Criminologia

A parte Shrek…gli orchi sono sempre cattivi!

PedofiliaLa pedofilia è dietro l’angolo

Uno dei pochi fenomeni, dei quali non si smette mai di sentirne parlare, è proprio l’abuso sui minori.

Ogni giorno si leggono notizie di violenze e abusi sulla parte più indifesa dell’intero genere umano: i bambini.

Le notizie provengono da tutto il mondo e quindi è chiaro che non parliamo di un fenomeno circoscritto alla nostra Nazione, ma le culture di ogni Paese, anche se offrono angoli di osservazione e riflessione diversi, condannano all’unisono questo tipo di pratiche aberranti.

Il bene messo in pericolo è la salute psicofisica del futuro adulto e ritengo, per questo, sia indispensabile tutelare questo capitale sociale, per il futuro stesso dell’intera comunità.

Parliamo di abuso e andiamo quindi a spiegare questa parola, prendendo quale spunto la definizione usata al IV Colloquio Criminologico del Consiglio d’Europa (Strasburgo 1978), che dice: “L’abuso, è l’insieme degli atti e delle carenze che turbano gravemente il minore, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino”.

Questa definizione, mostra quindi la vera essenza dell’abuso, che si sviluppa e si concretizza sia sul piano fisico (sessuale) sia su quello psicologico (emotivo) con effetti immediati e altri a lungo termine, che spesso restano per tutta la vita.

Seguendo il filo logico dello studio effettuato dal Professor Marco Strano, criminologo di fama internazionale, e analizzando i recenti dati Censis, osserviamo che ogni anno, vi è un abuso ogni 400 bambini e, per due terzi, questi crimini si compiono tra le mura domestiche per opera di familiari o conoscenti[1].

Le piccole vittime rimangono intrappolate negli ingarbugliati contesti affettivi, dove il crimine ha luogo, sia per la strana combinazione di amore e odio che permea la loro psiche, sia per la vergogna e la paura di parlare con altri soggetti adulti altrettanto (potenzialmente) pericolosi. Quest’ultima considerazione, si attaglia meglio agli abusi fatti da familiari (a es. incesto), ma come prima accennato, anche i conoscenti, o le persone che per qualsiasi motivo sono vicine alla famiglia possono essere potenziali autori con conseguenze per il minore, altrettanto traumatiche.

A questo punto occorre fare una distinzione, tra abusi sessuali intrafamiliari e abusi extrafamiliari.

Nei primi (i più statisticamente frequenti) rientrano tutti quelli compiuti dai parenti del minore, compresi i genitori, i nonni, gli zii (anche quelli acquisiti); l’ambito extrafamiliare, può comprendere invece tutte quelle figure che per altri motivi, vengono a contatto per periodi più o meno lunghi, con il minore, parliamo quindi d’insegnanti, vicini di casa, amici di famiglia, genitori dei compagni di classe, medici (detti anche abusi istituzionali) ecc. In alcuni casi, i genitori possono essere complici di queste persone.

Un’altra distinzione ci deriva dall’esame della natura del contatto fisico tra il pedofilo e la vittima. Se il bambino subisce fisicamente la perversione del pedofilo, avremo un abuso con contatto, mentre nel caso del bambino che è costretto ad assistere ad atti sessuali (o pornografia), avremo un abuso senza contatto.  

La domanda alla quale tutti vorremmo rispondere, è: “Come possiamo aiutare queste vittime innocenti? Come fermare l’orco?”

La risposta non è semplice. Troppi fattori contribuiscono a nascondere il fenomeno della pedofilia, siano essi attribuibili ad atteggiamenti della vittima stessa (vergogna, paura di conseguenze e punizioni in caso di scoperta), sia per estrema cautela dell’offender, il quale, esprimendoci in termini della teoria dei giochi, conosce bene i suoi pay-off ed è razionale e per questo attuerà strategie estremamente mascheranti per assicurarsi l’anonimato e l’immunità.

Gli operatori delle forze dell’ordine, i medici, gli psicologi e gli insegnanti, possono venire a conoscenza di episodi di violenza su minori soltanto per acquisizione diretta della denuncia della vittima, oppure con un’informazione indiretta o mascherata dell’abuso.

Mentre nel primo caso è relativamente facile iniziare l’indagine e incriminare i colpevoli, salvo poi risolvere il problema della credibilità della vittima o di chi denuncia, nel secondo conta molto l’abilità e la perspicacia dei singoli operatori che s’imbattono in una situazione di sospetto abuso. In quei casi, bisogna saper cogliere i segnali di disagio e di sofferenza delle piccole vittime che a volte esprimono anche in maniera inconsapevole. Sono noti i vari episodi di abuso scoperti a seguito di strani disegni fatti dai bambini e captati da acuti insegnanti, oppure anomale richieste ai servizi socio sanitario di test di gravidanza di sospetta paternità. Per alcuni operatori, specialmente medici e sanitari in genere, vige l’obbligo di segnalare il possibile abuso per mezzo del referto (365 e 334 c.p.p.) stesso dicasi per le forze dell’ordine le quali anche in caso di solo sospetto, sono obbligate a riferire all’Autorità Giudiziaria.

