DisABILI
Quando le varie Associazioni sul territorio cooperano e collaborano con la finalità di rafforzare e promuovere la cultura della tutela dei diritti e della parità di genere si viene a creare una forte sinergia di intenti, progetti e obiettivi.
Il percorso collettivo, Equilibri di Architetture Visibili e Invisibili, organizzato da Obiettivo Psico Sociale ETS, è un progetto che fa parte del programma “Insieme siamo Arte”, realizzato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale e ACTL, Circuito Multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e della Regione Lazio.
Un percorso che si è posto l’obiettivo di rendere visibile, attraverso varie forme di bellezza, l’importanza di un mondo veramente inclusivo, a partire dallo spazio di convivenza, valorizzando azioni, progetti e laboratori. Per accompagnare le persone nel riconoscimento delle proprie potenzialità, il progetto propone laboratori di arte e cultura, mostre fotografiche, una sfilata non convenzionale di abiti dedicata a Rosa Genoni (1867 – 1954), stilista, sarta, intellettuale, formatrice attivista per la pace e madre della moda italiana.
Giovedì 17 ottobre, presso la prestigiosa sede di Spazio Europa, gestito dall’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, si è svolto il seminario di riflessione su suggestioni letterarie, inclusione, arte e diritti. Si sono trattati argomenti come il Diritto alla crescita, il Diritto alla tutela della salute e della sicurezza, il dialogo sui diritti, genere e linguaggio inclusivi, la poesia come veicolo e strumento espressivo, il ritratto di Rosa Genoni. La giornata si è conclusa con la sfilata non convenzionale, dedicata proprio alla stilista, a cura del Gruppo Solidarietà al quadrato, in collaborazione con Kora, nella quale hanno sfilato modelle e modelli non professionisti, alcuni disabili, di tutte le età e le provenienze geografiche. La sfilata è stata accompagnata dalle riflessioni dei partecipanti, lette dalla voce narrante Simonetta Bologna, e si è tenuta nello spazio dedicato alla mostra fotografica “Fili solidali” di Teresa Mancini, che ha creato una cornice magica all’evento. La mostra è visitabile fino al 4 novembre.
Tante le Associazioni che hanno partecipato dando il loro supporto per un fine encomiabile, quello di cercare di riuscire a superare le barriere fisiche e mentali di ogni individuo, restituendo ad ognuno autostima, voglia di fare e soprattutto fornendo loro i mezzi per poterlo fare. Scoprire in ognuno una propria e unica bellezza interiore, promuovere l’affermazione del diritto all’inclusione, sostenere un interscambio culturale, organizzare eventi e laboratori creativi, tutto per dare voce a ogni singolo individuo con l’obiettivo di creare una rete sociale di supporto che offra a tutti la libertà di essere così come si è valorizzando le singole competenze.
Prendo spunto da questo evento che ha veramente arricchito, dal punto di vista emozionale e pratico/teorico, sia chi lo ha organizzato sia chi vi ha partecipato a vario titolo, per raccontare quanto ancora si deve lottare per ottenere diritti che, spesso purtroppo, non sono ancora considerati tali per qualcuno, ma sono visti come capricci del momento.
Francesca, è una ragazza di 18 anni, con problemi fisici da quando ne ha 2. Spontaneità, ironia e saggezza da vendere. Non si perde d’animo e partecipa a tutti gli eventi che le piacciono e che le interessano supportata, da quando ha la tracheostomia, da un’assistenza infermieristica giornaliera nelle ore diurne. Badate, l’assistenza le serve perché altrimenti non potrebbe entrare a scuola, “…non perché io non sia in grado di andare in autonomia…”, ma perché nessuno si prende la responsabilità di “… accogliere come tutti gli altri un alunno come me…”.
Nella giornata del 17 ha contattato chi di dovere chiedendo un cambio d’orario con l’operatore infermieristico per poter essere accompagnata alla “Sfilata non convenzionale” per i diritti umani.
La cooperativa infermieristica alla quale si appoggia Francesca aveva confermato la disponibilità dell’infermiera a seguire la paziente durante la sua uscita, ma la Asl di appartenenza ha risposto (testuali parole): “Buongiorno, vista la destinazione della richiesta non posso autorizzare l’assistenza.”
Per una persona per la quale: “… il progetto Fila e sfila non è solo un evento di moda, ma una vera e propria piattaforma per urlare i diritti umani attraverso il linguaggio universale della moda. In questo contesto ogni modello e modella diventa il portavoce di una causa importante, rappresentando la propria identità e la propria storia, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche legate alla diversità, all’inclusione e ai diritti fondamentali. Nel mio caso ho il privilegio di rappresentare la disabilità, un tema troppo spesso trascurato o stigmatizzato, voglio portare il mio messaggio e la mia esperienza, affinché la moda possa diventare un mezzo per abbattere barriere e pregiudizi. Vogliamo dimostrare che la bellezza non ha confini e che ogni persona merita di essere vista, ascoltata e rispettata, indipendentemente dalle proprie diversità. Il progetto ha l’obiettivo di coinvolgere la comunità in una riflessione profonda, ma anche di celebrare la varietà umana attraverso un linguaggio che, pur essendo visivo, ha un impatto diretto sulle emozioni e sulla consapevolezza delle persone. L’obiettivo è anche quello di rendere i diritti umani protagonisti sulla passerella e nella vita quotidiana…”.
Così, stando alla testimonianza di Francesca, sembra che l’assistenza sia una gabbia dorata perché garantisce sì le cure, ma “… non dà la libertà di esplorare, di fare esperienze, di vivere…”.
Francesca non chiede la luna, ma di “… poter vivere appieno la vita. È sempre una questione di responsabilità e competenza. Noi pazienti non siamo questo, ma persone. Abbiamo bisogno di vivere: andare a concerti, lavorare, divertirci avere pari opportunità…”.
Ho voluto scrivere di Francesca che, come tutti i ragazzi della sua età, ha tanti sogni nel cassetto pronti ad essere realizzati, perché tutti i giorni si scontra con pregiudizi e problematiche che le impediscono di vivere la sua vita appieno. Soprattutto, mi è sembrato molto più evidente questo scollamento con la realtà nel momento in cui, nella giornata della “Sfilata non convenzionale” con la quale si è voluto promuovere l’inclusione, con il superamento di stereotipi e discriminazioni, in un luogo baluardo delle pari opportunità, ha rischiato di non poter partecipare perché la sua uscita di casa non è stata considerata “importante”.
Forse non possiamo fare nulla, forse, ma almeno possiamo riflettere su come creare una società più empatica e pronta a sostenere i bisogni di tutti, questo lo possiamo fare. Per iniziare.
Non ve l’ho detto?
Francesca, sui social è franci_stileribelle, è stata una delle fantastiche modelle del progetto.