Cultura

UN AMORE RUVIDO

Preferisco scriverti.

 

Voglio raccontarti tutto, 

bene e meglio, senza sentire il solito tuo commento, 

di “andare al sodo”.

 

L’ “andare al sodo” sminuirebbe l’essenza del concetto 

ed io invece voglio amplificarla per approfondire, 

per meglio rendere chiaro, 

lo spessore e le dimensioni del pensiero,

per un tutto tondo,

che non ti riporti al via 

ma alla giusta conclusione.

 

Ti voglio raccontare una storia.

Tu,

nel caso ti annoiassi nel leggerla,

fermati,  

prenditi una pausa.

 

Puoi sempre  cestinarla o centellinarla nel  tempo, signore e padrone del tuo, ma non certo di quello degli altri.

 

Parlo del tempo e del suo valore 

inestimabile.

 

Rifletti:

 

questo istante, 

questo preciso momento,

lo hai già passato.

 

Forse non lo hai vissuto.

Probabilmente non lo hai nemmeno scorto. 

 

Ma la cosa più terribile è che questo preciso momento non tornerà più.

Né  ora, né mai.

Nemmeno il momento dopo

e quello dopo ancora.

 

Non torneranno più,

e allora?

 

E allora blocca questi momenti.

 

Come? 

Ti domandi come ? 

Intercetta  oro,  argento 

e diamanti. 

Raccogli tutti i preziosi della vita 

e mettili insieme. 

 

Sono lì,

a portata di mano.

 

Non riesci a vederli,

o forse non li vuoi vedere.

 

 

Perciò ti racconto ‘sta storia di questi amici.

 

Una storia diversa, 

una storia  complicata.

 

Se vuoi comprenderla,

leggila fino in fondo.

Leggila tra le righe,

tra le parole dette e non dette, negli spazi bianchi da riempire.

 

Ma piu che una storia…

ti voglio parlare di un amore.

 

Un amore ruvido.

 

Il titolo è perfetto. È il suo.

 

È la storia di un uomo e di una donna, 

non più bambini per i documenti anagrafici, 

ma adolescenti di fatto

per tutto il resto.

Forse per semplice voglia, 

per puro desiderio, 

o per l’innato dispetto alla vita, e perché  no? nel pieno rispetto  della stessa . 

 

 

Questa storia mi sta qui,

nel gozzo,

come la mia bava che esce sollecitata.

 

 

Perché sai, li studio e vedo buttar via i momenti rari e cari.

 

I sospiri,

lì, 

mozzati e 

non sospirati.

 

Frasi abortite e velate 

dietro sguardi impotenti.

 

Vedo la serenità che ha paura di essere maltrattata.

 

Vedo la gioia, allontanata e cacciata lontano, da perderne il sorriso.

 

Vedo due menti,

decisamente sopra il livello del mare,

 

che cercano l’onda giusta,

mentre a loro serve solo l’ossigeno.

 

La sola certezza.

 

L’unico cibo.

 

L’unico elemento.

 

L’ Ossigeno.

 

 

Ti voglio raccontare ‘sta storia,

 

‘sto tira e molla,

 

‘sta storia difficile da ricamare quanto da tramandare .

 

A dire il vero la storia è su di Lei.

Lei è una mia amica.

Mi confida tutto.

Non mi nasconde nulla.

E talvolta la devo rimproverare, perché lo fa con tutti.

Lei è così , come la vedi.

 

Il problema è che puoi vederla diversa, sempre.

 

È un camaleonte nei ruoli,

li sente, sono suoi.

Ma non recita.

 

È vera come non mai,

nei pregi e nei difetti .

 

E chi le sta accanto , le dona inconsciamente  il canovaccio …

 

Il resto è suo , del suo intimo.

 

Ti racconto questa storia perché tu, sei amico di lui.

 

Quindi, 

conosci lui, 

molto bene.

 

Potresti dire la tua, 

riportando il suo….

di lui.

 

Ma torniamo a quest’amore ruvido.

 

Ruvido come una maschera di sale .

Ruvido come la tela grezza di un  quadro da  dipingere.

 

Ruvido come le lenzuola dei nostri nonni.

 

Ruvido dal primo momento, pieno di slanci e di ritiri.

 

Come in una guerra, 

dove i soldati, inconsciamente eroi,

avanzano sul campo di battaglia.

 

Mentre già il giorno dopo,si ritraggono pavidi  e coscienti 

dei propri limiti umani.

 

Questa storia è così.

Questo amore è così.

 

Sì, 

parlo dell’impronunciabile.

Della parola AMORE.

 

Di quella parola che va pesata,

proferita  per il giusto significato.

 

Sillabata, non a chiunque,

ma solo a chi può percepirla.

 

Da ingoiare e restituire, 

più piena ancora, 

ad ogni nuovo giorno,

ad ogni santo del calendario.

