Criminologia

La prova regina (Uomini che uccidono le donne)

Luciano Garofano - Uomini che uccidono le donne

di Luciano Garofano[1]

Gynocide per la femminista americana Andrea Dworkin o femicide (femmicidio), secondo Diana Russell, sociologa e criminologa statunitense, sono i termini usati per descrivere la violenza sistematica che gli uomini compiono nei confronti delle donne, fino a provocarne la loro morte. E’ stato stimato che negli Stati Uniti si verifica uno stupro ogni 6 minuti e ogni 15 secondi una donna viene picchiata.

La violenza contro le donne e le ragazze è un fenomeno di proporzioni allarmanti: almeno una donna su tre in tutto il mondo ha subito violenze fisiche, sessuali o abusi di altro genere nella sua vita, spesso provenienti dal proprio partner.

Secondo la Banca Mondiale, nelle donne di età compresa tra i 15 ed i 44 anni, il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, incidenti o malaria.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera la violenza alle donne come una priorità per la sanità pubblica e una violazione dei diritti umani: un problema che viene troppo spesso ignorato o sottostimato anche perché, una delle manifestazioni di violenza più comune, è quella domestica.

Ed è proprio per cercare di arginare questa mattanza che nel 2010 è nata a New York, la United Nations Women, una nuova agenzia dell’ONU, che ha come obiettivo quello di promuovere e velocizzare il processo di eguaglianza delle donne nel mondo. Nei primi giorni di luglio del 2011, l’agenzia ha fatto il suo primo debutto, con la pubblicazione del primo rapporto, che è stato presentato al Palazzo di Vetro dalla sua direttrice, la signora Michelle Bachelet, ex presidente del Cile. Nel rapporto, si evidenziano i progressi fatti nel tempo per contrastare la violenza alle donne ma si sottolinea anche come, al giorno d’oggi, via siano ancora 603 milioni di donne che vivono in 125 Paesi in cui la violenza di un marito o di un padre nei confronti della moglie o delle figlie, non è considerato un crimine. Ed i numeri sono destinati a salire se si parla di stupro all’interno delle mura domestiche: 52 Paesi lo riconoscono e lo perseguono, ma 2 miliardi e mezzo di donne non possono nemmeno denunciarlo perché nel loro Paese non costituisce reato.

Secondo l’ultimo Rapporto ISTAT sulla Violenza e i Maltrattamenti contro le Donne dentro e fuori la Famiglia, pubblicato il 21 febbraio 2007 e condotto su un campione di 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni, intervistate su tutto il territorio nazionale dal gennaio all’ottobre 2006 con tecnica telefonica, sono stimate in 6 milioni 743 milale donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3%. Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.Luciano Garofano autore del libro

Nella quasi totalità dei casi le violenze non vengono denunciate.Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner.

Relativamente agli omicidi volontari commessi in Italia, tutti gli studi ed i dati più recenti, dimostrano che essi sono circa 1/3 rispetto a 20 anni fa. Ad una forte diminuzione degli omicidi ad opera della criminalità organizzata, si contrappone, però, un preoccupante aumento degli omicidi commessi nel contesto familiare ed in particolar modo di quelli perpetrati all’interno della coppia che sono aumentati di quasi il 50% negli ultimi dieci anni, con una incidenza sul totale degli omicidi mediamente attestato intorno al 50%. Rispetto al record negativo raggiunto nel 1991  – riferisce lo studio della Fondazione ICSA – il numero di donne uccise è straordinariamente aumentato. Nel 1991 esse rappresentavano soltanto l’11% delle vittime, mentre oggi, superano il 25%, come dire che in Italia oltre ¼ delle vittime è donna. Osservando i dati degli ultimi anni, si stima che nel nostro Paese ogni 96 ore circa, una donna viene uccisa per mano del marito, fidanzato, convivente o ex, con una incidenza del fenomeno che è decisamente maggiore nel nord Italia. Quest’anno, la situazione in Italia, appare ancor più tragica e preoccupante: quasi 80 donne uccise dall’inizio del 2012, con una incidenza pari ad un omicidio ogni 2-3 giorni. Si uccidono le donne soprattutto per un senso di possesso/proprietà o perché non si vuole accettare la fine di una relazione, ma anche per gelosia, spesso associata a vere e proprie forme morbose o addirittura patologiche.

