Innovazione

Innovazione? La risposta è Telegram – intervista a Rachele Zinzocchi

Chi è Rachele Zinzocchi? Si definisce una filosofa 4.0, “Helping You Help & Be Useful To Succeed in Business & Life” il suo motto, Digital Strategy R&D, una Public Speaker, una coach e un author! Un suo pregio? Non si arrende mai. Un suo difetto? Non si arrende mai! Autrice di milioni di pezzi, sia online che sulla carta stampata ma anche in TV. Suoi sono tantissimi contributi che popolano altrettante numerose pubblicazioni e non tutte a proprio nome ovviamente. Rachele è la prima a scrivere in Italia un’opera su Telegram! Si avete inteso bene, il primo libro in Italia dedicato a Telegram l’ha scritto lei! Una donna con una vocazione fortissima per il coaching, per la formazione e per il public speaking. In che cosa si declina la sua filosofia? In tre punti fondamentalmente: un percorso e una necessità di Digital Education, educazione digitale quindi, intesa come educazione civica digitale, innanzitutto educazione in un progetto in essere con le scuole al quale in questo ultimo anno si è data con tutta se stessa, del quale parleremo anche su Convincere in un articolo dedicato sulla rubrica formazione.

Che cosa significa nel concreto questo primo punto fondamentale ovvero l’educazione digitale? Comprendere in maniera responsabile e consapevole che la rete è uno strumento e come tale appare in un buono o in un cattivo insieme, dipende dall’uso che se ne fa, un po’ come un martello che può essere usato per uccidere qualcuno oppure per appenderci un chiodo.Bot, #AI? uno strumento. Non buono o cattivo in sé, ma tale in base all’uso che se ne fa. Educazione civica digitale e anche etica: fare un uso responsabile e consapevole dello strumento rete che può andare dal social network più conosciuto come Facebook agli strumenti come bot, chat, intelligenze artificiali che mettono le loro radici anche su Telegram dove trovano il loro giardino ideale. Una conseguenza dunque parlando di utilizzare bene la rete, usare il bene per il bene, ad aiutare, quella che lei chiama Help Marketing ovvero la consapevolezza alla quale si arriva con un uso buono del digitale, se tu arrivi a capire come usare bene il digitale. L’Help marketing ovvero il marketing dell’aiuto e più generalmente parla di helpfull, utilità, il concetto che sta dietro tutto questo, dietro Telegram. Non solo dunque web marketing ed aiuto, help marketing e helpfullness. In tempi di crisi, tempi in cui la gente non ha un soldo, quello che la gente vuole e cerca, per la quale è disposta a pagare soldi che non ha o che comunque ha ma quel minimo vuole spendere. Un qualcosa che non sia un fuoco d’artificio o che non sia l’offerta extraspeciale strascontata, tirata dietro magari da un’azienda dalla quale si è sentita fregare mille volte, ma sia piuttosto qualcosa che gli è utile, qualcosa che gli serva, che lo aiuti, che gli risolva la vita. Molto banalmente l’idraulico che viene a trovarla, la persona lo trova e comunque arriva magari domani, lo paga e lui gli blocca il rubinetto che gli sta allagando casa e in quel momento lui la sta aiutando. Quando Rachele teorizzava queste cose mettendole per iscritto un paio di anni fa, dopo aver anche consultato moltissimi blogger in ambito internazionale, citava Jay Baer nel libro Youtility, utilità per te – pubblicato nel 2013 – il teorico di quel marketing tanto utile che la gente fa la fila alla sua porta per comprare. Tanto utile in questo senso. Dalle esigenze più serie a quelle più leggere e viceversa. Cosa c’entra Telegram in tutto questo? Telegram è la piattaforma ideale dove sviluppare tutto questo al meglio con maggiori possibilità di fare business più ampliamente e più globalmente di avere successo, di ottenere dei propri traguardi, obiettivi, nel lavoro e nella vita per due motivi fondamentali: quando dice business e quando dice più globalmente nel successo di ottenere traguardi e obiettivi intende dunque “ok certamente tutte le applicazioni che vuoi, lato azienda d’altronde tengo corsi ad agenzie esempio web agency o all’università insegno ai ragazzi come loro dovranno proporre una strategia di comunicazione ad un’azienda x, non basata solo su Telegram ovviamente ma che abbia su Telegram il suo cavallo di battaglia. Va benissimo il corporate business ma per proprie caratteristiche interne ha una serie di applicazioni splendide sul piano sociale, economico, istituzionale, dell’educazione, del mondo dell’informazione, della comunicazione e sul piano banalmente – come fosse banale – personale… cioè sul piano di una serie di fattori ovvero il più semplice quello