Criminologia

Reagire allo stalking: un diretto esempio di sesso non-più debole

“Le donne sono state fatte per essere amate, non per essere capite…”  (O. Wilde – Il ritratto di Dorian Gray) 

In questo periodo sentiamo parlare tanto di femminicidio, violenza sulle donne, stalking e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente sono fenomeni da non sottovalutare e da tenere sotto attenta osservazione ma purtroppo si può notare un crescente interesse mediatico verso la figura della donna vista come una vittima senza via di scampo. Anni di lotta per le pari opportunità messe per un momento da parte a favore di una visione della donna come il sesso debole alla mercè degli istinti violenti e animaleschi di un uomo.

C’è ancora chi osa definire le donne il sesso debole? Innumerevoli esempi nella vita quotidiana mostrano come le cosiddette “deboli” in realtà siano le vere colonne della società contemporanea, e per fare un esempio pratico parlando di violenza sulle donne, condivido con voi una reale esperienza che dimostra come una donna può avere la forza di reagire sull’erroneamente definito “sesso forte”.

Personalmente avendo svolto attività di consulenza criminologica per una giovane donna di nome Francesca (nome di fantasia, per preservare la privacy), nelle fasi successive alla conclusione delle prime fasi giuridiche della vicenda e, d’accordo con lei, vorrei condividere brevemente la sua esperienza:

Francesca ha 18 anni, frequenta il quinto anno di liceo in una grande città italiana, ottima famiglia, ben educata, solare, appassionata d’arte, tante amiche. Un giorno d’autunno conosce Carlo (altro nome di fantasia), un ragazzo di qualche anno più di lei. Carlo si mostrà subito gentile, premuroso, dolce, il che spinge Francesca a iniziare una relazione sentimentale con lui. Poco tempo e la premura e la gentilezza di Carlo si trasformano in gelosia e possessione, non permette più a Francesca di vedere le sue amiche, pretende che dedichi a lui tutto il suo tempo libero. Alla notizia ricevuta dalla ragazza che gli comunicava che sarebbe partita per le vacanze estive con i genitori, Carlo reagisce urlando che lui non avrebbe mai abbandonato Francesca in questo modo e che se lei fosse partita davvero, al suo ritorno l’avrebbe rapita e abbandonata su di una montagna sperduta e durante la discussione picchiava ripetutamente Francesca sulle gambe. Circa un mese dopo l’inizio della relazione, Francesca un giorno decide di marinare la scuola per recarsi dalla sua migliore amica, Carlo prende male la notizia che non avrebbe dedicato il sabato a lui e inizia a mandare messaggi intimidatori e successivamente minacciando di suicidarsi se Francesca non si fosse recata subito da lui. La ragazza, spaventata dalla minaccia di suicidio, decide di assecondarlo e si fa venire a prendere. Carlo porta Francesca su una collina poco frequentata vicino le loro abitazioni, e puntandole una pistola alla tempia la minaccia dicendo “Oggi mi hai fatto molto arrabbiare, hai dimostrato di non volermi bene. Adesso con questa ti ammazzo e poi mi ammazzo e si muore insieme.”

Prima dimostrazione di forza di Francesca: seppur spaventatissima, non perde la calma, decide di assecondare il ragazzo assicurandogli che tutto sarebbe andato bene e che il suo amore era solo per lui e lo abbraccia convincendolo a metter da parte l’idea dell’insano gesto. Francesca torna a casa incolume e il giorno successivo Carlo si comporta con normalità, nessuna dimostrazione esagerata con l’unica eccezione che alla ragazza era vietato vestirsi in modo elegante.

La mattina seguente Francesca si trova a scuola e inizia a ricevere una serie di messaggi da Carlo che pretendeva che scappasse dall’aula per andare da lui. Al sedicesimo messaggio al quale Francesca non risponde e Carlo inizia a stazionare davanti l’ingresso del liceo per tutta la mattinata. L’ultimo sms ricevuto si conclude con “se non scendi subito vado a prendere la pistola”, alchè, impaurita ma non abbattuta, Francesca prende di petto la situazione e si confida immediatamente con la sua insegnante, la quale le proibisce di uscire di scuola e ne convoca la madre. Su richiesta della stessa ragazza, viene convocato anche lo psicologo del liceo e lei stessa telefona all’Arma dei Carabinieri per sporgere immediatamente denuncia nei confronti di Carlo.

Ovviamente accade una successiva serie di eventi, che non riporto su richiesta dell’interessa, a seguito dei quali Carlo verrà arrestato, processato per il reato di stalking, violenza e tentato omicidio, riconosciuto semi infermo di mente.