La scelta dei casi di questo libro ha diverse ragioni. La prima è legata alla serie televisiva che è andata in onda su LA7 D e sarà probabilmente riproposta nel prossimo autunno,  dal titolo L’ALTRA META’ DEL CRIMINE che, come quella andata in onda l’anno scorso, ha come obiettivo quello di raccontare storie di donne nella doppia veste di autrici di gravi omicidi, come il capitolo relativo alla la strage di Erba e quello concernente le Bestie di Satana, o vittime di efferati assassini (tutti gli altri casi). La seconda, quella di descrivere tragedie non soltanto italiane ma anche straniere che avessero comunque delle analogie con i casi italiani, come il capitolo relativo ad Entwistle, associato al caso Fogari o quello del camionista Eckert, associato agli omicidi seriali come quelli perpetrati da Stevanin e da Donato Bilancia o il capitolo dedicato all’omicidio di Hether Barnett per il quale è stato condannato all’ergastolo Danilo Restivo, condannato in primo grado in Italia, anche per l’omicidio di Elisa Claps. La terza, quella di narrare i più famosi cold case italiani, come il capitolo relativo all’omicidio di Simonetta Cesaroni e quello riguardante il delitto dell’Olgiata per dimostrare come la scienza è diventata sempre più protagonista nella risoluzione di omicidi irrisolti.

Ovviamente, in tutte le storie, come è tipico dei miei libri, abbiamo dato molto spazio alla descrizione delle tecniche scientifiche utilizzate per affrontare e risolvere i casi, narrando ad esempio, come è nata l’analisi del DNA a fini investigativi o come è stata inventata la PCR, la tecnica di amplificazione del DNA o in che cosa consiste l’autopsia psicologica. Ma abbiamo anche discusso quale è stata l’evoluzione della prova scientifica, quanto sia basilare affidarsi ad una strategia investigativa integrata, come nel caso Bilancia, che sappia coniugare le prove tradizionali e quelle scientifiche, quest’ultime intese come il frutto di un approccio multidisciplinare ed infine, quali sono i pericoli del cattivo uso della scienza, come nel caso dell’Olgiata. Ma anche quanto la scienza può contribuire a salvare degli innocenti, come è successo nello stupro della Caffarella o individuare colpevoli insospettabili come accaduto nel caso di Dobbiaco.

Nel libro, un riferimento molto interessante è quello al The Innocence Project (www.theinnocenceproject.org), il Progetto Innocenza Statunitense fondato nel 1992 da Barry C. Scheck e Peter J. Neufeld al Benjamin N. Cardozo School of Law presso la Yeshiva University, con lo scopo di assistere tutti i cittadini americani che sostengono di essere stati condannati ingiustamente e che ritengono di poter essere riconosciuti innocenti, attraverso l’analisi del DNA secondo le più aggiornate tecnologie disponibili. Ad oggi, sono stati riconosciuti innocenti, ben 297 persone vittime di errori giudiziari, compresi 17 imputati già condannati alla pena di morte e molti altri cui erano state inflitte pene molto severe come l’ergastolo o detenzioni comprese tra 20 e 30 anni. Ma lo scopo di questa nobile iniziativa è anche quella di avviare alcune riforme della giustizia penale che possano prevenire esecrabili errori giudiziari.

UOMINI CHE UCCIDONO LE DONNE - COPERTINA DEL LIBROUn altro aspetto interessante evidenziato da The Innocence Project riguarda l’alta percentuale (circa il 25 per cento) di imputati rei confessi e in seguito prosciolti proprio grazie all’esame del Dna. E perché un individuo dovrebbe confessare un crimine che non ha commesso? Questo è, in effetti, ciò che è capitato ad Alexandru Isztoika Loyos, inizialmente individuato come uno degli autori della violenza della Caffarella a Roma. Mentre il pubblico ministero considerò le sue parole come sincere e spontanee, Loyos raccontò di aver confessato per le botte e le pressioni psicologiche subite tra il 17 e il 18 febbraio in questura, probabilmente ad opera della polizia romena. Questa dichiarazione non è mai stata comprovata e, infatti, gli agenti della polizia di Bucarest e di Roma gli hanno fatto causa per calunnia.

Mentre le dichiarazioni di un testimone oculare possono costituire una prova convincente di fronte a un giudice o a una giuria, trent’anni di studi nel campo delle scienze sociali hanno comprovato che le identificazioni compiute attraverso le c.d. “testimonianze oculari” sono spesso inaffidabili. La ricerca dimostra che la mente umana non funziona come un registratore; noi né registriamo gli eventi esattamente come li vediamo né ce li ricordiamo come un nastro che è stato riavvolto. Il ricordo di un testimone è come ogni altra prova reperita sulla scena del crimine: deve essere conservato e ricavato con una metodologia accurata, altrimenti può essere contaminato.

