Politica

Tattica e Strategia

Gheddafi a braccia alzate in segno di vittoriaGheddafi resiste, nonostante i bombardamenti a tappeto, la “no fly zone”, nonostante la battaglia mediatica totalmente sfavorevole, nonostante le continue defezioni dell’esercito.

Resiste nonostante tutto, ma per resistere contro il mondo intero o quasi occorre usare la testa, non solo il cuore e la rabbia da vecchio tiranno in declino.

Ed ecco che il Colonnello ben consigliato si ritira da Misurata, abbandona la piccola Stalingrado degli insorti, dopo oltre un mese di assedio con un ingente utilizzo di artiglieria pesante e di specialisti a terra lascia il campo ed in una decina di ore l’esercito lealista ripiega decisamente su tripoli perché? Perché ora? Perché in questo modo silenzioso? Perché lasciare all’improvviso la terza città della Libia all’avversario dopo 100 giorni di continui scontri casa per casa.

Quando le guerre unanimemente considerate “lampo” vanno in stallo, per guadagnare posizioni strategiche, consensi e mediazioni positive, occorre dare dinamismo sia alle trattative negoziali, sia al cartello mediatico contrario e sia alle risorse impiegate.

 

Probabilmente la scelta temporale del Rais di lasciare nelle mani dei ribelli gran parte dell’ovest del paese va cercata nella decisione USA di utilizzare i Droni armati, micidiali aerei senza pilota con missili teleguidati che possono operare anche a bassa quota centrando bersagli oggettivamente difficili da colpire per altri tipi di aerei da combattimento con pilota .

I Droni, inoltre, sono veicoli costosissimi se gli Stati uniti hanno deciso di impiegarli rischiando di perderne molti in battaglia appare evidente un coinvolgimento maggiore del Pentagono nel conflitto libico.

Gheddafi prevedendo una possibile sconfitta con ingenti perdite di mezzi e consensi  torna a presidiare massicciamente Tripoli dove la popolazione lo appoggia e le tribù gli sono alleate e torna a spingere l’Unione Africana verso una pragmatica divisione della Libia in due ,al fine di scongiurare una guerra lunga e sanguinosa.

America, Inghilterra e Francia vogliono la testa del Colonnello pur senza alcuna legittimazione giuridica e soprattutto rimanendo invece in silenzio con il governo siriano che continua ad uccidere i dimostranti disarmati.

Russia, Cina e Turchia si oppongono all’invio di truppe terrestri ma prendono anche loro le distanze dal Colonnello, la risoluzione ONU è stata, come sempre, ampliamente violata, saranno solo gli interessi economici e non quelli umanitari a disegnare i confini del conflitto libico nei prossimi mesi.

Gheddafi allora giocherà ancora una volta la sua partita.

 

Sergio Giangregorio

Sergio Giangregorio

Direttore Responsabile magazine online Convincere. Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali. Perfezionato presso L’Università degli Studi Roma 3 in “Modelli Speculativi e ricerche educative nell’interazione multimediale di primo e secondo livello“ Docente universitario a contratto in materie investigative con specifico expertise sulla sicurezza in aree urbane, sulle tecniche di intelligence e di peacekeeping. Esperto di comunicazione in situazioni estreme. Giornalista investigativo ed analista di intelligence, come Ghost writer ha elaborato numerosi studi strategici coprendo tutti i teatri di guerra dai balcani, al vicino oriente seguendo i conflitti in Afganistan, Iraq e nel nord-Africa. Presidente del Centro Europeo Orientamento e Studi – Ente morale di diritto privato per la difesa dei diritti civili. Direttore Scientifico dell'Istituto di Ricerca sui rischi geopolitici Triage Duepuntozero.

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