Politica

Ricevuta e pubblicata:Lettera al Ministro dell’Interno

 Gentile Ministro,

molti addetti ai lavori hanno salutato la sua nomina con plauso e compiacimento, chi Le scrive, certamente per una desueta abitudine, aspetta che Le possa essere ascritto qualche fatto positivo e concreto per esprimerLe le dovute congratulazioni. Considerata la pesante incidenza dell’ordine e della sicurezza pubblica sulla politica, non mi sfugge che, la carica istituzionale che pro-tempore sta esercitando, comporti oggettive difficoltà superabili se si conoscono in profondità e con esattezza le competenze che la Costituzione ha assegnato al Ministero dell’Interno.

Non trascuro un dato politico-economico che sovrasta pesantemente tutti gli italiani e chi ha il compito di governarli: siamo condizionati da un enorme debito pubblico e nonostante le dichiarazioni – poco credibili visti gli esiti – di ogni governo di volerlo ridurre, lo stock del debito delle amministrazioni pubbliche, secondo quanto informa la Banca d’Italia, è sempre in aumento, siamo arrivati nel mese di maggio alla cifra record di 2279 miliardi di €.  

Quindi, anche Lei, quantomeno teoricamente, ha dovuto prendere in considerazione tale questione nella quota parte del dicastero che dirige; e come tutti i suoi predecessori, in assenza di un quadro chiaro e dettagliato della spesa, avrà fatto inevitabilmente spallucce riponendo l’argomento nel cassetto; eppure, anche se per il 2017 il bilancio del suo dicastero è stato ridimensionato di 370 milioni di € ca. (per l’esattezza 369.880.580 € rispetto al 2016), senza incidere sulla funzionalità dell’Istituzione, è sempre possibile produrre dei risparmi dai pur notevoli 21.049.546.858 € stanziati per quest’anno.

Apprendo dai giornali che durante la recente riunione ferragostana del Comitato Nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica Lei ha annunciato l’emanazione di una direttiva circa l’impiego delle forze dell’ordine destinando sostanzialmente la Polizia di Stato al controllo delle città capoluogo e l’Arma dei Carabinieri sul resto del territorio nazionale. La soluzione adottata rientra nella tipica fattispecie aritmetica dove cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia; nel senso che, gentile ministro, se è concretamente e diffusamente percepita la sensazione che tutto quanto finora predisposto, relativamente all’ordine e alla sicurezza pubblica, sia insufficiente; va da sé che occorre agire su versanti finora poco esplorati, uno dei quali è  quello della riduzione dell’asimmetria esistente fra il numero totale (polizia, carabinieri e guardia di finanza) degli operatori e la scarsità dei risultati ottenuti sul piano della prevenzione e della repressione dei reati.

In altri termini occorre dare assoluta applicazione all’art. 67 della legge n. 121/81 così titolato:”Impiego degli appartenenti alla Polizia di Stato” che letteralmente recita:” Gli appartenenti alla Polizia di Stato non possono essere impiegati in compiti che non siano attinenti al servizio di istituto”. Su questa inapplicata previsione normativa svolgono un ruolo deteriore tutte le OO.SS. di polizia, le quali dall’anno dell’entrata in vigore della legge n. 121/81 non hanno apportato all’Istituzione alcun contributo significativo alterando spesso, per l’esorbitante potere concesso e acquisito, più di un settore dove la preparazione e la capacità anziché essere requisiti assolutamente indispensabili, sono diventati elementi accessori per la valutazione di ogni singolo operatore.

Per il momento focalizziamo l’attenzione sulla Polizia di Stato e sulla reclamata richiesta di una maggiore presenza di poliziotti sul territorio che non ha mai avuto una risposta soddisfacente dai vari ministri che l’hanno preceduto; eppure, l’organico della polizia ha sempre avuto una consistenza numerica superiore alle 100.000 unità e comunque oscillante fra 110.000 e 115.000 operatori, quindi va compreso dove originano le cause del problema. Esse risiedono tutte nella quota parte gestita dalle OO.SS. che continuamente governano l’imboscamento dei propri iscritti negli uffici a svolgere attività che nulla attengono con quanto disposto dall’art. 67 e che sempre la legge n. 121/81 all’art. 36 comma 1 punto I prevede invece che: “…. All’espletamento delle funzioni di carattere amministrativo, contabile e patrimoniale, nonché delle mansioni esecutive non di carattere tecnico ed operaie si provvede con personale appartenente ai ruoli dell’Amministrazione civile dell’interno“.

