Politica

DAL ‘68 AL SOLE DELLA NUOVA DESTRA

Sole1 Marzo 1968.

Una squadra di studenti di destra occupa la Facoltà di Architettura a Valle Giulia a Roma e viene assediata, all’interno di un aula, dalla marea rossa di studenti che fa parte del mondo universitario.

Volano mazze, banchi, aste, ma i ‘neri’ rimangono assediati all’interno di un aula: soltanto l’intervento della celere li salva. Comincia ufficialmente il periodo del ’68 in Italia (questa è almeno è la tesi più accreditata e presente in diversi testi illustrativi relativi a tale periodo storico).

Da quel momento in poi la nostra nazione ha vissuto periodi di contrasti molto forti non solo relativamente alle problematiche sociali poste in discussione, ma nella contrapposizione fra ‘rossi’ e ‘neri’.

La destra, oltre a riconoscersi nel vecchio MSI, divideva le sue galassie di appartenenza in fronti che sorgevano e venivano definiti in extraparlamentari (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, ecc.), spesso in contraddizione anche fra loro.

I giovani di sinistra, dal loro canto, oltre a riconoscersi nel vecchio PCI, affrontavano esperienze extraparlamentari come il Soccorso Rosso e Lotta Continua, scuole ideologiche di personaggi che tuttora sono presenti nel panorama della politica italiana.

Come un filo sgomitola in avanti inesorabilmente, oltre alla nascita degli scontri di piazza, delle lotte sull’acquisizione del potere intellettuale, queste due grosse entità contrapposte ebbero a che fare con un mostro che voracizzò idee e stabilità: il terrorismo.

Da qui, processi e capi di imputazione a personaggi che in parte hanno scontato la pena divenendo per la giurisprudenza ‘riabilitati’, altri furono scagionati da ogni accusa.

A tal proposito, fu proprio l’ex Ministro dell’Interno Cossiga, divenuto in futuro Presidente della Repubblica, a tendere studi sulle difformi culture di piazza ideologiche, attribuendo al concetto di eversione, una fenomenologia tipicamente insita nella cultura della destra di piazza, ed al concetto di sovversione, una tipicità afferente in via esclusiva alla sinistra combattente. Eversione e sovversione, due concetti così differenziati nei loro apoftegmi di correlazione, proprio da quel ‘Kossiga con la Kappa’ (denominazione dispregiativa coniata dalla corrente massimalista di sinistra), conservatore di segreti inconfessabili della nostra nazione (Gladio, P2, stragismo, ingerenze dei servizi).

Dallo smembramento dei partiti storici, dall’ex MSI al PCI, alla odierna frammentazione ed alle osmosi culturali insite a queste culture politiche, concentriamoci su un aspetto sociologico ed antropologico, ossia quello della gioventù della destra italiana.

Questo perché, un sondaggio recentemente pubblicato dai media, ha stabilito una crescita considerevole della destra (da quella storico-nazionalista a quella radicale), in tutta l’Europa. Dalla Grecia della Chrisi Avghì (Alba dorata), al consenso del 18 % verso Le Pen, fino al nuovo sorgere di movimenti nazionalisti in tali contesti: Partito dei Veri Finlandesi ( Finlandia), Partito Nazionale Britannico ( rappresentato a Bruxelles), ed il Pirantepartei, la nuova frontiera su cui si catapultano gli ideali nazionalisti tedeschi e l’olandese Wilders. Riguardo la Grecia, le correnti massimaliste della destra, così come quelle della sinistra, hanno preso notevolmente piede in seguito alla grave crisi economica che sta affliggendo la nazione dei padri del pensiero.

Come è cambiata la destra giovanile? Cosa ha conservato dei vecchi miti di un tempo?

La gioventù di destra di oggi non ha più obbligatori ray-ban, ma il viso è libero di indossare o meno occhiali. A differenza della gioventù dura e pura degli anni settanta, non indossano come segno distintivo giacconi neri e lunghi, ma giubbini di qualsivoglia natura, o bomber, indipendentemente se sono atlantisti o meno.

La comunicazione non avviene prevalentemente mediante pamphlet specifici, ma tramite comunicazione mediatica e la cultura ha cambiato anche l’erudizione personale. La musica è caratterizzata dall’ascolto della musica identitaria, il cui rappresentante rimane sempre Massimo Morsello, e seppur non rinunciando alla lotta di piazza, i comunicati on-line, hanno avuto nel corso del tempo, il predominio anche sui volantini gettati davanti alle fabbriche o all’Università.

I campi Hobbit di un tempo, su cui hanno poggiato radici ideologiche Pino Rauti ed Arturo Michelini ad esempio, sono sostituiti dai raduni delle destre europee, in cui viene coniato come un pilastro mentale insostituibile, l’idea dell’Europa-nazione.

