Economia

I PESTATORI D’ACQUA NEL MORTAIO

immagine tratta da www.channelcity.itFinalmente dopo una concitata gestazione, intrisa di sgambetti fra le varie cosche politiche presenti nel parlamento, sappiamo i contenuti della manovra finanziaria impostaci dalla UE. Ancor prima di addentrarmi nel merito delle scelte operate dalla classe politica, al cittadino cui  la Costituzione attribuisce il potere di scegliere, con l’esercizio del diritto di voto, quale compagine politica deve governare il Paese, avverto il dovere di gridargli ed evidenziargli che l’esercizio di quel diritto, con l’attuale classe politica (maggioranza e opposizione), è diventato drammaticamente inutile.

Sarebbe troppo facile e superfluo soffermarsi ad esaminare e riflettere sugli specifici punti qualificanti il testo uscito con un voto di fiducia dal Senato prima e dalla Camera dei Deputati poi; pertanto, con la formulazione di domande che potrebbero apparire anche retoriche, enumero i provvedimenti che potevano essere assunti e che invece, per puro calcolo di miopia politica e tutela di interessi indifendibili, non sono stati presi nemmeno in considerazione.

 

Occorre premettere che, nella realtà del nostro tempo, con un sistema economico globalizzato, si assiste all’emersione di una stridente contraddizione sostanziata dalla circostanza per la quale il mercato globale, a differenza dei mercati nazionali, non soggiace al rispetto delle innumerevoli leggi, dei regolamenti e dei tanti organismi di controllo preposti alla vigilanza; per cui s’innesca un meccanismo che espone intere popolazioni e nazioni al rischio di essere oggetto di speculazioni finanziarie generate dall’assenza di un codice capace di regolare, quantomeno al minimo, un siffatto mercato.

A fronte di ciò e nel presente di questo epocale momento i nostri politici, rispetto all’assoluta gravità della crisi che investe la nostra cara amata Italia, si trastullano, a nostre spese, a giocare ai ladri di Pisa e, nel pieno disinteresse del Paese fanno rientrare dalla finestra quello che avevano fatto finta di far uscire dalla porta, ovvero l’abbassamento delle loro remunerazioni e l’assottigliamento dei loro privilegi.

Prima domanda: era o non era questa l’occasione giusta per mettere la parola fine allo scempio del buon senso operato dall’attuale sistema fiscale? Certamente sì!

Invero, prima di tutto, sarebbe stato possibile dare il via ad una semplice e attendibile riforma la quale, nel disporre  che tutti i contribuenti, anche quelli che non hanno una partita IVA, possono documentare nelle  proprie dichiarazioni dei redditi i loro scontrini fiscali e possono accedere ad un seppur minimo o parziale rimborso avrebbe fatto emergere una base imponibile di gran lunga superiore all’attuale.

Con un solo colpo  avremmo avuto un corposo aumento delle entrate che avrebbe dato luogo con effetto a catena ad un abbassamento delle aliquote irpef, ad un maggiore potere di spesa, quindi ad un aumento dei consumi che significa crescita della domanda, la quale a sua volta dà un  massiccio impulso alla produzione che si ottiene, per molta parte, con l’aumento dell’offerta di lavoro.

In una parola, tale scelta avrebbe significato  la crescita del nostro PIL con il conseguente abbassamento del debito pubblico, la disponibilità di maggiori risorse per gli investimenti nei settori strategici del nostro Paese come la scuola e la ricerca, e non ultimi: un grande respiro ai conti della previdenza e della sanità e una più consistente diffusione del benessere non solo materiale, ma soprattutto quello morale che tiene in alto l’onore di una nazione e di un popolo, perché sarebbero svanite quelle dichiarazioni dei redditi di certe categorie professionali, come i dentisti, che dichiarano un reddito lordo annuo di € 42.000 che è un’offesa reiterata ai cittadini onesti e un’abbondante semina di fertilizzante sul terreno della delinquenza.

 

…..«Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui noi facciamo così.”……

 

Era o non era questa l’occasione propizia per vincere le resistenze dei “buoni a niente” tutti indaffarati ad occupare i posti nelle aziende municipalizzate o negli enti e a ricoprire le cariche elettive: dal Parlamento fino al più piccolo comune d’Italia e vivere come parassiti sulla pelle di chi lavora? Sarebbe bastato veramente poco  per eliminare qualche migliaio di comuni degli oltre ottomila esistenti e con un solo provvedimento avremmo avuto una sostanziale riduzione della spesa pubblica e un sano invito ai parassiti a cambiare modo per sopravvivere. Il dramma della nostra povera Italia è che dopo tangentopoli e dopo l’eliminazione di quella classe politica, hanno avuto accesso alle cariche elettive il peggior personale politico, affamato di potere e assolutamente  privo di pudore, pur essendo consapevoli di  non avere né titoli accademici né esperienze derivanti dall’esercizio di qualche professione  da offrire o mettere al servizio dello Stato.

 

……«Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.”…..

 

Queste categoriche indicazioni tese ad invitarci a mettere in ordine i conti dello Stato, costituivano l’opportunità giusta per vincere le resistenze corporative di tutte le forze dell’ordine per cui,  anziché accattivarsele,  (come fece a suo tempo con i Carabinieri l’on. Violante agevolandone l’assunzione normativa di costituzione in quarta forza armata), avremmo potuto razionalizzare gli attuali pesantissimi costi che l’adempimento costituzionale del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica comporta.

