Cultura

Nadir Malizia e la vita su quattro ruote

“Io mi sento un uomo normale, purtroppo vivo in una società disabile che non vuole vedere al di là dei propri occhi”. Apre così il secondo capitolo del libro, che si compone di 16 capitoli più una poesia finale dedicata all’amicizia Nadir Malizia. Nadir Malizia, nato a Cremona, classe ’76, è Giurista specializzato in Diritto Internazionale dell’Unione Europea. Fin da quando era adolescente ama scrivere per esprimere le proprie emozioni. Vita su Quattro Ruote è il suo primo libro. La sua intervista a C1V Edizioni:

NADIR MALIZIA, ALLA TUA PRIMA PUBBLICAZIONE: COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE IL LIBRO “VITA SU QUATTRO RUOTE”? 

Credo che arriva un momento della propria vita dove decidi di far conoscere la tua storia anche ad altre persone, scrivendo un libro. Ascoltando il telegiornale e leggendo i vari quotidiani ti capita di imbatterti in storie di famiglie che hanno figli con disabilità più o meno gravi, che fanno fatica ad essere aiutate e assistite da personale qualificato, che restano senza aiuti pubblici o che vedono tagliati sussidi per il trasporto, per l’istruzione per i bambini e i ragazzi che hanno bisogno dell’insegnate di sostegno, abbandonando a loro stessi anche i genitori. Un altro punto dolente è il settore della sanità, basti pensare alle malattie rare. Un mio amico è affetto da una malattia molto rara e i medici ancora non gli sanno dare una risposta. Trovo tutto questo assurdo!!!

Un altro motivo che mi ha portato a scrivere il libro è stata la poca informazione su come si vive in prima persona la propria disabilità e ancora la poca attenzione che i mass-media e altri mezzi di comunicazione fanno. Non dico che la situazione non sia cambiata rispetto al passato, ma questo secondo me, detto da una persona disabile, è ancora troppo poco, bisogna fare molto di più. Rispetto agli altri paesi europei siamo piuttosto indietro e questo non va assolutamente bene. Se leggiamo attentamente la Convenzione dell’ONU, che prende in esame i diritti delle persone diversamente abili, dovremmo avere potere d’acquisto, poter lavorare, viaggiare, espletare i beni di prima necessità. Ma tutto questo a quanto pare nel nostro paese ci viene negato.  

Per la società siamo considerati cittadini invisibili, invece siamo cittadini come tutti gli altri. 

COSA VUOL DIRE PER TE SCRIVERE UN LIBRO COME QUESTO?  

Vuol dire mettersi in gioco non soltanto scrivendo ma metterci la propria persona in prima linea. Quando decidi scrivere un libro sai ciò a cui vai incontro, specialmente quando affronti temi così delicati. Devi essere pronto a tutto, sia agli elogi sia alle critiche. Oltre ad affrontare il tema della disabilità, nel libro affronto anche un tema ancor più delicato: l’omosessualità. Certo non è stato facile affrontarlo ma ho voluto far capire anche come può vivere la propria omosessualità una persona disabile. Premetto che io sto bene con me stesso, sono pronto a essere anche criticato, purché sia una critica costruttiva, e non distruttiva, altrimenti il confronto non funziona. Le singole persone e la società in generale credono che quando decidi di stare con una persona in carrozzina devi fare da infermiere, ma non è così, questa cosa va sfatata. Avrò sempre bisogno di un aiuto, ma se riesco a fare le cose da solo tanto meglio.

A volte, devo essere sincero, mi da fastidio chiedere aiuto. I telegiornali e i vari mezzi di informazione parlano di omosessualità tra persone dello stesso sesso, ma non ho ancora visto nessuno affrontare questo argomento, visto e vissuto da una persona diversamente abile. Vi siete mai domandati come viviamo la nostra sessualità indipendentemente dallo proprio orientamento sessuale? In base alla mia esperienza personale ho conosciuto vari ragazzi gay con una disabilità e devo dire che il risultato non è incoraggiante. Molti tendono a nascondersi per paura di non essere accettati per quello che sono sostenendo che nessuno li amerà mai, altri hanno paura dei propri genitori, della reazione che potrebbero avere; parlando con persone di qualsiasi età molte volte mi è stato chiesto come faccio ad avere rapporti con una persona. Io con tutta tranquillità rispondo: e tu come fai, me lo spieghi? In quel momento mi accorgo che la persona che ho di fronte non sa cosa rispondere, diventando di tutti colori  dal forte imbarazzo. Eppure esiste un’altra realtà, alquanto bella, di persone speciali che vogliono essere amate per come sono. Sappiate che la perfezione non esiste, si cerca di raggiungerla ma solo uno lo è: Dio.