I temi di tali raduni sono concentrati sul sistema dell’Euro che ha imposto disastri ai Paesi europei, il rifiuto di un’Europa in cui i confini sono a rischio: è sorta da anni l’Alleanza Europea dei movimenti nazionali. Dal Front National francese, al British National Party, alla Fiamma Tricolore, non si discute più sui costumi letterari, sugli aspetti della storia e sulle nuove icone da rimandare al futuro come miti, ma si improntano argomentazioni sull’identificazione territoriale e sulla sicurezza e salvaguardia di un territorio da possibili invasioni di culture “non aderenti” al territorio.

I miti di Evola, seppur apprezzati e conservati come pietre miliari, vengono sostituiti da Ezra Pound o dalle tesi contro il signoraggio del Prof. Auriti (storica la sua citazione acquisita come cavallo di battaglia: “ Io non insinuo che voi banchieri siete criminali, io lo affermo!”).

Sui banchi di lettura non troviamo più ‘Gli uomini e le rovine’, ma libri che hanno descritto la storia di coloro i quali sono stati definiti i martiri del post-fascismo, come ‘Cuori Neri’ di Luca Telese. Messi in cantina i pezzi  dannunziani che rimembrano l’impresa di Fiume, e posto all’attenzione in gran spolvero invece il testo non convincente della nuova Costituzione Europea, interpretato e criticato sotto una dura analisi dal punto di vista costituzionale, storico e sociale.

Pur non disdegnando le autobiografie storiche di uomini che hanno reso un servizio alla destra storica (una su tutte quella di Giulio Salierno “Autobiografia di un picchiatore fascista”), il nuovo revanscismo identitario immortala miti come Tolkien, agglomera adepti fra varie categorie sociali. Nella comparazione esistente fra messaggio simbolico divulgativo giovanile e figura di riferimento, anni fa addirittura anche un fumetto come Capitan Harlock è stato additato come una icona della destra giovanile. Al capitano nero, il merito di difendere la propria terra da invasioni barbariche provenienti dallo spazio.

In particolare le battaglie della moderna destra giovanile sono rappresentate da quelle che sono state considerate le forme di revisionismo culturale tanto volute a destra da anni, non solo implementate da Panza con i suoi trattati sulla post- resistenza in Italia, ma sull’intera amalgama culturale dell’assetto storico-politico. Revisionismo e rivalutazione di figure che non risparmiano nemmeno la figura di Pier Paolo Pasolini, da sempre definitosi comunista, ma troppo critico verso il PCI e verso i gerarchi della D.C., quest’ultima definita dal poeta “una dittatura peggiore di quella fascista che rappresenta il nulla rispetto alla D.C. rea della morte culturale del paese”.

Una nuova destra vicina a Pasolini ed Ezra Pound ? Si potrebbe discutere di questo.

Il giovane dunque, non un anacoreta costretto a stilare battaglie singole da retroguardia, ma gioventù che adegua le lotte in base al progresso umano, sociale e tecnologico.

Il 29 Settembre, per fare un esempio pratico, la destra militante di Forza Nuova, ha organizzato un’evento unico del suo genere a Palermo, decidendo di sfilare insieme a forze cosiddette moderate.

Contro la casta, contro la gestione bancarottiera della Regione siciliana: da Palermo un monito verso la nazione.

Non è la prima occasione in cui la destra che non siede nei banchi che ‘contano’ a Roma organizza sit-in di protesta, basti pensare che anni fa davanti a delle fabbriche, al fine di testimoniare la solidarietà nei confronti della classe operaia, i giornalisti non trovarono organizzazioni di sinistra, ma le destre giovanili (inversione ideologica di lotte o segno di battaglie intercambiabili politicamente?).

A riguardo della protesta di Palermo avvenuta il 29 Settembre, abbiamo il piacere di intervistare uno dei partecipanti dell’evento, il Sig. Igor Colombo, segretario cittadino di Forza Nuova Lamezia Terme, espressione della voce di questa nuova ascesi politica ed ideologica.

 

D.: La manifestazione di Palermo ha suscitato interesse notevole. Che programmi avete in futuro?

R.: “Quella di sabato nel capoluogo siciliano che ha portato in piazza oltre 1000 persone e che ha visto la presenza del gruppo forzanovista calabrese,  è figlia dell’animo di contestazione o meglio dire dello spirito rivoluzionario che si respira nell’isola. I siciliani chiedono un netto cambiamento alla guida della politica regionale che specie negli ultimi anni ha visto, sotto la gestione Lombardo, un totale fallimento, anzi per rendere ancora più chiaro il concetto, adoperiamo il termine inglese default. Il programma di Forza Nuova e di tutti i movimenti alleati in Sicilia è quello di restituire ai siciliani una classe politica che sappia guardare ai veri problemi della gente e che sia bel lontana da tutti quei giochi e quei legami con quei poteri forti che hanno portato al declino questa splendida parte del nostro Paese. L’idea veramente rivoluzionaria è quella dell’emissione di una moneta di popolo che dia slancio a tutta l’economia siciliana, ricordando che lo Statuto della Regione Sicilia contempla questa possibilità”.

