Politica

Sparatoria a Palazzo Chigi, molte cose che non tornano.

Siamo vicini all’Arma dei Carabinieri ed esprimiamo la massima solidarietà ai Carabinieri coinvolti.

ROMA – Questa mattina alle 11.34, proprio nei momenti in cui il nuovo governo Letta giurava di fronte Napolitano, Luigi Preiti, 46 anni e originario di Rosarno, si è avvicinato in giacca e cravatta a due carabinieri e ha esploso 7 colpi dalla sua pistola di piccolo calibro sotto Palazzo Chigi. Nei momenti immediatamente successivi alla sparatoria, i due militari, feriti alla gola e a una gamba, sono stati soccorsi dai colleghi e dai medici del 118. Una donna incinta che si trovava nelle vicinanze è stata colpita di striscio da una scheggia ma non è in pericolo di vita ed è ora ricoverata all’ospedale San Giovanni.

Nella mattinata in Piazza Colonna si respirava un’aria distesa, tanto che non erano state disposte particolari misure di sicurezza e l’accesso alla Piazza era ancora permesso ai passanti. Preiti, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe provenuto dal palazzo dove ha sede il giornale Il Tempo e avrebbe colpito il presidio dei Carabinieri posto in Piazza Colonna all’angolo con Via dell’Impresa. Dopo la sparatoria l’uomo ha tentato la fuga ma è stato bloccato rimanendo  ferito alla testa in seguito ad una colluttazione con un agente. Le forze dell’ordine hanno subito allontanato giornalisti e curiosi, temendo inoltre la presenza di un altro uomo armato nell’area. 

Fonti investigative confermano che l’uomo, disoccupato e separato, avrebbe problemi psichiatrici e al momento dell’arresto ha implorato di essere ucciso. Il fratello di Preiti però non ha confermato questo profilo dell’uomo, descrivendolo come una persona in difficoltà familiari ed economiche ma di certo non uno squilibrato. La convalida del fermo è stata già chiesta al gip dal pubblico ministero Antonella Nespola e l’interrogatorio di Preiti è ora in corso nell’ospedale San Giovanni dove è stato trasportato dopo le concitate fasi dell’arresto.

Preiti è apparso lucido e freddo, senza destar alcun sospetto ha mirato lì dove i carabinieri non erano protetti dai giubbotti antiproiettile ed ha poi sparato con un’arma di piccole dimensioni, ben occultabile – una Beretta mod. 70 semiautomatica con caricatore monofilare da 8 colpi (in cal 7,65 x 17). Attualmente sono al lavoro i Ris dei Carabinieri, i quali hanno chiuso l’area e stanno provvedendo ai rilevamenti necessari per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.

Sono state raccolte diverse dichiarazioni di esponenti del mondo politico e istituzionale, i quali hanno condannato in blocco i fatti della mattina. Alcuni di loro hanno ricollegato la sparatoria di Palazzo Chigi ad un ormai diffuso ed esasperato clima di tensione e odio nel Paese. Eventi come quelli di questa mattina non possono che spingere l’opinione pubblica a fare cerchio intorno alle istituzioni e, per essere anche moderatamente scettici, a dare legittimità ad un ampio governo che ha fatto storcere la bocca a molti. La storia ha insegnato ad essere cauti, a valutare con responsabilità i numerosi dettagli di fatti violenti, fatti che rimandano a parole come “terrorismo”, perché oggi a Roma, in Piazza Colonna e in Via del Corso, si respirava aria di terrore. Davanti Palazzo Chigi erano presenti camionette degli artificieri, numerose forze dell’ordine, anche la folla che si trovava sul Colle è stata allontanata in via precauzionale. Stava rimbalzando la notizia che anche gli appuntamenti del Papa in Piazza San Pietro fossero stati sospesi, poi subito smentita. La storia ci insegna inoltre a guardare con attenzione a ciò che accade dopo la tempesta, a chi alimenterà ancora la paura e tenterà di allontanare i fantomatici provocatori di questa atmosfera di violenza e, soprattutto, a chi se ne servirà per tenere in pugno un Paese in uno dei suoi momenti più bui. 

Fonte immagini: rainews24.it , repubblica.it

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