FACEVA FREDDO
Faceva freddo ieri a Prato, in Sardegna, nelle terre dei fuochi , a Taranto, a Lampedusa nelle periferie abbandonate delle grandi città, così Renzi nel suo primo discorso da Segretario del Partito Democratico.
Ma diciamo noi faceva freddo anche a L’Aquila che aspetta da anni di essere ricostruita, a Scampia dove nulla è cambiato ed in tutte le emergenze italiane mai risolte.
Il Neo Segretario stravince le primarie con il 68% dei voti, spazza via l’antico ed inossidabile gruppo dirigente della sinistra italiana e vola verso il cambiamento epocale che gli italiani si attendono.
Una sinistra che dica e faccia cose di sinistra, che aiuti la popolazione stremata, che diminuisca le tasse e le faccia corrispondere in ragione dei redditi, che si batta contro la corruzione e le mafie, che faccia della questione morale il suo Lighthouse, che cambi la legge elettorale, che faccia le riforme costituzionali, che riconduca la magistratura entro i confini che la costituzione gli impone, che risolva il problema del conflitto di interessi per tutti.
Renzi ci ha appassionato, ci ha fatto respirare per qualche minuto l’aria pulita del cambiamento, non della novità , sia chiaro, perché neanche lui può considerarsi tale. Incarna però la base dirompente del partito, stanca di non somigliare mai a qualcosa di preciso.
Essere qualcosa, avere un’identità è la formula magica per cambiare, è il desiderio che finalmente si trasforma in obiettivo, è, in una parola, sentirsi oggi donne e uomini liberi.
Ma la libertà ha un tempo per essere vissuta, per questo Renzi deve fare presto, deve passare dalle tante parole ai fatti, con la fisiologica velocità che la vita vuole.
Caro Matteo hai vinto, ora i sogni che hai lanciato sui tuoi elettori e su tutti gli italiani possono diventare realtà non aspettare ancora , non aver paura di tirare il calcio di rigore come cantava De Gregori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA