Politica

L’Italia cede il passo alla Turchia

Perché la vicenda di Silvia Romano mostra l’indebolimento della politica estera italiana e il rafforzamento della Turchia.

La vicenda legata al sequestro e alla liberazione di Silvia Romano ha messo ancora più in luce una situazione che già era chiara negli ultimi anni, ossia da parte italiana, la progressiva quanto inesorabile perdita del potere politico in ambito internazionale, in particolare per ciò che concerne lo scacchiere mediterraneo. Questa situazione di incapacità della politica estera italiana, con i diversi governi che si sono susseguiti negli anni, ha delle conseguenze che ricadono poi su tutto il sistema Italia. Per liberare la volontaria italiana rapita in Kenya e dopo  trasferita in Somalia, l’intelligence italiana ha avuto bisogno della fattiva collaborazione dei servizi turchi, che di fatto hanno svolto l’operazione. Al netto delle considerazioni che vedono certamente una cooperazione internazionale tra servizi per la risoluzione di questo tipo di problema, ci si chiede perché proprio i turchi siano presenti in quell’area. Da almeno due decenni la Turchia ha inaugurato una politica espansionistica in terra africana, una penetrazione economica che ad esempio vede la maggior parte delle importanti infrastrutture somale in mano turca, o costruita da aziende di Ankara. Questa massiccia presenza e sostegno economico alla debole economia somala ha generato dei rapporti con la Turchia che sarà molto difficile sciogliere e che rappresentano il presupposto essenziale per cui oggi l’Italia si è trovata nella necessità di chiedere aiuto alla Turchia. L’Italia evidentemente non è stata in grado di portare avanti una politica estera così coraggiosa. Anche in paesi che tradizionalmente hanno avuto un forte legame con essa non è più in grado di far pesare la propria influenza e prestigio politico che ormai registra i minimi storici. La Turchia, paese alleato nella Nato ha favorito l’azione italiana, ma come ben sappiamo non sarà un aiuto “gratis”, ci si chiede cosa l’Italia ha fatto o dovrà fare per ripagare il proprio debito. Andrebbero poi indagati i rapporti che la Turchia intrattiene con i membri di Al-Shabaab, l’organizzazione terroristica a cui è stata venduta la giovane italiana. È noto infatti, che la Turchia ha già dei legami consolidati con quel che rimane di alcune organizzazioni terroristiche e che utilizza miliziani siriani nella guerra civile libica (che sembra sempre più una guerra su procura), in sostegno del Governo di accordo nazionale, guidato da Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj, con cui ha stipulato importanti accordi per lo sfruttamento delle risorse energetiche. Tale accordo ha ovviamente danneggiato l’Italia, che non è stata in grado di controbattere in nessun modo: era già fuori dalla partita.

Quindi un altro tavolo su cui si gioca il grande gioco della diplomazia e dell’economia è la Libia, dove come sappiamo la presenza italiana risale a tempi ormai lontani. Oggi come oggi, il peso politico italiano in questo paese è praticamente zero. Anche in questo caso il valore negativo è attribuibile alla presenza della Turchia, ma anche e soprattutto alla scarsa lungimiranza della classe politica italiana. La Turchia con determinazione e a volte con audacia prepotente riempie “buchi”, economici, politici e sociali, lasciati scoperti dalle altre nazioni. In questi ultimi decenni pare che l’Italia abbia puntato  allo smantellamento del proprio impianto rappresentativo in politica estera. Altri si sono precipitati a sostituirla, noncuranti delle deboli proteste italiane, svuotate ormai della portata politica che avevano in passato. La Turchia ha progressivamente esteso il suo potere politico-economico in vaste aree proprio a scapito dell’Italia in un gioco delle parti che l’Italia non sembra aver mai giocato. È stata estromessa dalla Libia, confinata ad un ruolo secondario, l’unico presidio italiano è l’Eni, che però ha affrontato periodi difficili, non solo in Libia ma anche nello scacchiere nel Mediterraneo Orientale, in cui sempre la Turchia sta cercando di impossessarsi con un atteggiamento aggressivo, in barba a qualunque risoluzione, dichiarazione europea, dei giacimenti di idrocarburi vicini a Cipro. Il disegno egemone della Turchia è chiaro: avere un ruolo da protagonista nella politica del Mediterraneo, malgrado di per sé sia una potenza regionale. In questo momento pare che l’unica nazione che possa fermare la Turchia, sia la Turchia stessa, nel senso che oggi come oggi sta rischiando di accartocciarsi su sé stessa a causa dei problemi economici che stanno sfaldando alle fondamenta il suo sistema economico. Certo l’Italia non è in grado di avere un confronto alla pari con questo paese, a meno che agli analisti sfugga un grande progetto geopolitico portato avanti dagli organi preposti, non pare che la bilancia della politica estera possa pendere a favore del Belpaese. Per ora sembra che l’Italia abbia ceduto il passo alla Turchia.

Emanuela Locci

Fonte: https://www.groi.eu/ooYml

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