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Involucri. Quattro interni da Labiche

Involucri.

Quattro interni da Labiche

                                                                                

Studi degli allievi del II anno

del Corso di Regia

a cura di

Giorgio Barberio Corsetti

 

 

Teatro dei Dioscuri al Quirinale

Via Piacenza n. 1 – 00184 Roma

 

dal 23 al 28 Gennaio 2018

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23 e  25 gennaio ingresso unico ore 20

Se ti becco, son dolori! – L’affare di Rue de Lourcine

 

24 e 26 gennaio ingresso unico ore 20

Il premio Martin- Un cappello di paglia di Firenze

 

27 e 28 gennaio ingresso unico ore 18

Se ti becco, son dolori! – L’affare di Rue de Lourcine – Il premio Martin- Un cappello di paglia di Firenze

 

 

Dal 23 al 28 gennaio 2018 l´Accademia Nazionale d´Arte Drammatica “Silvio d´Amico” presenta “Involucri – Quattro interni da Labiche”, studi degli allievi registi di II anno Danilo Capezzani (Se ti becco, son dolori!), Caterina Dazzi (L’affare di Rue de Lourcine), Federico Orsetti (Il premio Martin) e dell’allievo diplomato Lorenzo Collalti (Un cappello di paglia di Firenze), con la guida di Giorgio Barberio Corsetti.

 

“Labiche racconta di interni, ambienti chiusi e tortuosi fatti di stanze e corridoi, salotti e camere da letto, che a loro volta contengono oggetti, che spesso sono nascosti in cappelliere o astucci, tutti involucri dove poi avvengono scambi ed equivoci, prove di reati immaginari o tradimenti segreti… scatole dentro scatole dentro scatole, dove umani e cose si cambiano di posto e ruolo…

L’associazione degli avvenimenti nella scrittura di questo drammaturgo è talmente inaspettata e rapida che mette in moto una percezione surreale quasi onirica, e la comicità scaturisce dalla sorpresa, c’è sempre qualcosa di perturbante e di spietato. Con i suoi intrecci crea dei meccanismi che stritolano i personaggi e tutte le ipocrisie borghesi portando al parossismo le situazioni, scatenando delle risate liberatorie. Il destino segnato dalle convenzioni e dalle costrizioni sociali non può essere che ridicolo e tragicamente ineluttabile.

Uno strano Fato inesorabile percorre le sue trame.

I personaggi con i loro difetti sono creaturali, mai caricature, esseri colti di sorpresa dagli eventi che reagiscono d’istinto, quasi con innocenza, e per questo si trovano sempre di più invischiati negli intrighi…

Lavorando sul ritmo e sui tempi comici gli attori sono messi alla prova in una esecuzione diabolicamente inarrestabile.

Una bella palestra per dei giovani registi ed attori…”

 

Giorgio Barberio Corsetti

 

Prosegue l’impegno di Giorgio Barberio Corsetti come maestro delle giovani generazioni di registi, autori e attori dell’Accademia, proponendo ogni volta uno studio esaustivo di un autore, da cui trarre poi autonomi progetti di elaborazione scenica: Pasolini, Kleist, Müller, ora Labiche. Sono nati così: Se ti becco, son dolori!, Un cappello di paglia di Firenze, L’affare di Rue de Lourcine e Il premio Martin, quattro diversi studi di altrettante opere del drammaturgo francese.

Eugène Marin Labiche (1815-1888) fu tra gli esponenti più rappresentativi del vaudeville: l’ironia, l’inimitabile talento drammaturgico nel costruire intrecci, equivoci, fatalità creano una comicità cinica, surreale, un gioco al massacro a colpi di risate condite di crudeltà. “Chi conosce gli uomini prova amarezza – affermava in proposito Emile Zola – e questo gusto amaro è il sapore della genialità”.

Il laboratorio, durato due mesi, ha prodotto uno spettacolo pensato per gli spazi suggestivi del Teatro dei Dioscuri al Quirinale, in cui i ragazzi dell’Accademia hanno lavorato grazie ad un protocollo d’intesa con l’Istituto Luce-Cinecittà.

Nello studio e nella realizzazione delle esercitazioni del progetto Labiche, è stata coinvolta quest’anno anche una giovane traduttrice, Elisabetta Scarin, cui è stata commissionata la traduzione di Le prix Martin, inedito in Italia.

“Affrontare la traduzione de Le Prix Martin di Eugène Labiche significa affrontare una serie di negoziazioni tra il francese del 1876 e l’italiano del 2018. Nell’impossibile e necessario tentativo di riportare l’opera a noi, si cerca allora di Dire quasi la stessa cosa, come genialmente ha scritto Umberto Eco, racchiudendo in quel “quasi” tutte le declinazioni dei compromessi di una traduzione che è ri-creazione.

Restituire filologicamente il linguaggio della borghesia francese del Secondo Impero, vorrebbe dire mettere una distanza troppo grande tra la scena e lo spettatore, incrinando così i perfetti meccanismi teatrali di Labiche. Allo stesso tempo, cercare di piegare una tale lingua all’italiano odierno porterebbe ad anacronistiche forzature, ugualmente fallimentari a livello scenico. Labiche scriveva per il teatro, per un palcoscenico, per degli attori; quello che è importante è cercare di “tradurre” e di riportare ad oggi proprio la sua abilità nel creare delle pièce “dalle mille zampe”, che siano una sorpresa continua per evitare che il pubblico sbadigli, fischi o si annoi.

