recidiva, Franco  Angeli Editore)

Negli anni numerosi studi si sono concentrati sullo studio delle distorsioni cognitive, del disimpegno morale e dei meccanismi di difesa che ricorrono maggiormente nei sex offender. 

Ciò che sembra essere presente negli autori di reati sessuali è la tipicità di pensiero, caratterizzata dalla presenza di meccanismi strutturati di distorsione cognitiva che permettono loro di tollerare a livello intrapsichico la condotta posta in essere. Due meccanismi che sembrerebbero essere maggiormente utilizzati dagli stessi soggetti sono la negazione e la minimizzazione del danno arrecato. La negazione consente al reo di appellarsi ad “attenuanti” circostanziali che possono limitare la negatività delle conseguenze del reato commesso; la minimizzazione, invece, si basa sulla differenza tra azioni considerate sbagliate in se stesse ed azioni che, pur essendo illegali, vengono riconosciute come moralmente accettabili. Alcuni autori (Marshall, Anderson, Fernandez, 1999) hanno considerato la negazione alla stregua di una distorsione cognitiva; tuttavia esistono delle differenze tra i due costrutti: mentre la negazione è un meccanismo più complesso che fa riferimento ad uno specifico reato, le distorsioni cognitive sono pensieri e false credenze che esistono nel soggetto da un tempo precedente e che, dopo aver commesso il reato, sostengono i meccanismi di negazione. 

Sempre all’interno di tali meccanismi rientra il disimpegno morale, costrutto definito da Bandura che individua alcune strategie cognitivo-relazionali che hanno la funzione di rendere accettabili i comportamenti di fronte a se stessi e alla società. Fanno parte di tali meccanismi, la giustificazione morale, attraverso cui azioni condannabili dal punto di vista etico, possono essere integrate nell’economia psichica dell’individuo se vengono attribuite a finalità di tipo morale, e la de-umanizzazione della vittima e attribuzione della colpa, per mezzo delle quali il reo, privando di dignità la persona vittima del reato o attribuendole caratteristiche negative, difficilmente si identificherà con la stessa o proverà empatia nei suoi confronti; assegnandole la colpa dell’accaduto, invece, il fatto reato potrà essere giustificato in termini di reazione difensiva che “assolve” qualsiasi intenzionalità predeterminata.

Conoscere tali meccanismi risulta importante per progettare degli interventi di trattamento al fine di prevenire la recidiva e, quindi, nuove vittime. 

 Molti sono gli strumenti a disposizione per la valutazione dei sex offender, così come molte sono le terapie psicologiche proposte per il loro trattamento: la terapia comportamentale e cognitivo-comportamentale, la terapia analitica, psicodinamica, familiare e l’approccio strategico.

Purtroppo però, ad oggi, nel nostro Paese poche sono le carceri dove vengono messi in atto tali trattamenti: in particolare è nella Casa di Reclusione di Milano-Bollate, all’interno dell’Unità di  trattamento intensificato, che  è stato creato, nel 2005, il primo progetto di trattamento per autori di reati sessuali. È stato costituito un “campo trattamentale”, al quale i detenuti hanno accesso dopo aver fatto richiesta personale di adesione e aver superato la selezione da parte dell’équipe, che ha valutato l’effettiva trattabilità degli stessi.  Il lavoro con i detenuti sex offender si basa  principalmente sulla terapia di gruppo, dove risulta fondamentale l’alternanza tra aspetti individuali ed aspetti comuni a tutti i soggetti. Lo scopo principale di tale intervento è la prevenzione della recidiva, per la quale si lavora sulle fantasie sessuali devianti, sullo sviluppo di strategie di coping e di gestione dello stress efficaci, sulle abilità sociali e sulla correzione delle distorsioni cognitive. Parte integrante del progetto, nella fase successiva alla presa in carico, è il trasferimento dei sex offender trattati nei reparti comuni; in questa fase i rei sessuali continuano a partecipare alle attività dell’Unità al fine sia di una continuità di rapporto sia di un’attività di monitoraggio rispetto al loro inserimento tra i detenuti comuni.

I dati più recenti di cui disponiamo, a livello internazionale, rispetto alla recidiva provengono della meta-analisi di Hanson et al. (2012), la quale ha posto in evidenza che le distorsioni cognitive, in particolar modo gli atteggiamenti che supportano l’offesa rappresentano un fattore di rischio per la messa in atto della recidiva e questo è stato osservato in misura maggiore nei child molester rispetto agli stupratori.

Proprio a causa dei numerosi episodi di violenza sessuale si ravvisa la necessità di ampliare gli studi di valutazione sui sex offender, nonché quella di progettare e mettere in atto interventi di trattamento finalizzati alla prevenzione della recidiva, per fare in modo che, una volta usciti dal carcere, i rei sessuali non commettano nuovamente reati.

 

De Leo G., Patrizi P. (2006) Lo psicologo criminologo Giuffrè Editore, Milano

Giulini P., Xella C.M. (2011) Buttare la chiave? La sfida al trattamento per gli autori di reati sessuali, Raffaello Cortina Editore, Milano

Hanson R.K., Helmus L., Babchishin K.M., Mann R.E. (2012) Attitudes Supportive of Sexual offending Predict Recidivism: A Meta-Analysis Manuscript submitted for publication March 14, 2012

Petruccelli I., Pedata L.T. (2008), L’autore di reati sessuali. Valutazione, trattamento e prevenzione della recidiva, Franco Angeli Editore, Milano

Robertiello G., Terry K.J. (2007), “Can we profile sex offender? A review of sex offender typologies”, in Aggression and Violent Behaviour 12: 508-518, online: www.sciencedirect.com 

Simonelli C., Petruccelli F., Vizzari V., (2000), Le perversioni sessuali, Franco Angeli Editore, Milano

 

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