Cultura

Ore 7.00 di mattina – L’OROLOGIO ARANCIONE

Stamane il “vegano” lo vedo con il binocolo… troppo tardi… l’orologio corre e con lui anche le mie scadenze…

So che saltare il cornetto ed il cappuccino abbasserà notevolmente il mio livello di zuccheri nel sangue…
a metà mattinata avrò una crisi di astinenza…
durerà poco…
perché dietro l’angolo è già pronto un altro brindisi e come minimo contrattuale almeno una fetta di pandoro…

In questo periodo,
sarà il freddo…
sarà perché si deve…
sarà perché si beve e che adoro bere…
ma cene, pranzi e colazioni si incrociano e si sovrappongono come un mazzo di carte da distribuire in una mano di poker.

In questo periodo il corpo sa e si adatta…
ed io dietro di lui…
basta spostare di un foro la cintura, et voilà… il gioco è fatto! Pronta per la prossima abbuffata e il detto “finché c’è vita c’è speranza”, lo faccio mio, interpretato e diretto in un poco metaforico ma decisamente convincente “finché entro nei pantaloni ce la posso fare!”.

Ma torniamo allo scandire del tempo…
Per abitudine non porto orologi…
In casa non ne ho…
e tantomeno  li  ho mai desiderati…
Finché, un bel giorno ne ho ereditati una decina…
vecchi, usati ed impolverati…

Molti sono fermi,
da quanto non so…
per me, da sempre…
Per i precedenti proprietari senz’altro no…

li guardo
e non riesco a separarmene.
In realtà non hanno un gran valore…
Penso che li potrei gettare…
Ma non riesco a liberarmene…
hanno partecipato al gioco della vita,
hanno scandito ogni momento,
hanno subito sguardi…
 benevoli e malevoli.

Hanno partecipato alla guerra…
e hanno condiviso la pace…

No, non ce la faccio a separarmene…
Li tengo li
Fermi e spolverati…

Li guardo e mi chiedo quale sarà stato il loro ultimo attimo di vita,  il rintocco spirato di un meccanismo perfetto nato per sopravvivere all’umano…
Quando è successo?
Quando hanno smesso di funzionare?
Eppure in un minuto secondo,
di una certa ora,
di un nuovo giorno,
di un sicuro millennio,
il tempo si è fermato, mentre lo stesso tempo continuava imperterrito per la sua strada.

Di tutti gli orologi
Solo due sono funzionanti se così si può dire.

Per poter convivere con me,
si sono adattati,
hanno violentato il loro io,
hanno cambiato strada,
si sono riciclati e riproposti…
pur di evitare una fine indecorosa e definitiva.

Il primo è un vecchio orologio a cucù, che canta a casaccio le mie ore in una successione disordinata e alternata.

Quando è ora dei rintocchi…
Si spalanca la finestrella…
Il cucù canta il suo nome  ed io ipnotizzata dal suono familiare inizio a contare…

UNO, DUE, TRE,QUATTRO,
CINQUE rintocchi…
Poi si ferma…
Il cucù torna a dormire.
Sorrido e penso…
“Bravo, hai fatto il tuo dovere, tu batti le cinque mentre è  solo mezzanotte…”

L’altro ha superato se stesso…
È un orologio stile prime cucine americane…
anno indefinito…
pura plastica arancione.
Un pugno in un occhio.

Lo adoro,
è il mio.
Nonostante amici e conoscenti abbiano provato a domarlo, inserendo batterie sempre più potenti…
spingendo e forzando manualmente le lancette….
lui non ne ha voluto sapere e ha
continuato per la sua strada.

Lui non emette suoni sinfonici…
solo un giusto e sobrio ticchettio che non ha mai voluto abbandonare,
forse per mantenere un minimo di indipendenza dignitosa…
 per non cedere completamente ai miei voleri…
o solo semplicemente per ripicca…
Fatto sta che è magico…

….e la magia è il sale della vita

È lo stupore del momento…
Ecco ci risiamo…

È lo stupore del tempo.

Ogni tanto lo guardo e approvo.
Fisso le lancette nere sullo sfondo bianco.
Solo quella dei secondi è rossa.
Lei è quella che mi da più soddisfazione…
su di lei la magia è più evidente…
Corre…
come se corre!
… nulla da invidiare alle sue colleghe moderne…
corre inflessibile,
nel suo moto circolare e del tutto personale, procedendo spedita nel verso opposto.
Lei, veloce nemica di se stessa,
corre al CONTRARIO…
trascinando in dietro nel tempo,
in una contraddizione perfetta,
i minuti,
le ore
e i giorni…

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