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Libri da leggere per essere cittadini con più coscienza

Non nascono per esserlo, ma voglio pensare che “Rotta mediterranea – immigrazione e sicurezza”, “Dual Use – oltre il Peacekeeping” e “I crimini di guerra nel diritto comunitario” costituiscano una trilogia unica nel proprio genere, basata sulla divulgazione atta a costruire conoscenza. 

Gli autori sono vari e, sebbene trattino di tematiche differenti, risultano essere uniti dal fatto di essere palesemente dei professionisti nei propri ambiti di competenza. È facilmente individuabile un nucleo principale e ben saldo, ossia quello costituito da Sergio Giangregorio, Claudio D’Angelo e Claudio Sciarma, attorno al quale vanno ad innestarsi dei satelliti, che rispondono al nome di Alessandro Mazzilli per “Rotta Mediterranea” e Mario Neri e Chiara Toselli per “I crimini di guerra nel diritto comunitario”, altrettanto fondamentali per la completezza della trattazione.

Necessario è, in primo luogo, capire di quali argomenti trattino le opere sopraccitate. Nello svolgere questa analisi, partirò dal testo meno recente.

Partiamo quindi con “Dual Use – oltre il peacekeeping”, che vede come anno di stampa quello del 2014. Nonostante siano passati cinque anni, che per gli argomenti trattati dagli autori possono risultare un periodo virtualmente molto più vasto, il testo risulta comunque attuale. Sin da subito, ho trovato realmente interessanti le parole di Sergio Giangregorio nella sezione Self-portrait, che risulta una sorta di pre-prefazione a quella che effettivamente è l’apertura del libro, ad opera di Omar Abdullah Rashid. Considero le riflessioni di Giangregorio non solo un bel sunto di ciò che si sta per leggere, ma anche della situazione della società contemporanea. Ciò che emerge, sin da una prima lettura dell’indice, è la volontà degli autori di prendere per mano il lettore, al quale non è richiesto per forza di essere un esperto, anzi: trovo che questo scritto risulti molto più efficace per chi, come me, dell’argomento sa poco, ma che desideri informarsi. Durante la lettura ben si coglie come la “posta in gioco” sia sempre più alta e gli eventi sempre più intricati, anche se spiegati sempre con un carattere divulgativo che non prescinde da una scrittura fluida e chiara, elemento a mio parere essenziale per aprire il campo di lettura a quanti più lettori possibile. Ciò che ho apprezzato in maggior modo di questo libro è la sensibilità, trattata comunque con estrema oggettività, di elementi particolarmente delicati e, ahimè, poco conosciuti: mi riferisco palesemente alla trattazione di quello che è il Disturbo Post-Traumatico da Stress, situazione davanti alla quale molto spesso si tende a chiudere gli occhi e situazione che si tende ancor oggi a sottovalutare. Molto importante è anche il riferimento a peacekeeping missions reali, che diviene importante per avere un quadro pragmatico della situazione. Gli autori però, non si sono limitati solamente a delineare la situazione, anzi, hanno fatto ben di più: dopo aver spiegato le problematiche e le forze coinvolte, hanno proposto soluzioni concrete per risolvere questo tipo di disagio. Perché “Dual Use” è un testo da leggere? Perché “è un testo che rientra in pieno nell’ambiziosa opera di approfondimento e sensibilizzazione che in un campo medico chiediamo a gran voce, è uno sguardo al futuro, una spinta ispiratrice”, come giustamente scrive Ivan Kornilov, nella Postfazione.

Veniamo ora a “Rotta Mediterranea – immigrazione e sicurezza”, stampato nel 2017. Da subito, mi sento in dovere di dire che ho apprezzato questo testo per l’abilità degli autori di non inserirsi nelle bagarre politiche degli ultimi anni; sembrerà una banalità, ma non lo è: un testo è scientifico quando è oggettivo e credo sia realmente difficile non farsi sopraffare da una vena politica quando si tratta di certi argomenti, eppure Giangregorio, Mazzilli, D’Angelo e Sciarma ci sono riusciti, facendo sì che il testo abbia acquisito ulteriore credibilità. 

I capitoli in questo caso sono sei, lungo i quali viene ripreso lo schema già proposto, e ben congeniato, dell’opera di cui ho parlato sopra: dal generale si va al particolare, dando le basi, inquadrando la situazione e proponendo soluzioni concrete. I limiti geografici di questo testo vedono quelli dell’Europa dove, inevitabilmente, gioca ruolo centrale il Mediterraneo, “il mare della speranza e spesso della morte”, come scrive Amer al Sabaileh nella Prefazione. È proprio al Mediterraneo, scenario geopolitico fondamentale, che è dedicato il secondo capitolo, che ho trovato essere il più completo, insieme al capitolo quarto, ricco e forse un pochino complicato per chi è alle “prime armi” con questi ragionamenti. 

Anche in questo caso, ho apprezzato l’estrema chiarezza del linguaggio, che si fa forte di terminologie specifiche e che viene completata da rappresentazioni visive, quali grafici, tabelle e mappe, che sono elemento aggiunto alla narrazione degli eventi.

Veniamo all’ultimo testo della nostra trilogia: “I crimini di guerra nel diritto comunitario”, edito nel 2019 e con la prefazione di Pietro di Tullio, Presidente della Confederazione Europea di Unità dei Quadri. Devo dire che, fra i tre, ho trovato questo testo il più impegnativo (e il che non è assolutamente una critica), perché forte di una compenetrazione importante di più aree tematiche; non vi è solo la geopolitica, ma vi è anche il diritto, per nulla scontato in operazioni del genere.

L’opera si presenta come un lungo trattato ben amalgamato fra i settori sopraccitati, nel quale l’abilità degli autori è ravvisabile nell’essere stati in grado di non far prevaricare le aree tematiche l’una sull’altra, anzi: le varie mani sono difficilmente individuabili e l’unità testuale ne ha senza dubbio giovato. Come già espresso in precedenza, chi vuole affrontare la lettura di questo testo deve essere pronto a fare un bel lavoro di auto-informazione, anche se devo dire che le note a piè pagina spesso aiutano in argomenti in cui forse è difficile essere troppo ferrati. Ma bisogna dire anche che è questo lo scopo di questi testi: promuovere un auto-informazione che va ad arricchire il nostro bagaglio culturale, grazie al quale saremo certamente pronti ad affrontare con più coscienza e conoscenza gli episodi attuali. 

È proprio questo che mi ha regalato la lettura di questi libri: il sapersi giostrare fra aree tematiche ampie e importanti, ma anche il saper analizzare le situazioni con estrema oggettività e chiarezza.

Se dovessi individuare il fil rouge che intercorre fra questi testi, che ad uno primo sguardo hanno poco in comune, se non gli autori e la tendenza geopolitica, è che vi sia una propensione, che definirei insita e innata, nel voler esplicare causa ed effetto, con il solo scopo di poter migliorare la società in cui viviamo, partendo proprio da noi lettori, che abbiamo il dovere in primis di informarci e in secundis di renderci parte attiva e integrante.

 

Francesca Bortoluzzi

Classe 1994, nata a Belluno. Studentessa d'arte a Trento e grande appassionata di musica, soprattutto elettronica. Scrive da anni per vari media, nella perenne ricerca di nuovi stimoli e sensazioni.

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