A CHI SI RIVOLGE IL LIBRO “VITA SU QUATTRO RUOTE” E PERCHE’? 

Il libro “Vita su Quattro Ruote” non ha un pubblico di lettori specifico ma credo sia molto ampio: è un libro per tutti. Si rivolge a coloro che non vivono direttamente una disabilità ma che magari hanno un amico disabile e quindi questo potrebbe essere un primo approccio al tema della disabilità. Oppure potrebbe essere un aiuto a tutti genitori che per paura, timore, non sanno come vivere la disabilità del proprio figlio. Leggendo il libro si possono avere tanti spunti, ad esempio se hai una disabilità non significa che la vita finisce ma con gli stimoli giusti e il sostegno della famiglia la vita continua anche se bisogna osservala in una prospettiva completamente diversa. O magari potrebbe rivolgersi agli stessi disabili che non riescono ad accettare la propria condizione, ma forse, se leggeranno questo libro, riusciranno a comprendere che si può svolgere una vita normale, si può fare qualsiasi cosa, basta volerlo. 

Vorrei che il libro diventi una “guida” anche se non lo è. Avere una disabilità non significa essere diversi ma avere invece una spinta in più, vedendo tutto ciò in modo positivo. 

COSA HAI VOLUTO TRASMETTERE AI LETTORI DEL LIBRO?  

Mentre scrivevo il libro ho voluto trasmettere che tutti noi siamo uguali con le nostre diversità. Inoltre, ho voluto trasmettere la mia essenza più profonda di essere umano, ritenuto da molti speciale, invece io mi ritengo una persona normale che cerca nel suo piccolo della sua esistenza di essere utile al prossimo, senza chiedere nulla in cambio. 

QUALI EMOZIONI HAI PROVATO NEL SCRIVERE QUESTO LIBRO?  

Questa è una bella domanda!!! Per me che sono una persona sensibile ed emotiva è stato come aprire la porta del proprio cuore a persone che non conosci e che improvvisamente sanno tutto di te, almeno in parte della tua vita. Mentre scrivevo le pagine della mia storia, un turbinio di emozioni cominciarono a prendere il sopravvento; pianti, risate, imbarazzo e molto altro. Anche ora che sto rispondendo alle domande dell’intervista del mio Editore, le mie emozioni sono vive. Questo è un bene, vuol dire che sono una persona profonda che sa leggersi, all’interno, nell’io più profondo. 

PERCHE’ CONSIGLI LA LETTURA DI QUESTO VOLUME?  

Consiglio la lettura di questo libro perché secondo il mio modesto parere chi deciderà di comprarlo e di conseguenza di iniziarne la lettura, farà un percorso insieme a me nella mia vita personale, intima, dove troverà delle domande con le quali si scontrerà cercando di darsi una risposta. Lo  consiglio perché fa riflettere, fa vedere una realtà con occhi diversi, inoltre, nel conoscere la mia storia, si potrà vedere l’uomo che vuole essere trattato come tale e non solo attraverso la carrozzina.

PERCHÉ HAI SCELTO DI PUBBLICARLO CON “EDIZIONI C’ERA UNA VOLTA”?  

Ho conosciuto la mia Casa Editrice tramite una mia amica scrittrice che me ne ha parlato bene. E ora eccomi qua!! Grazie all’editore Cinzia Tocci, che a creduto in me, e a Federica Barbarossa, che ha visto del potenziale in quello che avevo scritto, il mio sogno ha preso vita.  

COSA TI ASPETTI DA QUESTA OPERA? 

Spero che il libro venga letto da molti e che continui ad essere conosciuto anche in futuro. Per il resto verrà tutto da sé. Se mi capiteranno cose belle ben vengano, di sicuro non mi tirerò indietro.  

UNA DOMANDA FACOLTATIVA, COME AGLI ESAMI… FATTI LA DOMANDA E DACCI LA RISPOSTA. 

COME VEDI IL TUO FUTURO?

In futuro mi piacerebbe continuare a scrivere ma anche riuscire a svolgere magari la professione di Giurista aiutando chi ha bisogno. Mi piacerebbe svolgere un ruolo pubblico mettendoci la faccia, non per mania di protagonismo ma perché vorrei proprio essere la voce di chi non ha voce per difendersi. Voglio essere a disposizione degli altri. Quindi se avete bisogno della mia esperienza personale o altro sono qui o contattate la mia Casa Editrice che sarà lieta di appoggiare la mia testimonianza. 

Intervista integrale fonte: http://www.c1vedizioni.com/#!vita-su-quattro-ruote/cr6a

 

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