Francesca ha vissuto con ansia e paura per un mese circa della sua vita, viveva con il terrore di poter incontrare Carlo in ogni luogo e, di conseguenza, di rischiare la vita. In seguito è stata diffidente verso altri eventuali ragazzi che mostrarono interesse verso di lei, ma immediatamente dentro sé ha trovato il coraggio di andare avanti, non abbattersi, e lottare contro il suo “carnefice” reale e quello interiore. Anche dal punto di vista sentimentale è riuscita ad andare avanti, seppur con diffidenza e “piedi di piombo” ma con il carattere sicuramente forgiato e rafforzato dalla terribile esperienza.

Possiamo facilmente notare dalla storia di Francesca come una semplice gelosia possa portare a risvolti quasi tragici. Se Francesca non avesse reagito calmando Carlo, ma fosse stata sopraffatta dal terrore, sarebbe oggi qui a raccontarci la sua storia?

Lo stalker, solitamente, è una persona con problemi d’interazione sociale, che agisce in una determinata maniear al fine di consolidare una relazione sentimentale imponendo la propria presenza e insistendo anche nei casi in cui si sia ricevuta una chiara risposta negativa (come possiamo ben vedere).

L’Arma dei Carabinieri, nella Sezione Atti persecutori del Reparto Analisi Criminologiche,  ha definito cinque profili in cui uno stalker potrebbe inquadrarsi:

·         Il risentito: è caratterizzato da rancori per traumi affettivi ricevuti da altri, secondo lui, ingiustamente (tipicamente una relazione sentimentale conclusa per il volere del partner);

·         il bisognoso d’affetto: essendo desideroso di bruciare le tappe di un ordinario rapporto in una relazione sentimentale insiste a perseguire la vittima convinto di attrarla. Non sopporta che altre persone siano interposte tra lui e la vittima.

·         il corteggiatore incompetente: essendo “ignorante” nelle modalità di corteggiamento, opera uno stalking di breve durata temporale risultando opprimente ad asfissiante arrecando un fastidio dal punto di vista giuridico preterintenzionale;

·         il respinto: essendo stato rifiutato dalla vittima, desidera contemporaneamente vendicarsi dell’affronto ma allo stesso tempo riprovare a ricucire la relazione con la vittima stessa;

·         il predatore: sceglie l’obbiettivo per un interesse puramente sessuale. E’ eccitato dall’idea di essere un predatore a caccia e usa come arma principare l’incutere paura nella vittima. (fonte Wikipedia)

Si può vedere come Carlo rispecchia allo stesso tempo sia il “bisognoso d’affetto” che il “respinto”: dopo poco tempo di frequentazione, prima reagisce abbattendosi e parlando come se fosse una vittima alla notizia della partenza per le vacanze estive, successivamente perde il controllo nel momento in cui Francesca desidera trascorrere una giornata con la sua migliore amica e arriva a minacciare il suicidio se non fosse corsa da lui. Nel frangente immediatamente successivo si delinea anche la figura del “respinto”: Carlo vede Francesca a un bivio tra lui e la sua amica e vedendo che la ragazza ha preferito la seconda, la minaccia di morte (desiderio di vendetta) ma allo stesso tempo vuole stare con lei (espressa premeditazione di suicidio successivo all’omicidio). Ben due profili su cinque caratterizzano questo stalker.

Dall’altro lato, Francesca ha mostrato una fermezza e una convinzione che non sempre si può dare per scontato. Nelle situazioni di stress il livello di adrenalina prodotta dall’organismo porta a comportarsi in modo istintivo, infatti, questo ormone, una volta prodotto e rilasciato in circolo, accelera la frequenza cardiaca, dilata le vie aeree a livello brochiale e restringe i vasi sanguigni quindi, in poche parole, migliora le prestazioni dell’organismo per pochi istanti preparandolo a un’eventuale reazione di “attacco o fuga”. Ci sono vari scenari ipotizzabili e non si può prevedere quale conseguenza porterebbe ognuno di queste.

Così come non si può prevedere la reazione in situazione di stress, come la maggior parte degli eventi criminali, anche lo stalking stesso è difficile da prevedere. L’unica arma è la prevenzione: reagire alla violenza del partner, seppur solamente psicologica (vedesi il Gaslighting), prima che essa sfoci in comportamenti fisici violenti. Avere una reazione pronta ed efficace in una fase successiva, come Francesca, non sempre è possibile data la debolezza dell’animo umano nel reagire alle situazioni stressanti e non sempre lo stalker sarà ben disposto a fermarsi accogliere la richiesta della vittima.

Concludendo, Francesca ha chiesto di restare anonima poiché non sente di essere un’eroina bensì l’ennesima vittima (fortunata) di un fenomeno, purtroppo in crescita, che poteva essere prevenuto se si fosse resa conto un’attimo prima di ciò che stava per accadere. Questa testimonianza, di un caso analizzato dal sottoscritto, nasce dal desiderio di Francesca di condividere la sua esperienza ed è altresì un’esortazione verso le donne a continuare a dimostrare di non essere il “sesso debole” nel momento in cui è più difficile farlo. 

Dott. Dariush Rahiminia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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