Politica

La Rabbia Transalpina

Di solito, come la storia insegna, i popoli, gli stati e le nazioni che hanno avuto  contrasti bellici, metabolizzano e superano i motivi che hanno portato ai conflitti, col trascorrere di un  consistente numero di decenni.
A leggere gli eventi attuali e le cronache che li accompagnano, certi episodi, politicamente inspiegabili sul piano della coerenza e del rispetto, quantomeno, del galateo diplomatico vigente tra gli stati e all’interno delle comunità di stati, molto probabilmente s’intendono, nella misura in cui, certi eventi storici per essere compresi e digeriti necessitano, evidentemente, non solo del trascorrere dei secoli ma anche dei millenni.
Cosa dire dell’ingerenza  della Francia nell’assetto economico del nostro paese e della spudoratezza della medesima in relazione ai fatti  drammatici che stanno interessando la Libia?

Sicuramente è utile porsi qualche domanda e soffermarsi a riflettere su qualche elemento certo di valutazione.
Generalmente,  in psicoanalisi il complesso d’inferiorità viene spiegato individuando il motivo che genera la patologia nella forte mancanza di fiducia in se stessi e nella sopravvalutazione degli altri; pertanto, nella maggior parte dei casi, la terapia pur non essendo facile da praticare, fa ricorso alla prescrizione dell’osservanza di alcune regole per acquistare fiducia in se stessi  per poter  far emergere, se sono possedute, le proprie qualità.
Per quanto riguarda il rapporto che abbiamo con il nostro dirimpettaio transalpino si può dire che i francesi superano il loro complesso d’inferiorità non emulando, demolendo gli altri che sono ritenuti da loro inconfessabilmente superiori.
Vale la pena sprecare tempo per ricordare ai francesi che la cambiale e l’assegno sono stati ideati da Francesco Datini (Prato 1335-1410) lungimirante mercante di Prato? Certamente no.
Così come è perfettamente inutile ricordare loro che l’uso della forchetta, la distinzione fra cibi salati e cibi dolci, le mutande e l’uso dei profumi e ciò che viene oggi qualificato come moda, ovvero possesso di gusto e senso innato di eleganza, è stato trapiantato lì da Caterina Maria Romula de Medici.
Volendo insistere a sprecare tempo, possiamo ricordare: che il rivoluzionario assassinato dalla Corday:  Jean-Paul Marat era figlio di Giovanni Battista Marra un sardo nato a Cagliari nel 1704,  trasferitosi nel 1740 a Ginevra; che i miti automobilistici di Francia la Citroen DS  e la due cavalli devono i motori ad un italiano Walter Becchia e il loro disegno ad un  altro italiano di Varese  Flaminio Bertoni ed i francesi pur consapevoli di ciò, hanno la spudoratezza, dopo aver costruito e progettato fior di catorci, di definirsi creatori di automobili.
Per la pochezza dei nostri imprenditori, per la loro scarsa lungimiranza e per l’insufficienza del loro amor patrio, siamo predati di importanti assetti economici che vanno dalle catene di distribuzione di beni di largo consumo, all’industria alimentare, ai prodotti di lusso e alle banche.
Su questo aspetto, pur non essendoci reciprocità, sostanzialmente dobbiamo fare mea culpa; ma arrivare a corrompere un alto notabile del regime di Gheddafi, per sottrarci le opportunità economiche ottenute con la firma di quel trattato sottoscritto da Berlusconi ma, salvo pochi, voluto da tutti i nostri politici, mi sembra che si superi,  nell’esercizio della scorrettezza, ogni limite di tolleranza.
Cosa pensare? Molto probabilmente, i francesi hanno ancora sullo stomaco la conquista della Gallia operata da Caio Giulio Cesare, e questo forse, è la molla che li spinge ad essere esageratamente nazionalisti e a covare  quella tardiva rivalsa che, se presa in considerazione come elemento di analisi politico finanziaria, ci può permettere anche di prevenire certe mosse o di preparare meglio le nostre azioni di politica estera.
Tutto ciò vale per chi conosce e sa  come vanno e come stanno le cose, ma per il modo in cui ci stiamo muovendo come Stato in queste difficili e drammatiche circostanze internazionali, dobbiamo miseramente constatare che i nostri politici, in termini di una appartenenza decente alla nazione Italia, sono dei deleteri e pericolosi alieni.

Domenico Pavone

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