E’ sotto gli occhi di tutti e tutti i giorni lo vediamo nei servizi giornalistici televisivi che si occupano di cronaca nera, qual’ è lo stato delle cose, ovvero sul luogo dell’evento criminoso intervengono sia la Polizia che i Carabinieri, duplicando inevitabilmente le spese di gestione che potrebbero essere liberate se ci fosse: una unica sala operativa, un unico centro di spesa per l’approvvigionamento delle armi dei mezzi delle divise ecc.

Infine, va detto ad alta voce che lo Stato sperpera e non economizza circa 60.000.000 milioni di €  all’anno se, nell’ambito delle forze di polizia (carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato, guardia forestale) per  lo svolgimento delle funzioni patrimoniali amministrative e contabili, non  impiega, come la normativa vigente prevede per la Polizia di Stato,  il personale appartenente ai ruoli dell’Amministrazione civile dell’Interno il quale, oltre che essere titolare di quelle funzioni percepisce mediamente rispetto ad un pari livello dei ruoli della Polizia 500/600 € in meno.

Questa annotazione, oltre al valore assoluto dell’entità economica risparmiata che è sicuramente notevole, evidenzia un’altro elemento di valutazione certamente non trascurabile perché è di natura politica; infatti, se nelle  forze dell’ordine, a svolgere le funzioni patrimoniali amministrative e contabili non fossero i “militari”, ma il personale legittimamente preposto e si restituisse ai compiti d’istituto  quasi 100.000 addetti che fra carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato, guardia forestale  si garantirebbe sul territorio una distribuzione di addetti più equa e maggiormente efficace per prevenire e reprimere quei reati, dal furto negli appartamenti agli scippi, che maggiormente colpiscono chi è indifeso: il cittadino cosiddetto comune.

 

…..”E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile”…..

 

Ora nella manovra appena licenziata dal Parlamento, è sparita la tassa patrimoniale, non si contemplano affatto le vere liberalizzazioni, né è stata inserita una previsione di una normativa più rigida sulle società di comodo, non si prevede l’abolizione degli ordini professionali, né tantomeno si manifesta la benché minima intenzione, attraverso gli opportuni strumenti legislativi, per riparare  quel furto di reddito fatto nel 2001, con l’adozione dell’Euro, a danno dei lavoratori dipendenti; anzi, con delinquenziale accondiscendenza per chi ha sottratto quei soldi sono stati emanati condoni e scudi fiscali.

Infine, per essere in linea con la gravità del momento, andavano stabiliti dei limiti retributivi invalicabili, molto più bassi di quelli che si è letto sui giornali, per remunerare, attraverso le assunzioni nelle aziende municipalizzate o altri enti, le mogli o i mariti, le fidanzate o i fidanzati di qualche notabile politico; così come la parentopoli romana ci ha svelato, non si può rimanere indifferenti rispetto alla retribuzione percepita dal portavoce del sindaco di Roma il quale insieme agli altri sodali, molto probabilmente attingono il denaro per il pagamento delle loro remunerazioni direttamente dall’aumentata  addizionale irpef prelevata dal comune di Roma dallo stipendio dei propri cittadini contribuenti nonché vittime, assieme agli altri cittadini italiani di questo governo imbelle capace, quando le cose economiche si mettono male, di individuarli come i bersagli più facili.

In conclusione, vista la sostanza che caratterizza la manovra economica approvata dal Parlamento, di questi nostri politici investiti del compito di decidere qualcosa di serio e responsabile sulle sorti del nostro Paese, si può dire che essi eccellono nel mestiere di pestare l’acqua nel mortaio; e, per onor di chiarezza va precisato che le precedenti inframezzazioni in corsivo sono tratte dal discorso tenuto nel 461 a. C. da Pericle agli ateniesi, ed è tratto dall’opera del sommo storico ateniese Tucidide  (Περὶ τοῦ Πελοποννησίου πoλέμου) sulla Guerra del Peloponneso.

La lettura intera del discorso, comparata con l’osservazione dei nostri manigoldi al potere, ci fa accorgere spaventosamente come il tempo (2472 anni) non sia affatto trascorso. Gli eventi negativi e le incapacità dei pseudopolitici che affliggono la società civile sono sempre ricorrenti quindi, nonostante tutto, occorre che gli italiani che hanno portato e portano sulle spalle il pesante fardello generato dai furbetti, dagli incompetenti, dagli evasori fiscali, dai politici che non sanno parlare e se parlano ripetono sempre le stesse cose, riscoprano con orgoglio i tratti distintivi della propria storia e con l’ottimismo accompagnato dalla voglia di ricostruire un Paese, non solo materialmente ma anche nel suo spirito, si decidano a smentire definitivamente il sommo Poeta: Dante Alighieri, il quale se le cose restano disgraziatamente così, da sette secoli ci ammonisce con i seguenti versi dal 76° al 78° del sesto canto del Purgatorio:  Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! Cerchiamo di smentire una volta per tutte il Sommo poeta che, ne sono certo, dall’immortalità dove si trova, ne sarebbe sicuramente felice!

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(immagine tratta da www.channelcity.it)

 

 

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