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UN RICORDO DI BORGES

Un ricordo di BorgesTutti gli estimatori del grande Borges dovrebbero leggere l’originale  omaggio  che lo scrittore  Rosario Molina gli ha dedicato. Si tratta un racconto di fantasia in cui l’autore immagina di conversare con il grande maestro argentino. Un ricordo di Borges (Book editore, pagine 48, euro 12,50) è un viaggio affascinante nell’immaginario labirintico di Borges, dove la tensione della memoria e l’aspirazione al sogno diventano  le ragioni di una scrittura che nasce dal Caso per diventare ragione di vita.

Molina racconta un fatto che accadde a Buenos Aires, nel marzo1986. All’epoca egli era  ospite di Facundo de Zuviria, che si occupava dell’organizzazione dell’Archivio  Fotografico della capitale argentina.

Una sera Facundo accennò a Molina della possibilità di un ritratto a Borges, che una loro comune amica gli aveva prospettata. Conoscendo la sua ammirazione per  il grande Borges, il fotografo gli promise di portarlo con sé, per farglielo incontrare. L’incontro con Borges non avvenne mai. L’autore di Finizioni e di altri capolavori immortali si ammalò, e alcuni mesi dopo morì. Molina  non si è rassegnato  a quell’incontro mancato. Ha fatto appello alla sua fantasia di scrittore e poeta,  e si è immaginato  la conversazione con Borges che le circostanze di un destino baro gli avevano negato. Dalla circolarità del tempo, alla riflessione metafisica, alle interpretazioni filosofiche  delle leggi del cosmo, il Borges che incontra Molina offre una compilazione ampia e emblematica del pensiero che  caratterizza tutta la sua opera. Al cospetto della pagina bianca il poeta  si cimenta con l’invenzione della poesia , ma dialogando con l’Altro che  risiede in se stesso  trasforma il libro in qualcosa di vivo  che incontra nel labirintico gioco della memoria tutti i sentimenti, dall’abbandono, alla nostalgia, all’infelicità all’amore. Molina è affascinato dalle parole di Borges che gli spiega il suo rapporto con la scrittura e nel suo libro le riporta restando fedele alla suggestione  che gli ha sempre suggerito la lettura della sua opera. << Vede, diversamente dal mio  modo di vivere, che abbastanza causale, io cerco di far sì che la mia scrittura non lo sia, ma che vi sia in essa un poco di cosmo, anche se essenzialmente c’è il caos.  Benché possa apparirle strano, io scrivo con difficoltà, sono uno scrittore molto lento, ma è proprio questo che mi aiuta, indugio su ogni verbo, ogni aggettivo, ogni parola. E sul ritmo, la cadenza che per me è l’essenziale nella poesia >> .

Molina in questo incontro immaginario con il grande scrittore entra in contatto con la quintessenza del Borges che abbiamo amato. L’archeologo che scava nel deserto della parola alla ricerca di quei frammenti o segni,che suggeriscano la città che fu.Il poeta che eredita la memoria dell’umanità .Ma soprattutto il grande uomo del dialogo che vede nella letteratura una biblioteca infinita della quale ogni individuo  può leggere solo alcune pagine. Lo scrittore di un Unico Libro convinto con grande umiltà che nel vero sapere non c’è competizione. Borges confessa al suo interlocutore  le sue intuizioni filosofiche, religiose, morali. Lo fa partecipe delle sue inquietudini etiche e metafisiche. Il Borges che incontra Molina è lo straordinario maestro della luce che ha camminato nell’oscurità perenne per giocare con la poesia una misteriosa partita a scacchi  e come in un lungo sogno   ha accarezzato la Bellezza,  ha cercato la Verità perdendosi nel tempo immortale della Biblioteca di tutti i libri del mondo.

Se  Molina  avesse davvero incontrato Borges, le cose non sarebbero andate diversamente.

Borges è stato un grande scrittore  anche perché non ha mai rinunciato al confronto e alla conversazione: concepiva il dialogo un genere letterario a sé, un modo indiretto di scrivere. Così ha confessato egli stesso a Molina nel bellissimo colloquio immaginario, sospeso tra il sogno e la realtà.

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