Criminologia

TECNOLOGIE AL SERVIZIO DEL CDV

Nell’ambito delle numerose proposte per la prevenzione dei reati e la sicurezza urbana che negli ultimi anni si sono palesate sullo scenario nazionale, spicca emerge e sovrasta tutte, senza temere rivali, l’ormai noto progetto del Controllo del vicinato.

Questo semplice ma efficace sistema di mutua assistenza tra cittadini finalizzata al recupero del capitale sociale e del controllo informale del territorio è approdato in Italia grazie all’intuizione e la perspicacia di alcune persone che da semplici cittadini e/o fedeli servitori dello Stato si sono trasformati in security officer con l’unico e condiviso intento di recuperare il controllo dei propri territori e aiutare gli abitanti delle loro giurisdizioni a diminuire le proprie vulnerabilità ambientali e comportamentali e di conseguenza i reati contro il patrimonio. Mi piace citare, sempre, il promotore ufficiale dell’iniziativa, che ha importato in Italia il CDV, Gianfrancesco Caccia, al quale si sono presto affiancati Leonardo Campanale e il sottoscritto Francesco Caccetta, fautori, insieme a tante altre persone, della creazione dell’associazione nazionale del Controllo del Vicinato (www.controllodelvicinato.it) che da ora in poi chiameremo ACDV. Le tre persone, sopra individuate, osservate dal punto di vista sociologico, incarnano quelle che sono le tre istanze del controllo del vicinato, che come vedremo, può nascere dalla richiesta di volenterosi cittadini come Gianfrancesco, da illuminati amministratori come Leonardo, o da componenti delle forze dell’ordine come l’autore di questo testo.

In un momento storico che vede l’Italia arrancare di fronte alle problematiche ataviche, reiterate e mai risolte, dove l’unico paradigma prevalente è quello dell’affrontare solo le difficoltà dell’emergenza e dove le uniche alternative allo stato attuale della sicurezza vengono individuate in ennuple promesse  inattuabili, o deleghe improbabili (ronde e passeggiate varie) che sanno di fideismo, resa e abbandono a sé stessi dei cittadini, il Controllo del vicinato appare sempre di più una risposta efficace e attuabile, se non altro perché senza costi e basata sulla coesione e non sulla divisione. Ogni novità e ogni coinvolgimento di gruppi eterogenei, a causa di diversità di pensiero dovute sia alla propria appartenenza politica, sia al convinto manicheismo di qualcuno, comporta inizialmente tentativi di azzardati aggiustamenti e personali modifiche del paradigma iniziale. Queste situazioni, spesso sconvolgono il significato ontologico del progetto con conseguenze che possono andare dalla confusione generale, al rendere inutilizzabile o inutile l’operato dei componenti dei gruppi di controllo del vicinato a livello locale.

Questi Tweak freak (tweakers), cioè chi ossessivamente cerca di “migliorare” le prestazioni del proprio gruppo, agiscono spesso in buona fede ma la scarsa o approssimativa conoscenza del progetto, potrebbe rendere il loro operato prodromico di nefaste deviazioni e fallimenti.

Per questi motivi, premesso che sia il logo del CDV che il nome del progetto sono registrati e di proprietà dell’Associazione Nazionale del Controllo del vicinato (ogni utilizzo deve essere quindi autorizzato), chiunque decida di aderire al progetto ed esportarlo nel proprio territorio, dovrà seguire le regole dello Statuto e i regolamenti dell’Associazione, mirati soprattutto a un percorso univoco e che non lasci spazio a strane personalizzazioni o pericolose derive.

Detto ciò, ritengo sia necessario fare luce su alcune dinamiche che regolano il funzionamento dei gruppi del controllo del vicinato, soprattutto alla luce delle ultime e continue evoluzioni del programma, dovute all’inevitabile introduzione nell’impalcatura del sistema, delle tecnologie già esistenti che ben si prestano agli scopi del progetto e del sodalizio tra cittadini. 

WHATS APP E FACEBOOK

Parliamo quindi dell’ausilio tecnologico al controllo del vicinato, che consiste nell’utilizzo dei Social Network e dei sistemi di Instant Messaging e in particolare di Facebook e Whats App, i quali caratterizzano la versione del CDV 2.0.

