Economia

Economia di Comunione

L’economia è divenuta “cosa di tutti” da un po’ di anni a questa parte, paroloni difficili di origine anglofila, tappezzano e riempiono gli articoli dei nostri giornali. Con le righe a seguire, cercherò di soffermarmi, in ordine cronologico sui diversi pensieri economici che hanno forgiato l’economia attuale. 

In quest’articolo: Economia di Comunione.

“Dovrebbero nascere dalle aziende, dalle imprese affidate ad elementi capaci e competenti in grado di far funzionare queste aziende con la massima efficienza e ricavarne degli utili…. Qui sta la novità: questi utili dovrebbero essere messi in comune”.

Chiara Lubich[1]

L’Economia di Comunione nasce in Brasile nel 1991, per un’intuizione della fondatrice del Movimento dei Focolari[2], Chiara Lubich, che restò colpita dai contrasti economici del paese americano. L’idea di Chiara Lubich era di fondare un sistema economico fondato sulla “Cultura del Dare”, attraverso l’opera di Uomini Nuovi, debitamente formati. Il credo economico di Chiara Lubich è stato raccolto in un documento del 5 aprile 2001 dal titolo “Quattro aspetti dell’Economia di Comunione da sottolineare”. Già nel 2003 si registravano 800 aziende in tutto il mondo; al termine del 2012 le aziende erano 861, con un aumento inferiore allo 0,8% annuo. Nella somma sono incluse più di 130 aziende definite “simpatizzati”, ovvero non propriamente facenti parte del progetto. Nel 2006 è stato inaugurato in Italia il “Polo Industriale Lionello Bonfanti”, primo Polo di Economia di Comunione in Italia.

L’Economia di Comunione è una scuola di pensiero economico contemporanea, che ha come obiettivo quello di intendere l’economia come unione delle necessità della generazione di un utile (o di un’utilità), con l’aspirazione di mettere al centro la “Persona Umana”. Per gli economisti di comunione, l’utile deve essere prodotto e gestito seguendo una linea di condotta ispirata alla “cultura del dare”, intesa soprattutto e anche all’apertura e all’attenzione del prossimo che si incontra, opposta a quella generalmente usata nell’economia capitalista, ovvero dell’avere, incentrata soprattutto al sé.

L’Economia di Comunione è caratterizzata dalla gestione degli utili che sono oggetto di una tripartizione:

1.       una parte è rivolta allo sviluppo dell’azienda, sia dei mezzi di produzione che delle risorse umane;

2.       una parte è indirizzata alla promozione umana di bisognosi, al fine del loro empowerment;

3.       una parte finanzia la crescita del progetto dell’Economia di Comunione, soprattutto attraverso la formazione di nuove risorse.

Le tre parti non sono necessariamente intersecate. Un simile “pensiero economico” presuppone anche l’individuazione e definizione di specifiche modalità di valutazione dei risultati non direttamente economici dell’attività svolta nell’ambito dell’Economia di Comunione, da porre a lato della normale contabilità in moneta di conto, sollecitate dalla stessa Chiara Lubich e per le quali sono in corso approfondimenti scientifici e pratici, come per il “Metodo della scomposizione dei parametri”[3].

Sull’Economia di Comunione si è espresso anche il professor Zamagni, un accademico che insegna economia all’Università di Bologna.

“Bisogna agire a livello delle opere. Cioè bisogna che noi si sia in grado di testimoniare con le opere che queste idee non sono solamente idee, ma possono incarnarsi e generare risultati positivi dal punto di vista del mercato. (…) Queste iniziative sono importanti non solo per i risultati che producono, ma soprattutto per il messaggio che veicolano all’esterno. Cioè a dire per il significato simbolico: mostrare che ci sono delle imprese che operano dentro il mercato, con una logica che è diversa da quella tradizionale dell’Homo Economicus, dà fastidio. Perchè è come la vecchia storia tipica della fisica Newtoniana, del Calabrone: in base alle leggi della fisica Newtoniana, il calabrone non può volare, perchè l’apertura alare è troppo piccola rispetto al peso del corpo. Però il calabrone vola. Eppure interi libri fino a tutto l’800, indicavano che il calabrone non poteva volare. C’è voluta la fisica di Einstein, per spiegare, con la sua Teoria della Relatività, perchè il calabrone può volare. Qui è esattamente la stessa cosa: per molti, questi soggetti non possono avere successo. E invece hanno successo.” 

 

“L’Economia di Comunione, quindi, non si presenta tanto come una nuova forma di impresa alternativa a quelle già esistenti. Piuttosto essa intende trasformare dal di dentro le usuali strutture d’impresa, siano esse società per azioni, cooperative od altro, impostando tutti i rapporti intra ed extra aziendali alla luce di uno stile di vita di comunione. Il tutto nel pieno rispetto degli autentici valori dell’impresa e del mercato.”

Chiara Lubich – Laurea Honoris Causa in Economia – Piacenza 1999. 

