Cultura

FELICITA’

Si comincia con lo sperimentarne il benefico effetto in presenza di piccole dosi, quelle stesse che un giorno giungeremo a non considerare più così significative perché ne avremo bisogno di maggiori, di diverse, di più potenti! E’ così che capita quando subentra il fenomeno della “tolleranza”, tipico delle dipendenze.

Già perché quando si parla di felicità è facile trovarsi coinvolti nell’inesorabile vortice di una dipendenza e l’epoca di esordio del nostro primo contatto non farà che aggravare la situazione. In età precoce infatti, la condizione di fragilità è tale che ogni minima esperienza può risultare pervasiva alla nostra percezione ancora così vergine! Figuriamoci quindi, quando saranno svelate le intense e straordinarie sensazioni che la felicità procura. La nostra memoria giovane le registrerà senza dimenticarne mai l’effetto. E’ vero che non a tutti è concesso di assumere dosi adeguate di felicità, ma è pur vero che, anche solo per un attimo, succederà di sfiorarla, di incontrarla dentro un sorriso, di scorgerla nascosta in uno sguardo, sul palmo di una carezza, confusa con un suono…e, purtroppo, sarà sufficiente!

Si finirà per cercarla ancora, disperatamente, ovunque e sempre! E cominceranno le preoccupazioni perché ci si chiederà se ce n’è davvero per tutti, si inventeranno nuovi luoghi dove rovistare per trovarla, si rischierà persino di non riconoscerla confondendola con le tante altre cose che le assomigliano… e si leggerà di quanti ne hanno scritto, se ne parlerà, e si tenterà di forgiarne di esclusive, il più possibile conformi alle proprie idee.

Poi forse arriverà il giorno che ci convinceremo che la felicità è fatta veramente solo di attimi. Attimi sognati e attesi, magici e sorprendenti, inaspettatamente semplici che hanno il sapore bello di un’emozione…, attimi identici a quei sassolini che, se lanciati bene nel mare, finiscono nel profondo riverberando in cerchi perfetti; attimi che ubriacano i pensieri, attimi che sembrano non finire mai, attimi sospesi tra cielo e terra.

Probabilmente è la somma di questi attimi, piccole dosi di intenso effetto, che modellano di continuo la porzione di felicità di cui ognuno potrà godere. Se è così, il nostro compito è quello di catturare quanti più attimi possibile! E non c’è scampo, l’impresa di voler comprendere in quale misura la generosità di questa porzione sia determinata da noi stessi o dal destino che ci capita in sorte, è troppo impegnativa! L’umanità è da sempre indaffarata nel tentativo di risolvere dilemmi di questa portata, ed anche sulle possibili fonti della felicità, ora attribuendo la meglio al fato ora alla propria volontà, finisce comunque per chiamare in causa la responsabilità di entrambi.

Ad ognuno, quindi, la facoltà di optare per questo risolutivo compromesso, sano e a suo vantaggio! Perché prima o poi arriva il momento in cui ci ammalia la conquista di una sorta di pace. La tranquilla percezione dei propri passi non più costretti da affanni e da corse. Un’andatura più adeguata, consapevole del fatto che quegli attimi che cerchiamo da sempre sono nei paesaggi e negli sguardi che incontriamo nel nostro cammino, e le strade che percorriamo possono capitarci sotto i piedi per caso è vero, ma possiamo anche sceglierle.

E sarà anche questo a fare la differenza tra le nostre porzioni di felicità, che ci piaccia o no!

 

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