Studiare la sicurezza urbana significa in primo luogo individuare in un determinato territorio i vari rischi cui sono sottoposti gli abitanti e i loro beni, fornendo dati e informazioni utili a progettare dei sistemi di prevenzione efficaci. L’obiettivo degli esperti di sicurezza è di conseguenza quello di ridurre il più possibile tali rischi attingendo a tecnologie e soluzioni organizzative efficaci” (Marco Strano).

Questi straordinari e diffusi strumenti di comunicazione, che per il momento vanno a supplire ad una più ambita piattaforma dedicata per il CDV (una App per IOS e Android, ancora in stato embrionale), sono stati da subito utilizzati quali ausili tecnologici dai componenti dei gruppi di CDV e, i primi ad avvalersi di loro, sono stati i gruppi del CDV di Castel Ritaldi, su intuizione dello scrivente (chiedo venia per la nota narcisistica) che ne disciplinava l’utilizzo sin dal 2012. Il loro uso, in questo momento, sta dando grandi risultati in termini di funzionalità ed efficacia per le varie funzioni del CDV, che spaziano dalla prevenzione dei furti e delle truffe, a utilizzi più ampi quali, ad esempio, prevenzione e repressione del degrado ambientale e ricerca di persone scomparse. Proprio l’esperienza diretta e sul campo, di queste nuove tecniche introdotte all’interno del progetto del CDV e delle criticità rilevate, ci porta a fare delle inevitabili e utili considerazioni, cercando di tracciare quelle che potrebbero essere le linee guida per il corretto utilizzo delle tecnologie in questione.

La prima importante precisazione da fare è che il controllo del vicinato non è identificabile nelle chat di Whats App e neanche nelle pagine di Facebook, che restano esclusivamente degli ausili tecnologici, delle protesi virtuali alla normale e più antica forma di comunicazione orale. Non è corretto identificare il progetto del controllo del vicinato con questi strumenti, poiché la filosofia del citato sodalizio consiste nella riflessione sulle proprie vulnerabilità e sulla comprensione e consapevolezza del senso di appartenenza, delle capacità individuali di percezione del pericolo e trasformazioni delle intuizioni in segnalazioni qualificate alle forze dell’ordine. Tutto questo non può essere ridotto e circoscritto solo da una tastiera e un display. Il controllo del vicinato è anima e cervello, senso di responsabilità e altruismo, condivisione e compartecipazione!

L’introduzione di Whats App e la sua recente reiterata mediatica associazione al CDV, hanno di fatto creato confusione e false aspettative da parte dei nuovi aderenti ai gruppi di controllo del vicinato ma lo stesso è successo anche per coloro che avevano inizialmente ben compreso il senso del progetto. Alcuni membri di gruppi, hanno modificato i comportamenti appresi nella fase di formazione, con avventate decisioni propedeutiche solo al fallimento del progetto a livello locale o addirittura alla creazione di strane creature, che del CDV hanno solo il logo. E’ bene quindi ribadire, ancora una volta, che il CDV non si identifica nelle chat di Whats App ma ne utilizza la tecnologia per rendere più agevole e tempestiva la comunicazione tra i componenti del gruppo. Le chat di messaggistica istantanea, funzionerebbero meglio se di tipo unidirezionale, cioè un solo responsabile, o un ristretto numero di persone, che scrivono le notizie sulla chat e tutti gli altri consorziati che leggono e recepiscono le segnalazioni, alzando l’attenzione circa cose particolari da individuare per poi chiamare le forze dell’ordine e riferire (es. targhe di auto rubate note, persone che hanno appena compiuto un reato di cui si ha la descrizione, auto con persone sospette da individuare nel territorio poiché segnalate dalle FFOO ecc.).Questo tipo di chat, molto vicine al modello burgenet della Polizia Olandese, non sono di facile gestione perché richiedono impegno costante da parte del coordinatore o di chi se ne assume l’onere di gestirle e sarebbero invece molto efficaci se dirette da personale delle FFOO, ma per il momento non abbiamo raggiunto questo livello modello “broadcasting”. Invece è più facile che la o le chat vengano gestite in maniera conversazionale, quando cioè la produzione di informazione avviene in un flusso bidirezionale in tempo reale o in memoria. Questo tipo di gestione della messaggistica, può comportare qualche problema, soprattutto perché un sovraccarico di messaggi che provoca un continuo stimolo acustico può diventare elemento di disturbo per chi è iscritto e motivo di cancellazione e fuoriuscita dal gruppo.