 

RIFERIMENTO

-http://www.edc-consulting.org/fn/sections/none_EdC/messaggio.pdf

-http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7071

-http://wikipedia.org

C. Lubich, L’economia di comunione. Storia e profezia, Città Nuova, 2001

V. Moramarco, L’economia di comunione. Verso un agire economico a «Misura di persona», Vita e Pensiero, 2000. 



[1] Silvia Lubich detta Chiara (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008) cattolica italiana, è stata la fondatrice e prima presidente del Movimento dei Focolari. Esso ha come obiettivo l’unità fra i popoli, la fraternità universale. Nel 1991 visitò il Brasile e, colpita dalla miseria delle favelas, lanciò l’Economia di Comunione, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata anche su una diversa distribuzione degli utili (un terzo per lo sviluppo dell’azienda, un terzo ai poveri, un terzo alla formazione dei membri del movimento) e aggregando in breve tempo un migliaio di aziende. Dal 1997 al 1998 si dedicò ad aprire nuove prospettive per il dialogo interreligioso: fu invitata a parlare della sua esperienza interiore in Thailandia a 800 tra monache e monaci buddisti; a New York a 3.000 musulmani neri nella moschea di Harlem, ed in Argentina alla comunità ebraica di Buenos Aires.

 

[2] Il Movimento dei Focolari o Opera di Maria è un movimento laico nato nella Chiesa cattolica che ha come fine la realizzazione dell’unità tra le persone, come richiesto da Gesù secondo il racconto del Vangelo secondo Giovanni (17,21). Ne consegue una precisa vocazione ecumenica oltre che al dialogo in altri settori della cultura. Il movimento, fondato in Italia, è diffuso in tutto il mondo ed è coordinato dal suo centro internazionale. Il movimento nasce come conseguenza della vocazione sentita da Chiara Lubich a 23 anni, nel 1943 durante i bombardamenti di Trento nella Seconda guerra mondiale. Come spesso raccontato dalla stessa fondatrice, in un momento in cui a causa della guerra tutto veniva meno, Chiara intuisce che “ogni cosa materiale può crollare ma non Dio, inteso come Amore” (4,8). Durante i bombardamenti, nei rifugi, Chiara porta con sé il Vangelo. Presto coinvolge un gruppo di persone che costituisce il primo nucleo del futuro movimento. Alcune ragazze scelgono di lasciare le proprie famiglie per vivere insieme e dedicarsi pienamente ad aiutare i poveri della città. La casa dove le ragazze vivevano, in Piazza Cappuccini a Trento, è ricordata come il primo focolare. Analogamente succede più tardi per un gruppo di ragazzi. Passata l’emergenza della guerra, nello sviluppo del movimento i compiti assistenziali passano in secondo piano rispetto agli aspetti legati alla spiritualità. Una serie di circostanze, quali l’incontro di Chiara con Igino Giordani, allora deputato della Democrazia Cristiana, che diventerà il primo focolarino sposato, ed una serie di viaggi ed incontri dei primi focolarini, hanno permesso una rapida diffusione del movimento prima in Europa e poi negli altri continenti. Attualmente è diffuso nei cinque continenti, e vi aderiscono, secondo la pagina ufficiale dei focolari, circa due milioni di persone. Il vescovo di Trento, mons. Carlo De Ferrari, ne dà la prima approvazione, nel 1947. Successivamente il movimento è stato a lungo studiato dalle autorità ecclesiastiche che hanno più volte rivisto e corretto statuti e regolamenti fino alla recente approvazione degli statuti vigenti avvenuta nel 1990, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II che ne apprezzava la vocazione al dialogo. Pasquale Foresi fu il primo focolarino ad essere ordinato sacerdote.

 

[3] Questo metodo è stato ideato negli anni sessanta dall’economista italiano Giancarlo Pallavicini e, dopo una prima applicazione sperimentale per volontà di Giordano dell’Amore alla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, è stato pubblicato nel 1968 in “Strutture integrate nel sistema distributivo italiano”. Secondo la Treccani, il ‘Metodo della scomposizione dei parametri’ ha anticipato gli sviluppi della responsabilità sociale d’impresa, ora all’attenzione di quanti si occupano di economia, siano essi studiosi od operatori economici, soprattutto a partire dal nuovo millennio. All’avvio della perestrojka questa anticipazione, che sembrava conciliare gli obiettivi del libero mercato con quelli sociali, ha interessato l’Istituto di Economia dell’Accademia delle Scienze di Mosca, diretto da Leonid Abalkin, e il Governo dell’Unione Sovietica con Gorbačëv e successivamente quello della Russia, ma soltanto nella prima parte dell’epoca di Eltsin, poi caratterizzata da uno spiccato finalismo alla massimizzazione del profitto a breve ed all’agevole acquisizione dei mezzi di produzione e delle risorse comuni, che ha tolto interesse agli iniziali orientamenti gorbaceviani. Il Metodo della scomposizione dei parametri è stato presentato anche al “III Incontro Internazionale degli economisti”, svoltosi in Cuba dal 24 al 29 di gennaio 2000, avente per oggetto la globalizzazione ed i problemi dello sviluppo, nonché al Convegno Internazionale su “Etica e Finanza”, Città del Vaticano, 30 aprile 2000, al Simposio Internazionale Scientifico “Pitirim Sorokin e le tendenze socioculturali del nostro tempo”, Mosca/San Pietroburgo, 4/5/6 febbraio 1999 e alla Conferenza Shiller Institute, Francoforte sul Meno, 21/22 febbraio 2009.

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