CONTROLLO DEL VICINATO: QUANDO NON FUNZIONA E PERCHÉ?
La percezione della sicurezza continua ad essere il problema principale per gli italiani e il motivo maggiore di malessere che produce ansia e ci fa vivere male. Le Istituzioni cercano di aiutare, come possono, i cittadini con la consueta e diuturna disponibilità e professionalità degli appartenenti alle forze dell’ordine ed alle polizie locali e municipali. Durante il periodo delle feste c’è stato il solito incremento delle pattuglie sui territori, che sicuramente concorre in maniera incisiva sulla riduzione dei reati predatori nelle nostre strade, ma l’insicurezza dei cittadini non diminuisce ancora o almeno non quanto dovrebbe, considerato anche lo sforzo degli agenti in campo in questo momento. Una delle attività di supporto alle forze di polizia ed alle polizie locali, è senza dubbio il massiccio intervento dei cittadini autorganizzati nei gruppi di volontariato dell’ormai noto Controllo del Vicinato.
Un sodalizio affermato da molti anni, che contribuisce in maniera considerevole all’aumento della percezione della sicurezza ed alla diminuzione dei furti e delle truffe (e di altri reati anche più importanti) che presenta ancora alcune criticità ed a volte non da i risultati sperati. Una cosa è assolutamente certa: se il progetto del controllo del vicinato viene applicato alla lettera, i risultati sono inevitabili poiché, il programma, così com’è strutturato e scientificamente supportato, non è destinato al fallimento, eppure qualche volta qualcosa non va e i furti avvengono lo stesso. Non è raro constatare che anche laddove esistono importanti gruppi di CDV, non si possono evitare tutti i reati predatori e neanche limitarli al semplice tentativo. Esempio pratico: una macchina sospetta ferma in una via, con una persona al posto di guida, viene individuata e subito segnalata al 112. La persona alla guida, intuito il pericolo poiché ha notato il movimento del cittadino segnalante, allerta subito i complici intenti a fare furti nella via e questi arrivano di corsa e fuggono. Nonostante la tempestiva chiamata, purtroppo, un furto avviene lo stesso poiché i ladri, che erano appena entrati in una abitazione con la solita tecnica del buco nell’infisso, riescono ad arraffare una borsa lasciata nelle immediate vicinanze dalla padrona di casa. Il tempestivo intervento del CDV si è svolto in maniera eccellente, ma il furto è avvenuto lo stesso. Perché questo è successo? Il controllo del vicinato non funziona? Bisogna partire dalla base e cioè conoscere a fondo il progetto e divulgarlo nel migliore dei modi, anzi nell’unico modo possibile, esplicitando perfettamente tutti gli elementi del programma che devono essere messi in pratica senza escluderne alcuno. Il progetto del CDV, studiato a tavolino e messo insieme da i tre soci fondatori (Francesco Caccetta, Gianfrancesco Caccia e Leonardo Campanale) per ottenere il massimo dei risultati, è frutto di una serie di esperienze e competenze della materia, che vantano un decorso trentennale, per questo non è possibile snaturare il programma o preferire alcune variabili meno impegnative. Il Controllo del Vicinato, si articola su tre fasi o elementi che sono inscindibili e consequenziali. A nulla vale lo sforzo nel divulgare il progetto se poi non vengono rispettati i cardini principali. Quali sono i tre pilastri del CDV? Il primo importante punto è sicuramente quello del recupero della coesione sociale tra gli abitanti di una determinata via, palazzina, condominio, quartiere ecc. Significa ritornare o iniziare un percorso di condivisione del senso di appartenenza, mutua assistenza e vigilanza reciproca. Significa essere consapevoli che anche il singolo contributo di ognuno è indispensabile per mantenere l’ordine e la sicurezza nella propria strada senza scaricare le responsabilità agli altri. Ognuno, da solo, è deputato a osservare e vigilare sulle proprietà private e pubbliche del proprio contesto sociale. Le segnalazioni al 112 devono essere fatte individualmente e senza pensare che qualcun altro lo stia già facendo, per non incorrere nell’errore originario che è quello che ha prodotto negli anni sessanta l’effetto spettatore, o sindrome Genovese, che ha poi fatto nascere, come risposta, i Neighbourhood Watch americani, nostri antenati del CDV. Il secondo punto, definisce il rapporto con le forze dell’ordine e con le polizie locali, con le quali bisogna dialogare con competenza considerando le loro aspettative in termini di segnalazioni qualificate. E’ stato più volte spiegato che, le centrali operative delle polizie, hanno necessità di avere elementi concreti da riscontrare nell’immediato, prima di inviare una pattuglia sul posto, anche al fine di stimare le priorità degli interventi. In questo caso, i componenti dei gruppi del Controllo del Vicinato, sanno esattamente cosa fare, imparando, nella fase della formazione, come prendere una targa di un veicolo sospetto prima di fare la segnalazione al 112 e come osservare le dinamiche che si