 

« Une pièce est une bête à mille pattes qui doit toujours être en route. Si elle se ralentit, le public bâille ; si elle s’arrête, il siffle. Pour faire une pièce gaie, il faut avoir un bon estomac. La gaieté est dans l’estomac.» Eugène Labiche

 

La sfida è provare a riprodurre in italiano quel ritmo scorrevole e in continuo movimento, senza rallentamenti o fermate, e allo stesso tempo trovare una lingua che parli anche allo spettatore di oggi pur con qualche eco di ieri. Per questo motivo, la traduzione de Il Premio Martin è rimasta aperta a modifiche durante tutta la fase di prove con gli allievi, perché potessimo trovare insieme le parole “su misura” per ogni attore, personaggio e situazione.”

Elisabetta Scarin

 

 

 

Se ti becco, son dolori!

di Eugène Labiche

Traduzione Annamaria Martinolli 

 

Allievo regista Danilo Capezzani

Con

Flaminia Cuzzoli (ALEXANDRA), Xhulio Petushi (PAUL DE SAINT-GLUTEN) Giorgio Sales (FARIBOL)

e gli allievi del II anno

Danilo Capezzani (PAPAVERT), Caterina Corbi (M.ME D’APREMONT), Serena Costalunga (FRANCOISES), Francesca Florio (CORINNE), Luca Forlani e Sara Mafodda (I NOTAI), Leonardo Ghini (LUCIEN), Alberto Penna (LEOPARDIN)

Musicisti: Bogdan Acatrinei – basso tuba, Agnese Ferro – violino, Mario Piluso – fisarmonica

 

Faribol, un direttore d’orchestra un po’ farfallone, confessa nel sonno alla moglie il nome e l’indirizzo della sua amante. La moglie Alexandra, infuriata, si reca di nascosto all’appuntamento, lo pizzica sotto le finestre della nuova fiamma e decide di attuare una spietata vendetta. Organizza una festa in casa, invita due atletici notai, cede alle lusinghe di un conte provolone e, come se non bastasse, scortata dalla banda di spasimanti, si imbuca al concerto che il marito dirige, sconvolgendo la serata.

 

L’affare di Rue de Lourcine

di Eugène Labiche

Traduzione Annamaria Martinolli 

 

Allieva regista Caterina Dazzi

Con

Lavinia Carpentieri (Norine), Emanuele Linfatti (Mistingue), Francesco Russo (Lenglumé),

e gli allievi del II anno

Michele Lorenzo Eburnea (Justin), Marco Selvatico (Potard).

 

La riunione degli ex allievi dell’istituto Labadens si consuma in una notte d’ebbrezza. La mattina seguente, la mente del redditiere Lenglumé è un buco nero. Un russare nel suo letto gli rivela Mistingue, un ex labadensiano, con il quale avrebbe passato la serata alcolica. Per una catena di equivoci i due si convincono d’aver brutalmente ucciso una giovane carbonaia. Da quel momento Lenglumé imboccherà a grandi passi la strada del crimine, tentando l’omicidio dei testimoni a carico, fino a giungere alla decisione estrema di assassinare Mistingue, compagno di sbronze.

 

 

 

Il premio Martin

di Émile Augier e Eugène Labiche

Traduzione di Elisabetta Scarin

 

Allievo regista Federico Orsetti

Con

Federico Benvenuto (Agenor), Alessia D’ Anna (Loisa), Giacomo Mattia (Martin),

e gli allievi del II anno

Giulia D’ Aloia (Bathilde), Domenico De Meo (Edmond), Raffaele De Vincenzi (Pionceux), Diego Giangrasso (Hernandez).

 

Ferdinand Martin viene raggirato dall’amico Agénor. Per vendicarsi lo accompagna, insieme a sua moglie e al suo cugino spagnolo, in Svizzera, con l’obiettivo di gettare l’infido amico in un burrone. L’amicizia tra i due uomini, però, è più forte del terribile gesto che Ferdinand vuole compiere.

 

 

Un cappello di paglia di Firenze

di Eugène Labiche

Traduzione Annamaria Martinolli 

 

Regia di Lorenzo Collalti

Con

Luca Carbone (Fadinard), Flavio Francucci (Nonancourt), Paola Senatore (La Baronessa de Champigny)

e gli allievi del II anno

Vincenzo Abbate (Vèzinet), Adriano Exacoustos (Tardiveau e Félix), Luigi Fedele (Bobin e Achille de Rosalba), Dora Macripò (Virginie), Elisabetta Mancusi (Anais), Gaja Masciale (Hélène e La cameriera della Baronessa), Iacopo Nestori (Beauperthuis e Émile Tavernier), Mersila Sokoli (Clara).

 

E’ il giorno del matrimonio di Fadinard, un giovane redditiere: durante il tragitto verso casa per ultimare i preparativi, il suo cavallo mangia il cappello di Anais, giovane signora a passeggio in compagnia d’un tenente, Emile. I due si presentano a casa di Fadinard pretendendo la restituzione di un cappello identico a quello perduto. Anais è infatti sposata e il marito scatenerebbe un putiferio scoprendo la vicenda. Fadinard comincia la ricerca del cappello per liberarsi dei due clandestini; il corteo nuziale lo seguirà ignaro e, tra equivoci e incomprensioni, personaggi e luoghi inaspettati, l’impresa si rileverà non affatto semplice come sembra.

Scenografia e costumi Francesco Esposito – Disegno luci  Gianluca Cappelletti – Supervisione suoni  Hubert  Westkemper Aiuto regista Fabio Condemi – Musiche di Un cappello di paglia di Firenze Laurence Mazzoni – Assistente alla regia diUn cappello di paglia di Firenze Giulia Bartolini

 

 

Prenotazione obbligatoria – fino ad esaurimento posti –

 

Info-line: 334 1835543 – attiva dal 16 al 28 gennaio – ore 10-13 e 14-17 (domenica esclusa)

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