D.: Lei considera compatibili le vostre idee di lotta con quelle di altre forze politiche?

R.: “Le idee e il programma di Forza Nuova in Italia potrebbero essere compatibili con tutti coloro i quali auspicano un radicale cambiamento, non a caso le dirò che in alcune città come ad esempio Roma, dove un tempo, specie nei quartieri popolari, gli abitanti di quelle zone hanno sempre votato e sostenuto il Partito Comunista per anni. Bene, oggi quella stessa gente si è vista delusa da quel progetto ormai utopico e lontano dalle masse popolari ed oggi vedono molti di loro come punto di riferimento Forza Nuova. Poi se parliamo di forze politiche penso che i due principali schieramenti di centro-destra e centro-sinistra siano ben lontani da quello che noi desideriamo fortemente per la nostra Italia, non a caso sono proprio questi che con il loro sostegno al Governo dei banchieri hanno permesso tutta la macelleria sociale a cui stiamo assistendo”.


D.: I dati sociali attribuiscono un aumento di consensi per Forza Nuova e l’estrema destra a livello nazionale: riuscirebbe a calarsi in una sua realtà politica inquadrata all’interno di un assetto parlamentare?

R.: “Forza Nuova, con la data del 29 settembre appena trascorso, sono 15 anni che fa politica sull’intero territorio nazionale, riuscendo anche in qualche regione e comune ad avere assessori e consiglieri e proprio lì dove i forzanovisti hanno avuto la possibilità di governare, come ad esempio nel Comune di Atessa in provincia di Chieti, dove, attraverso un nostro assessore, la gente ha immediatamente premiato il nostro movimento riconoscendogli i meriti che un vero politico deve avere. Vede, in un Paese come può essere l’Italia, è importantissimo avere una classe dirigente integerrima e incorruttibile, che sappia comprendere in pieno quale sia la missione di fare politica, insegnando al popolo che la si fa per dare e non ricevere prebende; questo innesca a sua volta immediatamente tra la gente un fenomeno di emulazione, specie tra i più giovani garantendo un futuro ed una continuità alla nazione certamente più positiva. Nel momento in cui Forza Nuova dovesse entrare nelle istituzioni politiche parlamentari, sicuramente i valori ed i principi sarebbero questi che le ho spiegato”.

D.: Giorgio Almirante con il suo ‘non rinnegare e non restaurare’ è davvero da considerarsi il padre della destra storica?

R.: “Il momento storico di Almirante è certamente diverso da quello attuale e suo MSI ha certamente una storia e una estrazione diversa da quella che potrebbe avere oggi Forza Nuova. C’è da sottolineare poi che l’MSI non nacque come partito di destra ma lo divenne in seguito quando assorbì la corrente monarchica nel 1972 diventando, per tanto, destra nazionale. Se parliamo quindi dal 1972 in poi certamente Almirante può considerarsi il leader storico di quella che viene chiamata‘destra sociale’”.

D.: Quale sarebbe, secondo lei ed il suo movimento, una medicina pronta per l’ Italia?

R.: “La cosa che immediatamente dovrebbe essere fatta è quella di dare all’Italia la sovranità monetaria, cioè che la Banca Centrale sia portata sotto il controllo diretto dello Stato ed emetta denaro a credito, dicendo no al pagamento del debito pubblico fatto di 2 mila miliardi, che in realtà non esiste, che viene creato dal nulla e non può pertanto essere imposto con sacrifici e sudore al popolo italiano. Altra cosa poi da fare è di affermare quei principi e quei valori cristiani, cardine della nostra storia ed identità, riportando Dio al centro della nostra esistenza, difendendo la vita fin dal suo concepimento. Tutte queste cose oggi sono state fatte in paesi come Ungheria, Norvegia, Russia ed Irlanda, non a caso Paesi che stanno crescendo sia economicamente sia demograficamente. Ricordo che sia l’Ungheria, con la nuova costituzione, sia la Norvegia non hanno debito pubblico”.

 

 

Si è toccato quindi un argomento che è diventato un autentica giaculatoria di lotta per la suburra della gioventù nazionale di destra che sta ingrossando le fila: la lotta al sistema capitalista che poggia sulle banche un’ascia perfettamente affilata che, in forma tirannica, affonda i colpi verso ogni libertà, gestendo sistemi di mercato ed assi governativi. Il fallimento del liberismo di Smith, per intenderci, che per la gioventù nazionale destrorsa equivale all’altra faccia della medaglia del capitalismo di stato, ossia il marxismo.