Questo significa, che, nel caso di chat conversazionale, le persone che fanno parte del controllo del vicinato, non devono scrivere continuamente (e a tutte le ore anche notturne) le loro percezioni circa imminenti rischi di furto, che possono significare una o più persone o veicoli sospetti notati aggirarsi nella via, perché, com’è ormai risaputo, per evitare un reato, conta moltissimo la tempestività della segnalazione alle forze dell’ordine, non la condivisione con tutto il gruppo di un sospetto potenzialmente pericoloso. Nulla quaestio se poi, dopo avere chiamato le forze dell’ordine, si decide di pubblicare (in orari adeguati, tranne un imminente pericolo di interesse comune) anche cosa si è visto allertando gli altri, precisando però di avere già informato il 112 o il 113. Coloro che leggeranno la notizia, qualora costatata la stessa cosa, potranno poi decidere di comunicare a loro volta alle forze dell’ordine, l’attuale nuova posizione delle persone o veicoli sospetti già segnalati, aiutando gli agenti a raggiungere più facilmente l’obiettivo, che resta quello di individuare i potenziali autori di un reato e identificarli prima che inizino a commetterne. Stessa importanza, deve avere la tempestiva comunicazione nella chat, della cessata esigenza, per evitare un protrarsi inutile dell’allarme. Per chi ricorda la teoria della prevenzione situazionale, quella che vedeva i tre elementi concomitanti utili al raggiungimento dell’obiettivo del ladro, questo è il tipico intervento del controllo del vicinato per andare a rimediare al terzo elemento in questione e cioè, quello di assenza di vigilanza. In questo caso, la segnalazione immediata e qualificata alle forze dell’ordine, impedirà che i ladri possano agire indisturbati. Limitarsi a scrivere la segnalazione sulla chat di Whats App e aspettarsi che qualcuno condivida il sospetto e si decida a chiamare le forze dell’ordine, sia questi un altro elemento del gruppo, sia un coordinatore, significa solo perdere tempo lasciandone invece a disposizione dei ladri che, come sappiamo, possono commettere un furto anche in soli tre o quattro minuti. Anche per i social network vale lo stesso principio delle chat. Possono essere create pagine (aperte e non gruppi chiusi) gestite dal solo coordinatore ma senza possibilità di inserire post da parte dei consorziati se non prima vagliati dagli amministratori della pagina, oppure scegliere non moderare i post lasciando a ognuno la libertà di scrivere quello che vuole (ipotesi non consigliata).  L’eventuale pagina di facebook creata ad hoc per ogni gruppo o insieme di gruppi (in zone limitrofe è meglio restare uniti e convogliare in un’unica pagina, per evitare duplicazioni o dispersioni di notizie) dovrebbe essere aperta a tutti, in modo da invogliare altre persone ancora titubanti ad aderire al CDV. Proprio perché aperta a tutti, la pagina social, non dovrebbe essere utilizzata per le segnalazioni di persone o mezzi sospetti (ancorché già segnalati alle Forze dell’ordine), poiché sulla piattaforma in questione ci saranno anche persone che non hanno avuto la formazione adeguata e potrebbero assumere comportamenti non in linea con lo spirito e le regole del CDV. Nella pagina di Facebook, potrebbero invece essere scritte notizie sempre attinenti alla sicurezza del territorio, ma di più ampio respiro, come ad esempio, situazioni di pericolo per improvvise voragini sulle strade, segnalazioni di una serie di furti o truffe avvenute nel territorio o in quelli limitrofi (per aiutare le persone ad evitare di restare a loro volta vittime) e tutti gli alerts del caso, mirati soltanto a mettere in guardia gli abitanti locali. Nella pagina, sarà sempre meglio dichiarare che non saranno tollerate frasi offensive o xenofobe contro chiunque, invitando tutti a mantenere un tono dignitoso e rispettoso delle leggi, ricordando che anche un delinquente, se offeso pubblicamente (certi post su facebook equivalgono alla diffamazione a mezzo stampa) potrebbe ricorrere alla Giustizia per fare valere i propri diritti, mettendo in difficoltà tutti i componenti del gruppo ed in particolare che commenterà positivamente il post incriminato.