della Privacy che impatta sempre banalmente nella persona che chatta e che quindi fanno etichettare nella piattaforma ideale Telegram come giardino più fertile dove questi esempi citati come bot, chat bot, intelligenza artificiale e tutti gli strumenti del digitale con l’approccio già specificato dell’educazione civica digitale predicata e praticata, the help marketing, trovano la loro situazione più fertile in grado di dare più risultati senza confronto rispetto ad altri social network tipo Facebook o Whatsapp”. Questo perché? Telegram, perché? Il primo libro in assoluto sul tema.Per due motivi in particolare che dipendono dal DNA di Telegram: 1 considerato in se come una piattaforma di valore assoluto;2 dal punto di vista amoroso – relativo cioè ponendolo in relazione nella situazione storica che viviamo e quindi nella relazione dell’ecosistema con riferimento ai competitors. Valore assoluto cosa si intende? Velocità e sicurezza, capacità quindi di offrire e garantire una customer experience memorabile al cliente interno ovvero al dipendente dell’azienda, di quello che si può chiamare employee experience o employee engagement, sia al cliente esterno e quindi al contatto o all’amico in rete se lavoriamo sul piano business o pensiamo alla vita privata. Conseguentemente a tutto la cosa principale è l’unicità del rapporto qualità prezzo in termini di convenienza. Soldi investiti e risultati che vengono in qualche modo raggiunti – Unicità che fa si che tutto questo sia disponibile per tutti a costo quasi zero… perché nulla nella vita è a costo zero. In pratica per velocità e sicurezza intendo quella capacita di connettersi dalla infrastruttura di Telegram che è basata sul cloud e sul fatto che i suoi datacenter siano frazionati in ogni parte del globo e sotto diverse giurisdizioni… questo elemento fa si che io possa con velocità condividere documenti superiori a 1.5 gb senza nessun problema, su ogni device, in tempo record, raggiungendo così ovunque si trovi e con qualunque strumento abbia sottomano o a disposizione chiunque io voglia: al dipendente ad esempio, pensate inviare un keynote pesantissimo sulla presentazione dell’azienda che si terrà domani… inviarlo in tempo reale e sincronizzata al destinatario che può prenderlo da casa, dall’ufficio, dal tablet, dal pc o dallo smartphone rapidamente! Facendo prove di invio di un file che potrebbe essere un formato pdf da 200Mb circa, con Telegram servono pochi secondi, con servizi invece tipo Wetransfer si impiegano anche 30 minuti! Wetransfer mezz’ora e Telegram 10 secondi! Idem per riscaricare quel file! Questa è velocità sul sistema di infrastrutture ipersicuro ma al contempo con le garanzie di cui già abbiamo parlato come la privacy e la permission di cui riparleremo su un altro articolo dedicato affrontando un approfondimento sui due diversi tipi di crittografia dei dati e non solo. L’ideale è quindi la seconda voce si autospiega. La terza anche si autospiega ma la spiegazione vera è un’altra: immaginati una pagina Facebook con 10.000 fan e immaginati l’analogo un canale Telegram. Facciamo l’esempio con la pagina Facebook di Rachele Zinzocchi con seimila fan e il suo canale dove si festeggiano tra l’altro da poco, gli 800 membri! Facciamo anche finta che ne avesse 100 soltanto. Per l’algoritmo di Facebook se non si hanno cifre astronomiche da investire in pubblicità la pagina è come non averla in quanto volutamente viene nascosta e non compare a meno che non si vada a cercarla esplicitamente. La reach così come l’engagement dei singoli post è pari allo 0,0001%. Immaginiamo invece 100 persone che scaricano l’applicazione che non sanno nemmeno cos’è e che ne sono spaventati e che devono mettere in moto il cervello, devono fare l’operazione e scegliere di iscriversi al canale che non è banale e soprattutto devono restare. Si vede dalle visualizzazioni dei post e dal numero dei membri il risultato. Nel suo canale le visualizzazioni sono anche maggiori dei membri in quanto altri utenti vengono a consultare i contenuti senza iscriversi ovvero da esterni. In quanto si ottiene? Non certo in una o due ore dal lancio del post… ma in 48 puntualmente si verifica la copertura totale in quanto non tutti gli utenti stanno li ad aspettare in tempo reale ma hanno bisogno di tempo per consultare. In 48 ore risultato da urlo e per ottenere cosa? Si ottiene che il cliente se sei un’azienda, il tuo fan se sei un influencer, o un contatto qualunque, sia molto più ingaggiato, tanto più coinvolto. Certo occorre fare dei post bene perché è chiaro che se i post sono noiosi e fatti male non avranno successo.

