IL BUSINESS DEL TERRORE
Da sempre il rapimento a scopo estorsivo ha rappresentato una delle forme di finanziamento delle organizzazioni terroristiche dal vicino Oriente all’ Asia, al Sudamerica ed all’ Africa, tutti i gruppi eversivi hanno con successo finanziato le loro attività in questo modo.
Attualmente la Siria viene considerata il paese dove il rischio di essere rapiti è più alto, sia per la totale instabilità politica, sia per il proliferare di bande ed intermediari del terrore che vivono e si arricchiscono procacciando potenziali ostaggi o, spesso, catturando cittadini occidentali da rivendere poi successivamente alle ormai note organizzazioni terroristiche.
La filiera del rapimento avviene mutuando le azioni criminali delle mafie che agiscono nel mondo. Spesso sono le stesse guardie del corpo, assoldate frettolosamente nel teatro di guerra che, allettate da un facile e rapido guadagno, danno utili informazioni alle bande specializzate oppure, agendo in proprio, rapiscono direttamente il soggetto utile.
A questo punto scatta la seconda fase, si tengono nascosti gli ostaggi in un posto sicuro, in genere sempre molto vicino dal luogo del rapimento, e si tratta la vendita con i gruppi che hanno un interesse politico – economico diverso e che sono attrezzati anche per una lunga detenzione degli ostaggi.
Esclusi Stati Uniti e Gran Bretagna, tutti gli altri paesi occidentali alla fine pagano un riscatto per liberare i propri connazionali.
L’ intervento efficace dell’intelligence può avvenire soltanto se gli agenti sotto copertura sono da tempo infiltrati sul territorio ed hanno già stabilito numerosi contatti locali. Pensare di intervenire in una seconda fase lascia pochissime possibilità di ottenere risultati utili.
Gli italiani ancora nelle mani dei rapitori in Libia hanno probabilmente subito il descritto percorso e forse sono ancora gestiti dalla criminalità comune, questo può renderci ottimisti sul lavoro dei nostri servizi che potrebbero in questa fase trovare una soluzione positiva.
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