Riepilogando, l’utilizzo dei social network e delle chat, deve restare confinato alla sola esigenza di condivisione e comunicazione interna dei gruppi, mentre le segnalazioni qualificate alle forze dell’ordine devono essere fatte da chi osserva per primo i fatti sospetti, senza indugiare. Solo così ci possono essere margini di riuscita nell’intento di impedire ai ladri di agire. Le forze dell’ordine sono abituate a ricevere segnalazioni e quindi non ci sono problemi particolari se ne ricevono qualcuna in più. Saranno gli operatori delle centrali operative del 112 o 113 a fare una cernita delle segnalazioni decidendo poi l’utilità e la priorità degli interventi. La cosa più importante è fare senza indugio segnalazioni qualificate, ricordandosi sempre di osservare ed annotare i numeri di targa e i modelli dei veicoli da segnalare e la descrizione del numero, e altri particolari, delle persone che stiamo segnalando come sospette.

Come abbiamo appena appreso, un fattore importante, per i membri dei gruppi di controllo del vicinato, è la capacità di fare segnalazioni qualificate e questa caratteristica può essere innata oppure appresa durante le dovute e necessarie riunioni formative.

La prima cosa per un perfetto abbrivo di un gruppo di controllo del vicinato, è prevedere che le persone che ne faranno parte debbano partecipare necessariamente a un primo convegno formativo. Nel corso dell’incontro, oltre alle informazioni sul progetto generale del controllo del vicinato, saranno spiegate le modalità per eliminare le vulnerabilità ambientali e comportamentali di ognuno, spesso causa della commissione dei reati da parte dei delinquenti di turno. Verranno poi illustrate le modalità con le quali fare segnalazioni qualificate alle forze dell’ordine e si parlerà del ruolo del coordinatore, definendone i compiti e i limiti. 

IL RUOLO DEL COORDINATORE

Il ruolo del coordinatore, figura da individuare, anche tra gli stessi partecipanti al meeting, sarà ben spiegato dal relatore al primo incontro. Sarà chiaro sin da subito che la sua figura si diversifica da quella dei singoli componenti del nascente gruppo per almeno due motivi. Il primo, è che il coordinatore sarà l’anello di congiunzione tra l’Amministrazione Comune, le forze dell’ordine e i componenti del suo gruppo di controllo del vicinato. Il coordinatore, interagisce con le predette figure istituzionali, rappresentando problematiche di ampio respiro che riguardano la sicurezza nel comprensorio ove vivono i cittadini a lui affidati (scarsa o insufficiente illuminazione, degrado ambientale, ecc.) e riportando a quest’ultimi le notizie e gli alerts dati dalle forze dell’ordine. Spetta a lui, o persona di fiducia da lui delegata, gestire la pagina facebook (eventuale ma utile) e soprattutto la chat di Whats App, fungendo da moderatore.

Il secondo motivo è che il coordinatore, sarà poi quello che formerà le persone che successivamente al primo incontro, chiederanno di aderire al gruppo del controllo del vicinato locale. Gli altri compiti del coordinatore possono essere, quindi, così riassunti:

§  Comunicare le segnalazioni importanti alla polizia e ricevere (dalle forze dell’ordine o terzi) informazioni sulle azioni criminali più recenti nella zona o in zone limitrofe e trasferire le informazioni ai vicini con un semplice passaparola attraverso “ticket”/SMS/Whats App/mail/passaparola;

§  Incoraggiare la vigilanza tra i residenti dell’area e promuovere tra il vicinato la messa in pratica di misure preventive del crimine (eliminazione delle vulnerabilità);

§  Mettere insieme piccoli indizi per poterli comunicare alle forze dell’ordine se necessario in modo più analitico;

§  Accogliere nuovi vicini informandoli e integrandoli nell’attività̀ di controllo del vicinato.

FORMAZIONE DEI GRUPPI CDV

A questo punto, è chiaro che i gruppi di controllo del vicinato, sia quelli classici formati da persone che si conoscono e si uniscono nella zona per operare insieme, sia quelli che interagiscono con l’utilizzo di watsapp, devono necessariamente avere partecipato ad una riunione formativa.

Fermo restando che l’ACDV consta di un direttivo nazionale e di un organigramma di persone con incarichi diversi, individuabili sul sito web dell’associazione, proviamo a dare qualche indicazione operativa che possa essere utile ai nuovi gruppi o aspiranti tali.

