Comunicazione

Informarsi è difficile, disinformarsi è molto facile

Quante volte abbiamo sentito parlare di classifiche sulla libertà di informazione riguardanti i vari paesi? La scorsa settimana è uscita una notizia sul miglioramento della posizione dell’Italia che guadagna 9 punti raggiungendo il 49° posto sui 180 stati presenti sulla classifica della libertà di stampa

Circola spesso una preoccupante “verità” nascente dal fatto che per farsi un’idea occorrerebbe leggersi diverse fonti, e formulare un pensiero da soli. Ma chi effettivamente compie questa attività? E soprattutto c’è la possibilità di fare un’operazione del genere senza disporre di internet? La risposta è purtroppo negativa. Questo avviene perché sfortunatamente molti giornalisti non riportano i veri fatti, ma si fidano delle voci oppure strumentalizzano degli accadimenti influenzati da opinioni personali o peggio ancora dai propri datori di lavoro. La famosa agenda setting potrebbe essere una delle teorie della comunicazione che meglio descrive i processi di costruzione della notizia, che risulta essere frutto della rielaborazione totale o parziale di fatti realmente accaduti e “non fatti”. Seppur questa teoria non escluda internet come strumento, possiamo dire che in rete grazie alla presenza di blogger lo scenario è diverso.

In Italia c’è una preoccupante disinformazione politica, sui fatti omessi, sulle priorità date alle sfumature piuttosto che ai fatti veri realmente accaduti. La testimonianza di questa realtà è in questi mesi molto evidente, specie agli occhi di chi ha la pazienza di informarsi veramente, senza accontentarsi delle notizie con cui i cittadini vengono bombardati continuamente in radio, in televisione e in radiovisione. L’anno scorso lo scenario politico italiano è stato rivoluzionato, da una nuova forza politica che ha compiuto atti e fatti rivoluzionari, di cui ci si ostina a parlare. Centosessanta cittadini onesti, scelti attraverso la rete, democraticamente eletti dal popolo italiano, sono entrati nel parlamento ed hanno iniziato a denunciare fatti anche gravissimi che nessuno mai aveva avuto la possibilità di riuscire a dimostrare pubblicamente: loro ci sono riusciti. Peccato che giornali e televisioni non ne parlino, o se lo fanno raccontino in maniera distorta la reale verità. Si preferisce dare priorità ad altre notizie, e questo avviene anche nelle trasmissioni di alcuni emittenti televisive che dovrebbero essere orientate a migliorare l’informazione, essendo parte di un Servizio Pubblico pagato annualmente dagli italiani. Di esempi ce ne sono diversi. Peccato che per averne conoscenza si debba consultare il sito beppegrillo.it oppure parlamentari5stelle.it, entrambi considerati “di parte”… La teoria dell’etichettamento (o labelling theory) conosciuta in riferimento alla Sociologia  della devianza, trova la sua applicazione anche in questo ambito: tutto ciò che viene etichettato con M5S automaticamente è considerato “di parte”, perché siamo abituati a non prendere mai sul serio una sola parte; nessuno si preoccupa di andare oltre l’etichetta e vedere nel concreto se quanto dichiarato, denunciato, descritto, riportato o considerato, corrisponde a verità. Mi correggo… non è vero che nessuno si preoccupa di andare oltre, chi lo fa è automaticamente descritto come eversivo.

Un’informazione corretta, che riporti fatti veri, genererebbe un notevole miglioramento culturale. Pensate se anziché discutere di notizie false o parzialmente vere, si discutesse di notizie vere e documentate: avremmo una crescita straordinaria o quantomeno una stasi intelligente e consapevole. 

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