Nessun ministro dell’interno dal 1981 in poi ha saputo arginare l’azione devastante delle OO.SS. perché restava permanentemente indecifrabile il numero esatto del personale della polizia di stato imboscato negli uffici. Esiste però un dato statistico che fornisce in maniera indiretta ma realistica, e addirittura, per difetto il numero esatto di personale che viola l’art. 67 della legge 121/81.                      

Questo dato caro ministro, lo può desumere dai vari contratti di fornitura dei giacconi in gore-tex che il ministro dell’epoca – dal 17 Maggio 1996 al 21 Ottobre 1998 – Giorgio Napolitano decise di appaltare ai superstiti di Libero Grassi ucciso dalla mafia. Ebbene, dopo le scontate trattative sindacali e l’acquisito assenso delle OO.SS. di polizia, essendo il gore-tex un prodotto costoso, si decise di appaltare la fornitura di solo 70.000 giacconi corrispondente al numero del personale effettivamente impegnato a svolgere i compiti d’istituto.

Si deduce perciò che su un organico di 110.000 poliziotti 40.000 erano impegnati a svolgere ben altri compiti. A partire dal 1998 quel numero, com’è facilmente intuibile, anziché decrescere, oggi è sicuramente aumentato e, siccome permane pressoché incurabile la bulimia dell’imboscamento da parte delle OO.SS. di polizia; queste, costatando la penosa condizione giuridico-economica in cui sono scivolati gli impiegati “civili” dopo la privatizzazione del loro rapporto giuridico di lavoro e rendendosi  conto che l’imboscamento selvaggio prima o poi sarebbe incorso in qualche rilievo, sono corsi preventivamente ai ripari concertando con l’Amministrazione l’istituzione di un nuovo ruolo, quello Tecnico, correttamente non previsto dalla legge n. 121/81, che è un ibrido fra il poliziotto effettivo e l’impiegato civile. La parola stessa definisce e circoscrive il campo operativo di questo Ruolo, pertanto qualsiasi impiego lavorativo oltre l’ambito tecnico è fuori della norma. Credo che converrà sul concetto per il quale aumentando il numero dei poliziotti si accresce il livello qualitativo della prevenzione e della repressione dei reati, e mai come in questo caso, è lecito dire che la quantità e la qualità cessano di essere categorie concettuali alternative. Signor ministro, chieda quanti appartenenti al ruolo tecnico sono adibiti a svolgere funzioni e mansioni non tecniche, inoltre, reputa che sia il caso di adottare qualche spendibile provvedimento per ripubblicizzare il rapporto giuridico di lavoro degli impiegati appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione civile dell’Interno?              

Gli impiegati appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione Civile dell’Interno, oramai, per la loro consistenza numerica (circa 19000), stanno diventando una tipologia lavorativa in via di estinzione e invece di bandire concorsi per coprire gli oltre 50.000 posti occupati illegittimamente dai poliziotti, si bandiscono concorsi per quest’ultimi: per la responsabilità che esercita in questo momento e per la responsabilità degli altri che l’hanno preceduto, ricorrono tutti i presupposti per denunciare  Lei alle Autorità competenti, nonché alla Corte dei Conti per danno all’erario; in quanto, se alla redazione di un identico atto amministrativo, patrimoniale e contabile si provvede con i poliziotti in luogo dell’impiegato civile, tenuto conto che la differenza stipendiale tra un impiegato civile ed un poliziotto a parità di livello è mediamente di 700-900 € di fatto lo Stato paga quell’attività (amministrativa, patrimoniale e contabile) la bellezza di 41.250.000 milioni di € in più. Sull’evidente ed intollerabile discrimine economico, nonché sulla dilagante impudenza signor ministro batta un colpo!

Purtroppo, le indecenze attinenti le OO.SS. di polizia non finiscono qui, nel 2011 i sindacalisti, pur di non ammettere che gli inceppamenti verificatisi durante le periodiche ed obbligatorie esercitazioni al tiro fossero attribuibili alla mancata manutenzione e pulizia della propria pistola, imputarono l’accaduto in primo luogo alla ditta produttrice delle cartucce e non paghi, chiamarono in causa sia la commissione appaltatrice e sia la commissione incaricata del collaudo, facendo pubblicare sul giornale La Repubblica un documento, con tanto di carta intestata redatto dal Servizio Logistico che sic stantibus legibus era coperto dalla riservatezza più assoluta. Nessun capo della polizia nessun ministro ha ritenuto doveroso di punire la cosa; Ella è disposto ad intervenire anche ora per allora?