Vi è da aggiungere, comunque, che le battaglie promulgate da questa nuova forza extraparlamentare (a tutti gli effetti legalitaria), non sono le uniche stando a ciò che si riscontra i via di dati oggettivi.

La Fiamma Tricolore (partito inserito nel contesto parlamentare), guidata dal suo leader il parlamentare europeo Luca Romagnoli, ha avviato una battaglia di revisione degli artt. 56, 58 e 60 della Costituzione, per quella che viene definita una lotta contro la tecnocrazia politica e la politica fatta per mestiere.

Tale revisione, secondo la Fiamma, farebbe sì che nessun parlamentare uscente dalle due Camere potrebbe essere rieletto ad oltranza, non godendo così di vitalizi e privilegi non degni di uno Stato di diritto, di una democrazia occidentale.

I dati stabiliscono che la gioventù si è avvicinata molto a Forza Nuova perché si posta a baluardo contro la cultura dell’aborto, innalzando barricate a tutela della famiglia, uno Stato in cui vige il blocco dell’emigrazione, l’azzeramento dell’usura e dei canali di collegamento.

Queste battaglie (contro le banche, il capitale, i prodotti della società globalizzata), non ricordano però battaglie riconducibili alle roccaforti storiche in seno agli ideali di chi sta dall’altra parte della barricata? Ci riferiamo alle lotte di sinistra.

Per anni il mondo culturale della sinistra storica ha innalzato baluardi culturali come Bertold Brecht, il quale asserì una citazione provocatoria rimasta lessico di lotta per la sinistra di piazza: “E’ più criminale svaligiare una banca o fondarla?”

Ma allora se le battaglie dei due emisferi ideologici sono uguali, che differenza si interpone fra i due apparati ideologici giovanili storicamente contrapposti?

Oreste Scalzone, ex fondatore di Potere Operaio, interpellato in merito non ha avuto dubbi su questo: “Molti giovani, anche per opporsi a un antifascismo trasformatosi in regime, diventarono fascisti pensando di ribellarsi all’ordine costituito. La ritengo una forma, certo malintesa, un tragico equivoco di ribellione vera”.

Ad oggi, guardando oggettivamente il reale establishment della società umana, è indubbio infatti che le lotte verso il medesimo nemico attuato in buona fede dagli opposti emisferi giovanili, assumono però delle caratteristiche difformi nei cosiddetti ‘canali predittivi di adesione storica’, in cui la nuova destra giovanile è attualmente in vantaggio.

Nel senso che se un tempo, aderire alla sinistra combattente di piazza, significava essere contro un mostro sconfitto dalla storia che si chiamava neofascismo, oggi i giovani cavalcano le ideologie della destra per motivi legati alla contestualità storica del momento.

Quello che si rimprovera a chi si approccia alle lotte di sinistra, (da parte dei militanti della gioventù di destra), è in sostanza una lotta fondata da un immobilismo ideologico in cui viene fatta sempre menzione ad una società marxiana e materialista, dunque sconfitta dalla storia. Per chi cavalca battaglie all’estrema destra, in sostanza, capitalismo significa materialismo, riconducibile all’altra faccia della medaglia che ha il sapore di quella filosofia di vita che sfocia in una società social-comunista.

Capitalismo, sovversivo come comunismo, quindi anatema di fondo che riconduce ad una condizione primitiva ed immorale della vita, in cui ciò che conta è l’identitarismo, la salvaguardia della cultura e della tradizione, del territorio, per la libertà di autodeterminazione.

L’inesorabile avanzo dei processi di miscelazione culturale, non ha però coinvolto l’universo della destra giovanile nella radicazione di culture atte a promulgare iniziative che storicamente costituiscono una prerogativa della cultura dei giovani comunisti: l’ okkupazione, solo con la kappa per i ‘kompagni’.

In tale scacchiere costituzionale, fondato sul fallimento della politica che ha sementato la gestione della cosa pubblica su stratificazione dei centri poteri, concentrandolo sulla scure del potere economico livellando pretese di giustizia sociale, probabilmente sarebbe opportuno ascoltare proposte da chi ha in mente, in forma democratica, di dare un giusto apporto al miglioramento della nazione.

Le idee, quando sono proposte in forma legalitaria e giungono da qualsiasi angolatura ideologica extraparlamentare, sono l’espressione di un popolo, indipendentemente da quale categoria sociale provengono.

E’ quindi giusto mostrare attenzione e rispetto, evitando altresì di porre avanti inconcludenti psico-drammi collettivi su fantomatiche derive incostituzionali, che mai potranno sradicare la natura rigida e non elastica della Costituzione.

Perché in sostanza, come diceva Vasco Pratolini, “le idee fanno paura a chi non ne ha…”.

 

Immagine tratta dal sito (www.nextime.it)

© Riproduzione Riservata

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