svolgono sotto i loro occhi. Tornare ad essere comunità produce effetti inaspettati e aumenta la sicurezza nei propri spazi sociali. Il terzo punto, quello che è probabilmente il fulcro e il segreto della riuscita del CDV, consiste nell’individuazione e l’eliminazione delle proprie vulnerabilità comportamentali e, tutti insieme, quelle ambientali. Questo è il punto più importante del progetto, che a volte viene tralasciato o sottovalutato, forviati dalla spinta emotiva della coesione sociale, che resta comunque l’elemento trascinante del progetto. A nulla vale creare una comunità coesa e responsabile, se, non si realizza che i singoli cittadini, per un motivo o per l’altro, o per una serie di combinazioni spazio temporali, a volte, non possono o non riescono ad individuare persone o mezzi sospetti lasciando, per questo, comunque libertà di azione a potenziali ladri. La teoria della prevenzione situazionale, pilastro portante delle teorie alla base del CDV, dice espressamente che affinché un reato possa avvenire, necessita la presenza concomitante di tre elementi: presenza del ladro, assenza di vigilanza, obiettivo adeguato o appetibile. Quest’ultimo è l’oggetto della discussione. Non riusciremo mai ad evitare i furti con la sola coesione sociale e con le segnalazioni. L’elemento importantissimo e imprescindibile del progetto è proprio quello di non fare trovare al ladro ciò che più desidera e cioè i nostri beni. Oltre a creare più possibili ostacoli al ladro, con piccoli ma numerosi stratagemmi che lo infastidiscano e lo pongano in condizioni di passare da una condizione adrenalinica ad una ansiogena, o da una condizione di agio ad una di disagio e quindi di rinuncia, dobbiamo eliminare la disponibilità dell’obiettivo adeguato. Non ha senso essere vigili e attenti a quello che accade fuori di casa, confidando nella onnipresenza di vicini in ogni ora del giorno e della notte, lasciando poi i nostri beni a disposizione del ladro più sprovveduto. Non sempre è possibile impedire che i ladri entrino nelle nostre case, poiché si può configurare un momento particolare della giornata in cui il delinquente di turno si combina con l’assenza di qualsiasi vigilanza in quella determinata via. Il punto fondamentale è che se riesce ad entrare in una casa, non deve trovare niente da rubare, oppure deve faticare per cercare la refurtiva con le conseguenze psicologiche sopra accennate, che il più delle volte determinano una rinuncia da parte del malvivente. Il Controllo del Vicinato non è un semplice diversivo o un progetto alternativo alle ronde. Il CDV è una svolta sociale, una riconversione alla vita di cortile, una filosofia di vita che garantisce l’immunità da furti e truffe, ma va applicato alla lettera altrimenti non funziona. Lo scopo dei fondatori, è quello di infondere uno stile di vita diverso dal solito, è quello di promuovere un atteggiamento proattivo, con un programma semplice ed efficace. Il cartello posto all’inizio delle vie, ha un grande significato che non è solo quello di dire al potenziale ladro: “stai attento, qui i vicini osservano e segnalano al 112” . Il cartello, dovrebbe significare anche: “ti conviene cambiare zona, poiché qui, oltre al fatto che vieni subito segnalato, non trovi niente nelle case e dovrai faticare per entrarci”. Questo è il messaggio. Vigilare sugli sconosciuti ed essere sempre pronti a segnalare al 112 qualsiasi cosa sospetta che viene notata, senza aspettare e senza cercare conferme da vicini o dai coordinatori o referenti. Le segnalazioni funzionano se diventano reportistica immediata altrimenti non hanno alcun valore. Lasciate che sia l’operatore della centrale operativa del 112 a valutare la vostra segnalazione qualificata, non sta a voi comprenderne l’importanza. Ma non basta, bisogna anche nascondere bene le cose preziose in casa o almeno non lasciarle a portata di mano poiché i ladri, una volta entrati in una abitazione, non trovando niente a portata di mano, aumentano lo stato di ansia per il tempo che passa e che è loro nemico e, nella maggior parte dei casi, vanno via per cercare obiettivi più semplici. In questo caso avremmo vinto noi poiché un tentativo rimane tale senza diventare un vero e proprio furto. Il cartello del CDV dovrà diventare un monito per i ladri che impareranno ad evitare quei posti dove la gente li attende con atteggiamento preventivo e deciso. Solo in questo modo avremmo davvero risultati concreti da un progetto nato per essere vincente, ma come al solito dipende sempre dalle singole persone che unite da un desiderio di reciprocità generalizzata capiscono che la prima persona alla quale devono chiedere di fare qualcosa è a se stessi. Concludiamo con una famosa frase di Sun Tzu, tratta dal suo libro “L’arte della guerra”: “L’ARTE DELLA GUERRA NON CONSISTE NEL CONFIDARE CHE IL NEMICO NON VERRÀ, MA NELLA SICUREZZA DI ACCOGLIERLO ADEGUATAMENTE. NON SI DEVE PRESUMERE CHE NON ATTACCHERÀ, MA CONFIDARE NELLA NOSTRA INATTACCABILITÀ”.
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