La prassi, per la creazione di un gruppo di controllo del vicinato, in buona sostanza dovrebbe essere la seguente: un primo gruppo si crea all’atto del primo incontro formativo con il relatore dell’associazione del CDV Nazionale (ACDV) o persona incaricata dalla stessa ACDV. Successivamente, tutti coloro che vogliono aderire a quel gruppo già costituito (e registrato sul sito www.controllodelvicinato.it), devono dare i loro dati al coordinatore (che uscirà dal primo incontro formativo e su scelta del gruppo), il quale li inserirà in una lista provvisoria (a volte anche un gruppo apposito di Whats App) in attesa di raggiungere un numero adeguato di nuovi aderenti, in modo da organizzare una nuova riunione con loro e formarli insegnando loro la filosofia e le regole del CDV. Questa formazione può avvenire, se ci sono le condizioni, anche ad opera dello stesso coordinatore il quale, può sempre decidere di ricorrere ancora ad un relatore ufficiale della ACDV previo accordo con il comitato esecutivo. Tutte le iniziative prese dai singoli coordinatori che vanno fuori da queste regole non consentono l’adesione al CDV. In poche parole possono essere iscritte e quindi registrate nel database dei gruppi della ACDV Nazionale, solo i gruppi, i cui componenti erano presenti alla prima formazione e successivamente quelli aggiunti, la cui garanzia di avvenuta formazione dovrà essere fornita dal coordinatore di quel gruppo al comitato esecutivo.

La notizia della nascita di un nuovo gruppo di controllo del vicinato, spesso divulgata dai media locali, suscita l’entusiasmo di altre persone che a loro volta esprimono il desiderio di voler estendere il progetto anche nel loro territorio. Questo può dare luogo a richieste di informazioni dirette alla ACDV, previo utilizzo del sito web www.controllodelvicinato.it, oppure alla ricerca di  un contatto diretto, da parte del promotore del nuovo gruppo, con uno dei coordinatori del CDV a lui vicino, per chiedere aiuto per la realizzazione del nuovo sodalizio. In questo caso, quel coordinatore che riceve la richiesta, dovrà necessariamente attenersi alla seguente prassi: invitare il nuovo gruppo, tramite il suo promotore, ad inoltrare richiesta di censimento di un gruppo di Controllo del Vicinato sull’apposita pagina del sito dell’ACDV (http://controllodelvicinato.it/i-gruppi-cdv/censimento-dei-gruppi-cdv/), informando che l’adesione all’Associazione dà diritto a richiedere supporto e documentazione. In seguito, quel promotore sarà contattato dalla ACDV che gli indicherà, con una comunicazione scritta, il nome e i recapiti del relatore più vicino per fare il primo incontro formativo con gli aspiranti aderenti al progetto. E’ importante che ogni coordinatore segua questa regola, invitando i nuovi promotori a seguire l’iter di registrazione, garantendo così all’ACDV, di mantenere sempre il controllo della situazione dei gruppi in ambito nazionale e l’uniformità d’intenti e sviluppo del progetto. 

RAPPORTI CON LA STAMPA 

Il successo del Controllo del Vicinato, attira sempre più l’attenzione dei mass media i quali non esitano a intervistare vari soggetti appartenenti al sodalizio pubblicando, a volte, notizie imprecise e fuorvianti. Per assicurare la giusta divulgazione di notizie e garantire che la filosofia del Controllo del Vicinato sia ben compresa e diffusa, il comitato esecutivo della ACDV ha nominato un responsabile dei rapporti con la stampa che sarà l’unico delegato a rilasciare interviste sul progetto del Controllo del Vicinato. Salvo poi autorizzare di volta in volta i coordinatori a livello locale se ritenuto opportuno o rilasciare deleghe lunghe che potranno essere valutate in caso di interventi per stampa locale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Caccetta

Criminologo; Ufficiale R.Str.E. dei Carabinieri; Laureato con lode in Laurea Magistrale in Ricerca Sociale per la sicurezza interna ed esterna, Laureato con lode in Scienze per l’investigazione e la Sicurezza; Master in Antropologia Filosofica, Criminologia e Tecniche Investigative Avanzate; grafologo della consulenza peritale. Autore del libro sul Controllo del Vicinato "L'occasione fa bene al ladro".

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