Il Senato Italiano, negli ultimi mesi del 2012, ha recepito la Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, siglata a Lanzarote nel 2007 ed è finalmente legge con l’introduzione nel nostro codice penale (art.414-bis) della parola pedofilia.

Veniva Inserito anche un altro nuovo articolo, il 609-undecies (“Adescamento di minorenni – grooming”), che stabilisce che per «adescamento s’intende qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l’utilizzo della rete Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione. Inasprite anche le pene per tutta una serie di reati: dai delitti di maltrattamenti in famiglia a danno di minori ai reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati a sfondo sessuale a danno di minori, per i reati di prostituzione minorile e di pornografia minorile. Infine non si potrà più dichiarare di non essere a conoscenza della minore età della persona offesa nel caso di commissione di uno dei delitti contro i minori.

Le leggi fanno il loro corso e i tentativi di risolvere il problema con la repressione forse aiuteranno a contrastare il problema, ma non certo a prevenirlo o a evitarlo. La mia esperienza di padre, ancora prima di operatore delle forze dell’ordine, mi porta a fare una considerazione. I peggiori nemici dei minori e i migliori alleati dei pedofili possono essere la nostra superficialità e la nostra ignoranza. Troppo spesso, questa vita frenetica ci porta a trascurare alcuni piccoli dettagli che invece fanno la differenza quando parliamo di serenità e vulnerabilità dei bambini. Dovremmo essere più presenti con loro, parlarci di più, evitare di lasciarli soli in camera con il computer collegato a internet che li espone seriamente a mille pericoli. Basta sapere che, secondo una ricerca di Save the children “tra i giovani che utilizzano internet il 13%, invia proprie foto o immagini di sé nudo ad adulti”.  Ognuno di noi conosce i propri figli, ma quelle che a volte possono sembrare piccole e inutili accortezze, di fatto possono cambiare il corso della vita delle persone. Il pericolo maggiore, per l’esposizione dei bambini ai pedofili on line, sono le chat. Usare attenzioni banali ma efficaci, non posizionare il computer nella stanza del bambino, piuttosto metterlo in cucina, o in una stanza dove transita sempre qualcuno e il bambino non resta solo. Parliamo con i figli e chiediamogli chi sono i loro amici virtuali. Attiviamo dei filtri al computer con semplici programmi a volte già compresi nel software del sistema operativo.

E’ estremamente importante evitare gli abusi sui bambini, perché le violenze fisiche e di conseguenza psicologico – emotive, rappresentano un importante fattore di rischio specifico per i futuri disturbi psicopatologici nell’età adulta, con un inevitabile danno sociale per tutti.

Il danno causato, sarà poi maggiore quanto più ritarda la risposta di protezione della famiglia e delle istituzioni e per questo, ognuno di noi, a prescindere dal ruolo sociale ricoperto, ha l’obbligo di riferire alle forze dell’ordine qualsiasi sospetto o dubbio che riguarda una particolare situazione di disagio di un minore, chiunque esso sia: il figlio del vicino di casa, un parente, un bambino sconosciuto di cui si è sentito parlare da altri. Meglio verificare un dubbio, che ignorare una richiesta di aiuto in qualsiasi modo a noi giunta.

E come al solito, un richiamo alla coscienza, sicuramente remunerativo per tutti, associandomi al pensiero del sociologo Robert Putnam, che più volte mi avete sentito citare, il quale dice: “Farò questo per te subito, senza aspettarmi immediatamente nulla in cambio e forse senza neanche conoscerti, confidando che lungo la strada, tu o qualcun altro, mi restituirete il favore.”

La reciprocità generalizzata, può aiutare molti bambini a salvarsi dall’orco e può salvarci dall’individualismo che sta distruggendo la nostra società.

 

  



[1] Strano M., Abusi sui minori: manuale investigativo, edizioni Nuovo studio Tecna, Roma, Marzo 2006;

 

Francesco Caccetta

Criminologo; Ufficiale R.Str.E. dei Carabinieri; Laureato con lode in Laurea Magistrale in Ricerca Sociale per la sicurezza interna ed esterna, Laureato con lode in Scienze per l’investigazione e la Sicurezza; Master in Antropologia Filosofica, Criminologia e Tecniche Investigative Avanzate; grafologo della consulenza peritale. Autore del libro sul Controllo del Vicinato "L'occasione fa bene al ladro".

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