Innovazione

LA RICERCA DELLA VERITA: CRIMINOLOGIA E MEDICINA NEL FUTURO

La verità è da sempre oggetto di ricerca da parte dell’uomo, il fascino dello scoprire e conoscere ciò che sia vero è una calamita irresistibile. Infatti lo scrittore Roberto Gervaso disse:  “Non diciamo mai la verità perché, in fondo, non la conosciamo.”

Per ovvi motivi, nel mondo criminologico e giuridico la verità è il maggiore oggetto di ricerca e l’uomo ha sempre cercato metodi alternativi e scientifici per poterla scoprire, non potendosi fidare pienamente della parola di un suo simile.

Il primo strumento creato per questo scopo è il poligrafo, comunemente chiamato macchina della verità, è un macchinario che misura e registra le diverse risposte fisiologiche di un individuo (come la pressione del sangue, il polso e il respiro) mentre al soggetto sono sottoposte una serie di domande al quale deve rispondere, misurando in tal modo i cambiamenti fisiologici causati dal sistema nervoso simpatico durante l’interrogatorio. Ovviamente è necessario che il soggetto sia consapevole di mentire, altrimenti un’affermazione, sebbene oggettivamente falsa, se ritenuta erroneamente vera dal soggetto non dà origine a cambiamenti fisiologici indotti dallo stress. Ma il poligrafo, per quanto ben congegnato, non è perfetto perché molte persone, dopo uno specifico addestramento, sarebbero capaci di controllare lo stress e quindi eludere il controllo della verità.

Un recente tentativo di creare una “macchina della verità” viene dal mondo della medicina: si è ipotizzato di usare la comune risonanza magnetica come una sorta di poligrafo. La tecnica della Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), la quale misura i cambiamenti nel tempo dell’attività cerebrali di determinate aree, si potrebbe utilizzare per ottenere informazioni riguardo ciò che stiamo pensando, cosa abbiamo visto e i ricordi che stiamo richiamando. Il ricercatore Jack Gallant, neuroscienzato all’Universita di Berkeley, dimostra come si può frugare nella mente di una persona e ricostruire video di ciò che ella ha visto, basandosi solamente sulla sua attività cerebrale. La video-ricostruzione può essere vista come una forma di primitiva lettura della mente, ma sono dei primi passi verso la decodifica di pensieri e memorie. In un futuro non troppo lontano potrebbe essere utilizzata per comunicare con persone in stato vegetativo o coma visualizzando ciò che vogliono dirci tramite un filmato. Nel 2008 i ricercatori guidati da Gallant affermarono di aver svilupato un modello di computer che tira fuori informazioni dal cervello sfruttando appunto la Risonanza Magnetica Funzionale: ponendo il soggetto di fronte a una serie di immagini e facendogliene scegliere una senza dirlo ad alta voce, poi rimettendolo davanti alla stessa serie e misurando l’attività cerebrale, si riesce a decodificare quale è l’immagine scelta. Questo esperimento ha funzionato 9 volte su 10! 

Ma ricostruire i filmati sarà molto più difficile rispetto al giochino delle immagini, perché la fMRI non misura direttamente l’attività neurale ma misura lo scorrere e la pressione del sangue nelle aree attive del cervello in quel determinato istante e il flusso di sangue è decisamente più lento della velocità di comunicazione dei miliardi di neuroni del cervello. Per ovviare a questo dilemma, Gallant e Shinji Nishimoto, suo partner di ricerca, hanno costruito un altro elaboratore per riempiere questo vuoto: metà programma è un modello di migliaia di neuroni virtuali e l’altra metà è un modello di come l’attivita neurale influisce sul flusso del sangue nelle zone attive del cervello. Usando questo ponte virtuale, i ricercatori dicono di essere capaci di tradurre le informazione dalla lentezza del flusso del sangue al linguaggio veloce dei neuroni.

Mentre questa tecnologia viene sviluppata, le questioni legali riguardo la sua potenziale applicazione nei processi stanno guadagnando sempre più interesse.

Un anno fa, nel Maryland – USA, un uomo sottoposto a giudizio per aver assassinato il suo coinquilino cercò di presentare come prova a suo favore i risultati del rilevamento della menzogna effettuati da una fMRI per supportare la sua difesa che sosteneva che la morte era avvenuta per suicidio. La corte ritenne inammissibile il risultato del test affermando che “il rilevamento della verità tramite fMRI non è ancora accettata dalla comunità scientifica”. In un altro caso simile, la corte si espresse in un modo ancora più scettico affermando che “non solo ci sono dubbi riguardo l’effettiva legalità nell’utilizzare la fMRI per rilevare le menzogne, ma addirittura dubitiamo se essa ne sia proprio capace”.

Ma la tecnologia non è l’unico ostacolo da superare, sorgono anche questioni etiche da affrontare: il metodo, se ben sviluppato potrebbe essere utilizzato non solo per scopi difensivi e dimostrare la propria innocenza, ma potrebbe essere usato dalle autorità per stabilire l’eventuale colpevolezza. Sarebbe etico permettere, con un semplice mandato, alle autorità di entrare così profondamente nella mente umana e sondare i più intimi pensieri? Il diritto di difesa non andrebbe a farsi benedire?

La Giustizia ha sempre posto una divisione tra la testimonianza umana e la prova scientifica oggettiva, le due cose difficilmente potrebbero coincidere. Un sospettato di rapina non può riufiutarsi di fornire le proprie impronte digitali ma ha pienamente facoltà di non rispondere alla diretta domanda dell’investigatore che gli chiede “Hai per caso rapinato una banca la settimana scorsa?”.

Quindi le informazioni tratte dalla scansione del cervello dovranno essere considerate prove o testimonianze? Come scritto in un articolo dal revisore legale Dov Fox nel 2009, “La scansione del cervello è difficile da classificare perché promette informazioni tratte come da una testimonianza ma che viene dimostrata come prova scientifica. Usare la fMRI in questo modo priverebbe il singolo individuo dal controllo dei propri pensieri, una grandissima violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.”

Comunque sia, la tecnologia, la medicina e la criminologia stanno facendo passi da gigante in tutte le direzioni. Possiamo solo sperare che prendano un sentiero che porti migliorie alla vita umana rispettando i diritti e che non ci portino verso un futuro distopico in stile Orwelliano. 

 

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Fonti: 

http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=brain-researchers-can-detect-who-we-are-thinking-about

http://www.livescience.com/16190-movies-reconstructed-brain-activity.html

http://lawneuro.org

http://www.theatlantic.com/

http://it.wikihow.com/Ingannare-un-Test-del-Poligrafo-Macchina-della-Verità

http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/13_giugno_06/macchina-verita-non-funziona_

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