Facciamo un ultimo esempio per arricchire ancor di più questo bagaglio di nozioni e curiosità: il bot. Vuoi costruire un bot per Messenger? 1 – Ci vuole un budget per la pubblicità che ci deve essere; 2 – Per costruirlo ci vuole un programmatore con un bel pochino di soldi affinché costruisca un bot con delle finalità e che deve servire a qualcosa, insomma un bel giocattolino. Su Telegram non ce ne è bisogno. Se tu sei bravo riesci da solo a costruirlo con una semplicità unica. Tutte le cose nuove non sono mai semplici e lampanti. Nel suo libro Rachele spiega passo dopo passo come realizzare un bot. Non solo con una vision strategica ma anche con un aspetto tattico “come si crea un bot nella pratica”, seguendo le fasi mettendoci la testa e senza sapere nulla di codice.  Il bot creato da Rachele si chiama @RaquelZBot che non fa chissà che ma serve a quello che deve servire. La mission dei bot come vogliono gli americani è quella di essere utili ovvero aiutare o risolvere il problema. Basta identificare la finalità che devono avere.

Valore relativo sintetizzabile in tre punti:

– Privacy garantita per mission, privacy totale e sicurezza totale dei tuoi dati! Al punto che i programmatori bandiscono concorsi del tipo “se riesci a bucare l’account o a bucarci o hackerarci vi diamo 300.000 euro”. Mai nessuno è riuscito a vincere la somma.

– Il secondo punto è invece l’informazione vera contro ogni fake news.

– Il terzo infine è la lotta effettiva alla web violence, violenza reale e non solo online. Telegram è stata definita nei giorni scorsi da alcuni TG l’applicazione dei terroristi. Fatevi un giro sul canale Isiswatch realizzato dai creatori dell’app dove si può trovare una reportistica con dati e informazioni sui bot riferibili all’isis. A fine mese il report completo delle attività terroristiche viene rilasciato pubblicamente. I creatori di Telegram combattono in prima linea il terrorismo. “La sconfitta dei social tools” si leggeva su un paragrafo di un articolo americano in riferimento ai nuovi strumenti messi in campo da altri social come Facebook per contrastare le fake news e la web violence destinati al fallimento. Chiaramente nessuno può impedire che un terrorista utilizzi Telegram cosi come qualsiasi altro strumento del mondo ma l’importante è che ci sia questa soglia di attenzione altissima che viceversa non c’è altrove. Si può leggere un passaggio fondamentale tra le faq di Pavel Duro su Telegram estratte da un dialogo con il team di programmatori: il numero di dati utente condivisi con altri paesi è pari a zero byte.

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