Economia

Scuola di Chicago

L’economia è divenuta “cosa di tutti” da un po’ di anni a questa parte, paroloni difficili di origine anglofila, tappezzano e riempiono gli articoli dei nostri giornali. Con le righe a seguire, cercherò di soffermarmi, in ordine cronologico sui diversi pensieri economici che hanno forgiato l’economia attuale.

In quest’articolo: la Scuola di Chicago

Con Scuola di Chicago facciamo riferimento ad una scuola di pensiero economica, elaborata da alcuni professori dell’Università di Chicago, basata sulla descrizione delle istituzioni economiche pubbliche e private contemporanee, volta a promuove ipotesi di riforme in senso liberale e liberista dell’economia. L’Università di Chicago fu fondata nel 1890 da John Davison Rockefeller, è diventata nel corso del tempo uno dei più importanti centri di ricerca nel mondo, potendo vantare, fino al 2011, 85 vincitori del premio Nobel, tra questi 22 in campo economico. Gli studi svolti dalla Scuola di Chicago sono vari e sono utilizzati con obiettivi differenti a seconda dei numerosi ambiti di ricerca. La Scuola di Chicago è famosa, oltre che per le ricerche economiche, anche per quelle sociologiche[1], per la critica letteraria, la psicologia e le scienze politiche.

Per la scuola economica di Chicago è essenziale la tendenza al libero mercato ma non viene esclusa, in costanti e determinate situazioni, l’azione dell’intervento governativo e statale. I maggiori esponenti di questa scuola furono i premi Nobel Milton Friedman e George Stigler. L’atteggiamento economico di tale scuola fa da ponte tra la scuola neoclassica[2] e la scuola austriaca[3], entrambe già trattate nei mesi scorsi.

Gli insegnamenti della scuola di Chicago sono anche chiamati neoliberisti. Questi influenzarono e determinarono le politiche economiche dei governi statunitensi del presidente Ronald Reagan e del governo inglese del primo ministro Margaret Thatcher. La scuola economica di Chicago rappresenta un movimento accademico eterogeneo, che ricopre un grande spazio di tempo e comprende infinite aree di ricerca, ma può essere ricondotto ad alcuni principi comuni di stampo liberista, secondo i quali i mercati, in condizioni di concorrenza, sono in grado di allocare le risorse economiche e distribuire il reddito nel modo più efficiente, il ruolo dello Stato nell’attività economica deve essere limitato. Storicamente, la scuola di Chicago ha posto particolare enfasi sulla teoria neoclassica della determinazione dei prezzi, i quali assumono la funzione di assicurare l’equilibrio nei mercati e rivelare le preferenze degli agenti economici. Si tratta quindi di una metodologia comune, applicata in numerosi campi della ricerca economica.

L’origine dell’influenza della scuola di Chicago risale all’opera di Frank Knight e Jacob Viner negli anni ‘20. Tra i due, proprio Knight,  ha avuto una grande influenza sullo sviluppo della scuola, attraverso i suoi studenti Milton Friedman e James M. Buchanan, soprattutto nell’approccio scettico e critico nei confronti di ogni teoria predominante. Knight contrastò i teorici dell’economia non di mercato e fu contrario all’intervento pubblico nell’economia, ma criticò anche l’approccio utilitarista dell’efficienza di mercato, fondando invece la sua difesa del capitalismo sul valore etico della libertà, vista come bene ultimo. Altri esponenti del primo periodo della scuola di Chicago, che si estende tra le due guerre mondiali, furono Herbert Simon e L. Mints, sostenitori della teoria quantitativa della moneta. Essi erano favorevoli a una politica monetaria espansiva per uscire dalla grande depressione, stilarono inoltre il cosiddetto “piano di Chicago” per stabilizzare il sistema bancario, che proponeva l’obbligo per le banche di detenere riserve pari al 100% dei depositi.

Queste analisi furono riprese e incrementate dalla scuola monetarista, sviluppatasi a Chicago a partire dalla seconda metà degli anni 1950 sotto la guida di Milton Friedman, che, tra l’altro, propose la regola di un tasso costante di crescita dell’offerta di moneta per poter contrastare le fluttuazioni macroeconomiche, contro l’uso di politiche fiscali. Più in generale, il secondo periodo della scuola di Chicago fu caratterizzato dal paradigma neoclassico dell’efficienza dei mercati concorrenziali, applicato a svariati campi di ricerca, tra cui: la “teoria di search” e delle “public choice” nel lavoro di Stigler, la teoria de “l’accumulazione di capitale umano” e “l’economia della famiglia” da parte di G. Becker. A partire dalla seconda metà degli anni 1970, invece, si è sviluppata una terza fase della scuola di Chicago dominata dai “Chicago Boys”. Questi furono un gruppo di giovani economisti cileni che si formò presso l’Università sotto l’egida di Milton Friedman e Arnold Harberger. Successivamente furono assunti a metà degli anni ’70 nell’amministrazione del ministero dell’economia del Cile, presieduto dal tecnico José Piñera, durante il regime di Augusto Pinochet. Le politiche del ministero di Piñera si caratterizzarono per il processo di privatizzazione e liberalizzazione dell’economia del paese, dopo le riforme collettiviste del governo socialista di Salvador Allende. Fu anche varata un’importante riforma del sistema pensionistico, basata sulla liberalizzazione e privatizzazione del monopolio pubblico della previdenza pensionistica. questo sistema pensionistico è stato recentemente recepito da altri paesi, anche europei. La teoria dei Chicago Boys è stata utilizzata per anni in tutto il mondo, soprattutto in quei paesi che chiedevano prestiti al Fondo Monetario Internazionale, in quanto quest’ultimo poneva come condizione per l’ottenimento dei prestiti l’applicazione di politiche economiche neo-liberiste, anche contro l’orientamento dei governi a cui si rivolgeva.

 

RIFERIMENTI

-www.treccani/economia.it

-www.wikipedia.it

Naomi Klein, Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri, Milano, Rizzoli Bur, 2007.

Nessun pasto è gratis, Torino, Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi, 1978.

Metodo, consumo e moneta, Il Mulino, 1996. 



[1] https://www.convincere.eu/criminologia/item/404-l-italia-e-i-crimini-dei-colletti-bianchi 

[2] https://www.convincere.eu/economia/item/445-marginalismo 

[3] https://www.convincere.eu/economia/item/485-scuola-austriaca

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