Cultura

IRENA SENDLER

Irena Sendler

Ho scoperto la storia di Irena Sendler grazie alla mail di una mia amica. E’ una storia poco conosciuta, una pagina di vero eroismo che merita di essere diffusa. Nata in Polonia, e’ morta nel maggio del 2008 all’età di 98 anni.

Irena Sendler era un’assistente sociale a Varsavia e quando scoppiò la seconda guerra mondiale, già sapeva quali sarebbero state le conseguenze delle politiche razziali della Germania di Hitler. Possedeva un lasciapassare per entrare nel Ghetto di Varsavia, perché era operatrice ufficiale del Dipartimento contro le malattie contagiose. La libertà di muoversi dentro le mura del Ghetto le permetteva di convincere i genitori dei bambini a farli uscire dalla prigionia e a farli vivere presso istituti religiosi e famiglie amiche con una nuova identità. Il suo scopo era di evitare perlomeno ai bambini gli stenti del Ghetto e di riunirli con i loro genitori in futuro.
L’organizzazione clandestina ZEGOTA l’aiutò nell’esecuzione di questo piano. C’era la necessità di reclutare fidate famiglie per i bambini, si dovevano procurare documenti falsi e soprattutto, si doveva organizzare l’evasione dei bambini. Furono escogitati e messi in opera diversi metodi: alcuni bambini venivano nascosti dentro le ambulanze che uscivano dal Ghetto insieme a Irena Sendler, lei stessa li nascondeva in borsoni e valigie (non veniva perquisita a fondo in quanto si sapeva che lavorava a contatto con malattie contagiose), si utilizzavano cunicoli segreti e le possibilità che offriva il grande Palazzo di Giustizia, che era situato come un’enclave nel mezzo del Ghetto di Varsavia. Così riuscì a trasferire circa 2500. Le nuove identità erano necessarie per celare i nomi ebrei dei bambini e anche per evitare ripercussioni sui loro parenti qualora fossero stati scoperti. Irena Sendler scriveva, aggiornava e manteneva le liste dei nomi veri e di quelli nuovi. Sapendo di dover proteggere queste liste dalla scoperta da parte dei nazisti e per poterle poi utilizzare per la riunione dei bambini con i loro genitori, a guerra conclusa, le pose dentro a dei vasetti vuoti di marmellata e le sotterrò sotto un albero di mele in un giardino di conoscenti a Varsavia. La vita futura di questi bambini era legata a queste liste nascoste nei vasetti.
Il 20 ottobre 1943 Irena Sendler venne arrestata. Lei non nominò i suoi collaboratori e non rivelò mai il nascondiglio delle liste dei bambini nonostante la sua abitazione fosse stata perquisita a fondo. Neanche la tortura le fece cambiare opinione: le vennero fratturate le gambe. Rimase per il resto della sua vita claudicante e bisognosa dell’aiuto del bastone per camminare. Le liste dei bambini nascoste nei vasetti interrati rimasero sicure. Infine venne condannata a morte. L’organizzazione ZEGOTA, a sua insaputa, corruppe l’ufficiale che doveva ucciderla e che la aiutò a fuggire. Lei stessa visse fino alla fine della guerra in clandestinità e lesse la notizia della sua morte nei volantini affissi a Varsavia. La vita della maggior parte dei genitori finì a Treblinka. Dei 450.000 ebrei rinchiusi nel Ghetto soltanto circa 1.000 sopravvissero all’Olocausto. I pochi genitori rimasti furono riuniti con i loro bambini dopo la guerra utilizzando le liste nascoste nei vasetti di marmellata.
La sua lista, due volte più lunga di quella di Oskar Schindler, è custodita allo Yad Vaschem, il memoriale dell’Olocausto in Israele. Nel 1965 fu insignita della medaglia dei giusti, anche se poi ha dovuto aspettare 18 anni per andare a Gerusalemme, a piantare il suo albero.
C’è un sito, www.irenasendler.org, che raccoglie il suo messaggio e la sua storia.
L’anno scorso Irena è stata proposta per il Premio Nobel della Pace.

 

Non è stata nominata.

 

Lucia Germini

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