 

Una parola.

Non inflazionata.

Non mai stancata.

Mai posata.

 

 

Sai , 

amico di lui , 

bisogna avere le palle 

per stare alle calcagna della parola amore.

 

Non tutti riescono.

Talvolta è più facile fuggire.

 

 

Ma la mia amica è coraggiosa.

Sa dire ti amo 

per quello che è.

 

Non le serve uno scenario holliwoodiano,

una sinfonia o un tramonto mozzafiato.

 

Non è necessario tutto ciò.

Esiste il solo e semplice ed inconfutabile momento di collisione…

 

 

E si ritrova, lì, persa negli occhi del tuo amico.

 

 

Lei è così.

Me lo ha detto.

 

Lei lo guarda.

Dice che non vede altro,

se non lui.

Poi aggiunge che vede,

anzi,  che intravede molto.

Tutto gelosamente nascosto dietro quegli occhi scuri.

 

E lei è lì, radiologa e scanner di quegli occhi profondi.

Scruta, penetra, ma non riesce.

 

Si sforza.

 

Talvolta una piccola  luce d’incoraggiamento s’intravede.

La speranza è lì che vuole la sua parte,

ma basta un attimo 

e se ne va abbracciata con le palpebre chiuse. 

 

Per pura difesa,  il cuore di lei  rimpicciolisce.

Così tanto da diventare quasi invisibile ed etereo.

 

Questo mi racconta lei.

E mentre lei parla, io l’osservo.

 

Lei, 

con quegli occhi così scuri,

ma tanto chiari nell’esprimersi.

 

Io l’osservo,

Guardo gli occhi di lei.

Quanto diventano lucidi,

quando parla di lui …

 

Occhi commossi.

Ma non dal pianto.

Non dalla tristezza.

 

 Ma da un impulso  inevitabile che parte dallo stomaco …

 

No, errore.

 

Dal cuore,

 

Ancora errore.

 

Forse dal cervello.

 

Bah,

Lei non sa spiegarlo.

 

Lei lo desidera il tuo amico.

Lo vuole.

 

Ma perché? 

 

Eppur sono così diversi.

 

Lei cerca tenerezze.

Delicatezze 

Carezze 

Baci

Come cerca passione 

Fusione 

Il tutto e più del tutto.

 

Lui è come quella tela grezza.

Irruento

Spiccio

Egoista nel piacere 

Sopra le righe 

Soffocato da un ruolo 

Convinto del contrario 

Galleggiante senza volerlo 

 

Eppure colmo

Sicuro di altro 

Di un mondo sfaccettato

Di vita vissuta 

Di affetto 

Di tesori filosofici

Di gioie intellettuali

Di poeti maledetti 

E di quelli santificati dai posteri.

 

Congruo nell’incongruo 

Tangibile nell’esagerazione.

 

In ogni caso uomo,

Pieno

Vissuto 

e Certo.

 E Lei spera. 

 

 

Le lenzuola dei nonni,

Lei, le ricorda bene, quanto erano ruvide all’inizio.

 

 

Poi il calore dei corpi che vi dormivano, 

come il colore delle notti passate a fare l’amore,

erano la formula perfetta:

 

Scioglieva e slegava ogni più piccola fibra …

allargava la maglia della tela

L’ossigeno passava

Rinfrescava 

E ricordava

E  rendeva  tutto più semplicemente vicino all’umano, incollato , ingollato e fuso in una unione perfetta …. 

destinata a nuove albe e a nuovi tramonti.

 

Ecco cosa pensa la mia amica.

 

Lei spera.

E non si dà pace.

 

Non comprende il perché.

 

Perché lui? 

 

Ci prova a non pensare e a distrarsi.

 

Ma non basta.

 

Ogni cortesia e delicatezza 

Viene proiettata 

Rivista 

Centrifugata

Colpita 

E rivisitata.

 

 

E la domanda rabbiosa continua.

Perché.

Perché altri le darebbero tutto 

e lei non vuole.

 

Perché? 

 

Un bacio.

Non è sempre un bacio ? 

 

Perché solo il bacio di lui, la fa morire e rinascere nello stesso nano secondo… 

la fa ballare su una pista destinata a non finire.

 

Perché solo lui… il tuo amico 

La bracca.

La prende, la fa sua.

E la manda via.

 

 

Ma lei ha deciso.

Stavolta ha deciso.

 

Non dirà più la parola “amore “

Né i suoi derivati…

 

Li lascerà alle canzoni , ai film , ai libri …

nel limbo della “non realtà”. 

 

Unico luogo, 

dove l’umano  trova il coraggio di non nascondersi nelle parole pensate e non vissute.

 

Come d’altronde sto facendo io, scrivendo a te,

dei nostri amici e del loro ruvido amore.

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