Sociologia

Techno: l’altra faccia della società

I video giochi non influenzano i bambini.
Voglio dire, se pac-man avesse influenzato la nostra generazione, 
staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche
e ascoltando musica elettronica ripetitiva

Marcus Brigstocke (1989)

Sembra quasi una profezia la citazione del comico inglese che dal 1989 sta facendo il giro del web (e non solo), e invece scaraventati nel nuovo millennio si ha la sensazione che il mestiere del comico non sia poi così privo di “senso”. 

Se la modernità di per sé rifiutava la festa, l’effervescenza e il ritorno all’edonismo sono propri della fine degli anni ’60. In quel periodo l’etica produttiva perde il suo senso, la rete ferrea della morale si sfalda a favore di una post modernità intrisa di vita, di ritorno a quell’edonismo sano e rigenerativo tipico dell’antichità romana e greca. Nel mondo della festa la varietà è un imperativo: si passa dalle sensibilità che prendono in considerazione il corpo, la danza e la musica. Tutto è accumunato da una passione comune e condivisa, che riporta l’attore sociale a rivivere la ritualità nella sua forma più arcaica, in una neo-tribù. Dai raduni, alle manifestazioni, alle tifoserie sportive, ai festival di film e musica, tutto ha una sola parola comune: VITA.

In questo articolo voglio soffermarmi sul ruolo chiave che svolge la musica nei contesti di effervescenza, come collante sociale. In particolar modo un genere specifico, la musica elettronica, e ancor più nello specifico la musica Techno, che nasce a Detroit negli anni ’90. Culla di questo nuovo genere musicale, non a caso, si tratta di una città in lento decadimento. Crollano la sua etica produttivistica, le sue aziende, e dalle ceneri delle sue catene di montaggio ha vita la musica Techno, inno alla ribellione, all’anticonformismo, al superamento dell’etica imposta dalla modernità, ode alla vita e al raduno festivo, a tutto quello che è movimento, rumore e vita. 

Nei raduni festivi Techno il collante principale, oltre alla musica è l’uso di sostanze stupefacenti, una tra tutte la La MetilenDiossiMetaAnfetamina, il principio attivo dell’Ecstasy. 

L’uso di massa di questa sostanza non può certo essere sottovalutato dal punto di vista sociologico. Si tratta di un utilizzo che va oltre tutto quello che è il concetto di moda ma ha qualcosa di ben più profondo, essendo utilizzata (grazie ai suoi effetti) per raggiungere uno stato di ecstasy, per l’appunto, che consenta l’accesso a chi lo usa ad un’altra dimensione, che possa far fuggire dalla realtà quotidiana.

Considerando la natura della post modernità, ricca di simbolismi e di pratiche rituali, si potrebbe inserire l’uso di sostanze psicotrope nel contesto delle feste e dei rave techno tra quelle pratiche neo tribaliste che fanno sì che l’attore sociale, immerso in quel contesto diventi parte integrante e faccia parte della “comunità” dei ravers o dei clubbers. “Dall’altra parte la definizione stessa di rave implica, nell’accezione comune, qualcosa di illegale, modificando ed alterando, anche chimicamente, lo stato percettivo, poiché è relativo all’appropriazione e sovvertimento dello spazio, combinato all’uso di musica, luci, droghe ed alcool” (M. C. Federici e R. Federici: Complessità sociale tra arte e festa, Galeno editrice 2003: 85). in termini di neo tribalismo, troviamo dei simbolismi, dei gesti, che rievocano pratiche rituali “I ravers si posizionano, in maniera rituale, di fronte al DJ attendendo la stimolazione e il cambiamento della percezione. In alcuni casi sono dei veri MC, degli sciamani post moderni, interagiscono con il pubblico provocando ulteriore modificazione sensoriale. La funzione del DJ o del gruppo di DJ’s è quella di proporre un’altra galassia, un’altra dimensione, un altro possibile futuro immediato” (Federici M.C. E R., 2003: 86). La figura del DJ è intrisa di simbolismo in effetti: viene considerato dai clubbers come una sorta di “santone” ed è sua la responsabilità, durante lo svolgimento della serata, attraverso la musica e quindi selezionando le tracce che andrà a proporre al suo pubblico, di far suscitare tra i presenti emozioni, sentimenti di unità, di comunità, in una parola effervescenza. Ed ecco che “Il DJ ha l’antica funzione del burattinaio nel teatro delle marionette, è lo stregone del villaggio, tira le file del gioco, valorizzando e contaminando lo stile musicale, grazie alla tecnica ed alla tecnologia a disposizione, proponendo di piazza in piazza, di manifestazione in manifestazione una serie di nuovi suoni, messaggio di una determinata dimensione artistica” (Federici M.C. e R. 2003: 112). 

L’effervescenza giovanile tipica di questo fenomeno può essere considerata da un altro punto di vista, molto interessante. Se si considerano come valori propri della modernità, come detto precedentemente parlando di Detroit, l’etica capitalistica della produzione in serie, il grigiore della catena di montaggio, il manifesto della Techno, e tutti i suoi riti, i suoi simbolismi post-moderni non possono che essere considerati come atti di sovversione all’assopimento della modernità. Una sorta di scarica elettrica, di rivitalizzazione, di “ricarica” della società, considerati dall’altra parte come movimento sovversivo di un ordine imposto, come manifestazione di una sorta di violenza e di demonismo, tipico di movimenti “underground”, bui, che nascono, fioriscono e si sviluppano di pari passo (mai alla luce del sole) alla società che li ha, non volendo, generati. E proprio la vita che questi movimenti esprimono, primo fra tutti (ma non l’unico) la musica Techno, hanno al loro interno, nel cuore della loro genesi, un nocciolo di effervescenza demoniaca, che sovverte, si ribella con il rumore dei suoi beats a ciò che a lungo è stato nascosto dalla società moderna: la vita all’interno dell’oscurità del razionalismo, l’altra medaglia dell’ordine. Il disordine, il rumore, lo scompiglio, il caos, sono parte integrante dell’ordine, del silenzio, del razionale della nostra società, “I ritmi techno, le sincopi del rap, scompigliando i codici dei discorsi razionali, richiamano a una vitalità che affonda profondamente le sue radici nell’abisso dell’interezza umana. Quella di questa terra in cui si è “qui”. Quella di questa terra da cui siamo scaturiti e che ci rende come siamo” (Michel Maffesoli, La parte del diavolo, Luca Sossella Editore, 2003: 23). L’importanza del comprendere il fenomeno Techno è insito nella sua natura. Captare i suoi suoni, comprendere il suo rumore, vivere le sue manifestazioni è indispensabile. La Techno, la sua festa, la sua arte, hanno una voce inconfondibile. Ed è attraverso la voce che è possibile comprendere la società nella sua interezza. 

Some people think that dance movement is like an island.
And they understand. And They dance.
And they laugh. And they dream.
And they fight. And they love.
And they change”. 

(Wolfgang Sterneck, Gatering of the Tribes. Los Angeles, 2001).

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