Non voglio limitarmi ad elencare le note critiche, quindi sento l’obbligo di comunicarLe qualche suggerimento per rendere tangibile un risparmio nella spesa senza intaccare l’efficienza operativa della forza dell’ordine; quindi posto che la vestizione di un agente di polizia ovvero dell’intera divisa composta di più elementi per le varie tipologie operative comporta la spesa di 2.700 €, se consideriamo la quantità di poliziotti che non schiodano dagli uffici per svolgere nemmeno una tantum nelle emergenze i compiti d’istituto, si produce immediatamente un risparmio di 135.000.000 milioni di €, inoltre, va decisamente riportata a cadenza quinquennale il periodico approvvigionamento, anche se merceologicamente l’equipaggiamento acquistato dovrebbe avere una durata superiore ai cinque anni.

Signor ministro provi ad accertare quante pistole mitragliatrici, dal costo di 900-1000 € ciascuna, sono in deposito negli stabilimenti di Senigallia. All’epoca del G7 che in luogo della Maddalena fu tenuto appena dopo il terremoto a L’Aquila furono inventariate ben 84.000 pistole mitragliatrici eccedenti il fabbisogno; proceda Lei alla moltiplicazione e avrà sottomano la notevole cifra di 84 milioni di € sperperati.

Se ha l’intenzione vera e convinta di rimuovere fin dalla base le cause che dànno luogo a queste vere e proprie deviazioni adotti un provvedimento di legge che non preveda più nella composizione del Consiglio di Amministrazione del Ministero relativo al personale della Polizia di stato la presenza dei rappresentanti eletti dal personale ovvero i rappresentanti delle OO.SS. di polizia; in questa maniera cesserà il potere condizionante delle medesime circa le nomine e gli avanzamenti di carriera; dulcis in fundo, per ripristinare il valore della professionalità e delle capacità operative di chi effettivamente svolge i compiti d’istituto, va assolutamente abolita l’equiparazione dell’esercizio della carica sindacale con quella dello svolgimento delle funzioni e delle mansioni operative previste dall’art. 67 della legge n. 121/81.

Sotto questo aspetto è emblematica la figura del prefetto Sgalla, segretario generale del SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) dal 1987 al 1996, nonché consulente della Commissione Antimafia del 1997 al luglio 2000, quindi mai investito di un compito operativo per dimostrare le proprie capacità ed eventualmente arricchire il proprio bagaglio professionale che diventa questore e poi prefetto, svilendo così due importanti cariche pubbliche.              

Il  cahiers de doléances  o il taccuino delle lamentele registra qualche appunto anche sul personale prefettizio dove non sempre la selezione promuove le persone più capaci. Anche qui, nel caso della tragedia di Rigopiano, a riascoltare le risposte del Viceprefetto D.ssa Ida De Cesaris alle telefonate giunte alla sala operativa della Protezione civile c’è da avere i brividi se si pensa che quella funzionaria, un possibile futuro prefetto, possa essere così superficiale e sbrigativa nella valutazione di situazioni di emergenza come in quel caso.

Caro ministro, in questo lungo elenco di questioni segnalate non c’è menzione alcuna dei sindacati cosiddetti civili, quelli cioè che avrebbero dovuto tutelare il personale appartenente ai ruoli dell’Amministrazione Civile dell’Interno; qui, viste le penose condizioni giuridico-economiche in cui è ridotto quel personale occorre stendere un velo pietoso su tutte le organizzazioni sindacali nel senso che l’elettroencefalogramma sindacale è piatto e quindi si può chiosare che tutti i responsabili perdano tempo a fare facimm ammuina.

Spero che la lettura del contenuto di questa lettera stimoli in Lei, da uomo nato nella gloriosa Magna Grecia e da dottore in filosofia, inizialmente una profonda riflessione che approdi nell’adozione di un provvedimento che elimini le contraddizioni e le disparità esistenti che in nome di un demagogico populismo e per l’ottusa privatizzazione del rapporto giuridico di lavoro includente anche gli impiegati civili, porta questo ministero a svolgere le proprie competenze con un personale (prefettizi, polizia di stato, vigili del fuoco e impiegati civili) avente un rapporto giuridico di lavoro disciplinato da quattro ordinamenti diversi.

 

              Cordialmente

 

                                                                                                Domenico Pavone

 

 

 

Teramo 24/08/2017                                                         

 

          

 

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