Comunicazione

SIAMO FATTI TUTTI DELLA STESSA PASTA

“Non importa se ti piacciano le farfalle o i maccheroni. Just Love.”

Siamo fatti tutti della stessa pasta? Questa la domanda che viene da porsi alla luce delle dichiarazioni di Guido Barilla, presidente della nota marca di pasta italiana. Molte le persone a rimanere deluse e smarrite di fronte alle sue affermazioni.

Tutto è partito da un’intervista. Al presidente della Barilla vengono ricordate, un po’ ironicamente, le dichiarazioni di Laura Boldrini, Presidente della Camera, sul ruolo della donna all’interno della pubblicità italiana, attacco quasi implicito alle pubblicità Barilla. La Boldrini, ricordiamo, intervenendo al convegno “Donne e Media”, nel corso del proprio discorso, aveva criticato sia la strumentalizzazione del corpo femminile all’interno degli spot pubblicitari italiani, quanto anche l’immagine della donna, della madre in particolare, che serve in tavola mentre marito e figli attendono seduti la cena. Immagini sessiste, a giudizio della Presidente della Camera, che non sarebbero pubblicizzate in altri paesi[1]. Tenuto a rispondere sulla questione sollevata dalla Boldrini, Guido Barilla ha dichiarato di non voler realizzare pubblicità con famiglie gay. Perché? Semplicemente perché la cultura della propria azienda si fonda sul valore della famiglia tradizionale. Dunque a casa Barilla non c’è posto per gli omosessuali. Inutile dire che tali dichiarazioni hanno sollevato un polverone mediatico. Guido Barilla, alla luce delle innumerevoli polemiche, ha annunciato pubblicamente le proprie scuse. Si è difeso sostenendo di non aver avuto intenzione di offendere nessuno, voleva solamente sottolineare il ruolo centrale della donna nella famiglia italiana. Ma continua a ribadire: niente pubblicità con omosessuali. Sostiene e ama la famiglia tradizionale[2].

Le parole del presidente Barilla hanno fatto il giro del mondo, complice il web. Su Twitter ha primeggiato l’hastag #boicottobarilla lanciato dall’associazione omosessuale Equality Italia; anche su Facebook molti i commenti negativi. L’Arcigay ha coniato lo slogan “siamo fatti tutti della stessa pasta” promettendo una campagna di “sensibilizzazione” contro la Barilla. I concorrenti della Barilla hanno approfittato della situazione: ed ecco nascere cospicui fotomontaggi e rovesciamenti di slogan.

Questi attacchi non hanno fatto che intensificare le già consistenti polemiche rivolte, nel corso degli anni, alla Barilla: si criticava e si continua a criticare lo stereotipo della famiglia perfetta. Ma in un mondo in continuo cambiamento, quanto ci rappresenta l’immagine della famiglia tradizionale e sempre unita proposta dalla Barilla? Non possiamo chiudere gli occhi, ci sono tante famiglie che non si avvicinano nemmeno lontanamente a quell’immagine stereotipata e convenzionale ma questo non fa di loro delle famiglie di classe inferiore, ognuna è unica e speciale a suo modo. Non è proprio lo spot Barilla a recitare: “Dove c’è Barilla c’è casa”? E allora cosa importa se, la sera, ad aprirci la porta di casa ci sia un uomo o una donna, una famiglia tradizionale od una “fuori dalle righe”? L’importante non è che al di là di quella porta si trovi la felicità? 

Se Guido Barilla ha ragione nel difendere strenuamente il valore della famiglia, sbaglia nel non considerare ugualmente “famiglia” una famiglia non tradizionale. In un mondo in cui assistiamo, giorno dopo giorno, allo svanire e al frantumarsi di ogni certezza, non rimane che tenersi stretti quei valori “tradizionali” che costruiranno la nostra identità e segneranno il nostro percorso di vita. La famiglia, prodotto dell’amore più sincero, devoto e puro, è un valore quasi sacro, ed abbiamo il dovere di crederci almeno un po’. Ma che sia una famiglia eterosessuale o omosessuale non deve interessare. E allora perché tante distinzioni, tanta paura di mettere in scena una famiglia diversa da quella “Barilla”? Fare una pubblicità con una famiglia omosessuale non significa sponsorizzare comunque il valore della famiglia?

 

Ilaria Marchetti

 

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