A questo punto sorge spontaneo chiedersi come mai se la prova scientifica è riuscita a risolvere tanti casi omicidiari intricati e che sembravano avviati a rimanere insoluti per sempre, non sia poi riuscita a fornire lo stesso contributo risolutivo ad altri delitti simili. Anzi, perché, come nel caso dell’omicidio di Meredith Kercher od in quello di Simonetta Cesaroni che, nel primo grado di giudizio sembravano definitivamente risolti, si è registrato, in Appello, un clamoroso colpo di scena con il totale ribaltamento della sentenza e l’assoluzione piena degli imputati.

Le cose non stanno come tanta stampa ed i media hanno riferito e risultano, ovviamente, molto più complesse ed articolate di quanto siamo riusciti a conoscere. Da parte mia, posso tranquillamente affermare che negli ultimi 15 anni, grazie alla prova scientifica, sono stati fatti passi da gigante e che non è vero che si è voluto abbandonare le indagini tradizionali – quelle di Maigret per intenderci – a favore di una attività investigativa esclusivamente concentrata sull’apporto scientifico. Certo, si può e si deve migliorare ancora nelle attività espletate sulla scena del crimine. Si può e si deve migliorare relativamente alla preparazione degli esperti e porre maggiore attenzione al loro selezione ed al loro coinvolgimento, puntando alla scelta di professionisti che esprimano comprovate e radicate competenze nei diversi settori tecnico-scientifici. Ma credo anche che sia assolutamente irrinunciabile introdurre l’insegnamento delle scienze forensi, nei corsi accademici di scienze giuridiche, al fine di migliorare le conoscenze e la comprensione di futuri avvocati e magistrati. E per chi è già inserito nel tessuto giudiziario, vincere i pregiudizi che aleggiano intorno alla prova scientifica e pretendere dal giudice un più frequente e rigoroso ricorso al confronto dialogico tra gli esperti, che ritengo l’unica via per consentire al giudicante di vincere le difficoltà ed i dubbi di un sapere scientifico spesso contraddittorio ed avvicinarsi il più possibile alla verità storica dei fatti, attraverso il proprio libero ed ampio convincimento.

Questo libro ci racconta storie di donne! Donne bersaglio della malvagità degli uomini o dei biechi interessi e delle deviazioni maschili, ma anche donne ossessionate da rapporti e relazioni alterate. Ma ci racconta anche come il male può essere tragicamente banale e come l’omicidio che è l’atto più grave che il genere umano può compiere, risulta spesso il risultato di una drammatica casualità e può risultare privo di un motivo specifico. Ma ci racconta anche come la scienza ha fatto la differenza negli ultimi tempi e come, sapendo bene integrare le prove tradizionali con quelle scientifiche, possiamo guardare con maggiore fiducia alla lotta contro il crimine.

 


[1] Luciano Garofano: è nato a Roma il 5-5-53, è Generale di Brigata (in ausiliaria) dell’Arma dei Carabinieri ed è Presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi (www.acisf.it).
Si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e si è successivamente specializzato in Tossicologia Forense presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
E’ entrato nell’organizzazione scientifica dell’Arma nel 1978 e dal settembre del 1995 al novembre 2009 è stato comandante del Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Parma, con competenza su tutto il Nord-Italia.
Ha svolto numerosi incarichi di C.T. e/o perizia per l’A.G., nei più delicati e complessi casi giudiziari di risonanza nazionale (Capaci, Bilancia, Carretta, Novi Ligure, Omicidio Piovanelli, Omicidio Magni, Duplice Omicidio Donegani, Sequestro Onofri, Sequestro ed Omicidio Roveraro, Cogne, Quadruplice omicidio di Erba, Omicidio di Garlasco, etc.). E’ Consulente Tecnico di Parte di casi delittuosi tuttora aperti (Omicidio Serena Mollicone, Sara Scazzi, Denise Pipitone, Angela Celentano, via Poma, etc.).
E’ autore di numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali di Scienze Forensi. E’ autore dei libri “Delitti Imperfetti Atto I e II” per M. Troppa Editore, “Il Processo Imperfetto” per Rizzoli ed è co-autore dei libri “Delitti e Misteri del Passato” , “Il Mistero Caravaggio”, “Assassini Per Caso”, “Uomini che Uccidono le Donne” per Rizzoli e di “Casi Freddi” per Cairo.
E’ membro (fellow) dell’Accademia Americana di Scienze Forensi (AAFS), della Società Internazionale di Identificazione (IAI), della Società Internazionale di Genetica Forense (ISFG) e della Società Internazionale degli Esperti di BPA (Bloodstain Pattern Analysts).
E’ il coordinatore didattico del Master di 1° livello in “Tecniche Investigative, della Sicurezza e Criminologia” presso l’UNISU, l’Università Telematica Niccolò Cusano di Roma ed ha insegnato ed insegna in numerosi corsi di scienze forensi e di criminologia di molti atenei italiani.

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