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Contractors e Militari a contrasto della pirateria

Pirateria Contractors Ministro CancellieriAnnamaria Cancellieri, ministro dell’Interno, è stata piuttosto chiara nel suo intervento alla commissione Difesa del Senato. Che si chiamino “operatori della sicurezza”, “contractors” o “guardie giurate”, gli addetti alla sicurezza dei mercantili operanti in aree a rischio pirateria dovranno affrontare un corso base e uno stage “finalizzato allo specifico contesto d’impiego operativo”.

Non solo, “la legge accorda preferenza agli operatori della sicurezza privata che abbiano prestato servizio nelle Forze Armate, anche come volontari, dando quindi risalto al requisito della professionalità”. Il messaggio dato dal ministro Cancellieri è importante: occorre regolamentare e valutare con molta più attenzione la partecipazione di queste figure del settore privato nell’ambito del contrasto alla pirateria.

Dati alla mano si nota subito come col passare degli anni questo fenomeno abbia intrapreso una parabola ascendente che sembra inarrestabile.

Stando a fonti dell’Onu, nei primi nove mesi del 2008 si sono verificati 60 episodi di pirateria marittima nel solo Golfo di Aden. In quest’ultima regione, gli assalti sono iniziati solo recentemente: nel 2004 sono stati registrati appena 2 sequestri, 35 l’anno successivo.

Nel 2010 è di 1181 il numero degli ostaggi. Anche se il numero degli attacchi è sceso circa della metà, l’area maggiormente pericolosa rimane quella del golfo di Aden. Tuttavia le catture effettuate al largo delle coste somale rappresentano il 92% del totale mondiale.

Nei primi sei mesi del 2011 invece, i pirati hanno preso in ostaggio almeno 361 marittimi membri degli equipaggio di 31 navi catturati.

Riguardo i costi e il giro d’affari, dopo che nel 2008 l’incasso era stato di 55 milioni di dollari e nel 2009 di oltre 100 milioni di dollari, nel 2010 nelle casse dei pirati sono entrati oltre 200 milioni di dollari. Mentre è stato stimato che i costi totali sostenuti al livello mondiale per il contrasto della pirateria nel 2010 sono stati tra i 7 miliardi e 12 miliardi di dollari.

Attraverso la vasta operazione militare denominata Ocean Shield, la Nato sin dal 2008 cerca di dare il suo contributo alla lotta alla pirateria, attraverso la presenza dei gruppi navali SNMG1 e SNMG2.

Anche l’UE ha provveduto alla repressione delle azioni di pirateria organizzando la Missione Atlanta a sostegno alle Risoluzioni 1814,1816,1838 e 1846 adottate nel 2008 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il numero delle navi impiegate varia da 4 a 13, coprendo un’area che comprende il Golfo di Aden il Corno d’Africa e l’Oceano Indiano fino alle Isole Seychelles.

L’Italia ha preso parte sia all’Operazione Ocean Shield assicurando la partecipazione di un’unità navale allo SNMG2, sia alla Missione Atlanta, partecipando dal 7 marzo 2009.
In verità queste missioni si rivelano molto costose, ma soprattutto molto difficili. Infatti la superficie marina interessata dal fenomeno è di circa 2,6 milioni di miglia quadrate, il che rende quasi impossibile un pattugliamento veramente efficace.

La Cancellieri comunque ha sottolineato che la legge 130 del 2 agosto scorso “affida alle nostre forze militari un ruolo centrale e primario nell’azione dispiegata a favore della armatoria italiana. Ruolo, peraltro, che, in considerazione della natura e qualità dei beni giuridici coinvolti, costituisce la prima essenziale forma di presidio degli interessi nazionali in questo specifico settore, solo in mancanza del quale è possibile ricorrere alla utilizzazione di guardie giurate private”.

Il caso dei due marò, con lo scontro diplomatico che ne è seguito e la grande attenzione mediatica, dovrebbe insegnarci che quando si parla di contrasto alla pirateria si va incontro ad un tema estremamente delicato. Ora il ministro ha ritenuto opportuno fare chiarezza su alcuni punti. Il settore della sicurezza non può permettersi il lusso di operare al di fuori di alcuni canoni di professionalità e di affidare la gestione di situazioni di emergenza magari a figure poco chiare.

L’augurio è che una maggiore consapevolezza del ruolo ricoperto dall’ alta formazione nell’ambito della sicurezza porti anche ad una maggiore fiducia nei confronti di chi opera nel settore.

Nel frattempo osserviamo con attenzione l’evolversi delle attività di pirateria e delle decisioni che verranno adottate dagli addetti per contrastare il fenomeno.

© Riproduzione Riservata

Claudio D'Angelo

Analista per l'istituto di ricerca sui rischi geopolitici Triage Duepuntozero

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