Politica

Guerra in Libia, il ruolo degli Emirati Arabi nel conflitto

Nel difficile contesto libico, martoriato da anni di conflitto, divisioni interne, ingerenze straniere aggressive, il ruolo di alcuni attori esterni si contraddistingue per pragmatismo e visione a lungo termine.

È il caso degli Emirati Arabi Uniti, un paese che ha mostrato grande interesse verso una risoluzione pacifica e politica della crisi libica. Abu Dhabi ha sempre operato dimostrando la volontà di interloquire con tutti gli attori interessati nell’ottica di un dialogo ampio tra le parti, affinché nessuno potesse rimanere escluso da un percorso che necessariamente deve dimostrarsi il più possibile inclusivo.

La posizione degli Emirati Arabi Uniti è stata spesso male interpretata dai media occidentali, colpevoli di non aver voluto cogliere l’importanza dell’impegno di Abu Dhabi nel mediare la conflittualità interna con la massima serietà. A differenza di altri attori, che con la loro ingerenza hanno invece destabilizzato ulteriormente il clima interno, gli emiratini si stanno dimostrando nel tempo un partner di assoluta affidabilità. Il conflitto libico ha dato spazio a numerose milizie che si collocano nell’universo islamista e jihadista, esacerbando un contesto già complesso e aggravando necessariamente ogni tentativo di restaurazione della pace.

Gli EAU si sono attivati in maniera pragmatica per contenere la minaccia jihadista e soprattutto per limitare l’ingerenza di attori esterni che negli anni hanno sponsorizzato e sostenuto militarmente tali milizie.

Con il passare dei mesi gli attori in campo in Libia hanno riconosciuto la delicatezza del ruolo svolto dagli Emirati, soprattutto in un’ottica di stabilizzazione politica. Infatti Abu Dhabi lavora quotidianamente nella ricerca di un accordo tra le parti affinché il processo di riconciliazione abbia successo. Per riuscire in questo obiettivo politico gli Emirati Arabi Uniti mantengono costantemente aperto un canale di confronto sia con il Generale Haftar, che con gli esponenti del governo di Tripoli.

Al momento hanno la possibilità di avvicinare Haftar ad una posizione di compromesso, per la costituzione di un governo civile di unità nazionale che non escluda alcuna parte in conflitto, con l’aiuto della Camera dei Rappresentanti di Tobruk. Se analizzata con attenzione, la posizione degli Emirati Arabi Uniti si allinea con coerenza a quella delle Nazioni Unite, che oggi vedono in Abu Dhabi un partner di ottime prospettive per raggiungere una pace duratura nel paese nord-africano. In conclusione, la comunità internazionale ha il compito di sostenere gli sforzi emiratini in considerazione del peso che nel lungo termine potrà esercitare Abu Dhabi nelle logiche interne libiche.

Al momento, nel caos che impervia in Libia, gli Emirati Arabi Uniti possono rappresentare una garanzia di concretezza e moderazione, come argine a una deriva islamista violenta, e allo stesso tempo possono essere il motore di una reazione da parte della società civile libica per ricomporre le fratture interne e assicurare stabilità politico-istituzionale negli anni che verranno.

L’opinione di E. L. – fonte: http://bit.ly/2kkCJgz

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