COSCIENZA E MEMORIA

Ricordare la Shoah significa avere coscienza di quello che è accaduto e di quello che ancora accade.
Ma avere coscienza dei fatti significa in primo luogo avere memoria, certo non possiamo pensare di avere memoria di ogni cosa sarebbe impossibile, solo una piccola parte di storia rimane viva nella memoria, spesso, infatti, è facile trattenere quello che è appena accaduto.
A 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz ricordiamo quell’immensa tragedia come se fosse accaduta ora, e ci è ancora incomprensibile capire come possa essere stato possibile che nessuno sia intervenuto a fermare lo sterminio pur conoscendo da tempo la realtà.
Questo è l’interrogativo che dobbiamo porci, dov’era la coscienza di chi sapeva ed ha lasciato fare.
La coscienza è il percorso mentale tra ciò che è stato e tra quello che sarà, un ponte proiettato verso il futuro.
La strage del 7 ottobre 2023 è collegata alla Shoah da un filo rosso di sofferenza e persecuzione.
Entrambe presentano similitudini inquietanti, caratterizzate da una ideologia di odio e disumanizzazione che giustifica violenze estreme attraverso narrazioni distorte.
L’uso della propaganda ha, poi, alimentato la paura e l’ostilità creando un clima di indifferenza verso il dolore altrui.
Questa similitudine ci sollecita a riflettere profondamente sull’umanità che si è persa e sulla necessità di costruire la pace in un mondo più giusto perché tutti i carnefici sono carnefici e tutte le vittime sono vittime in ogni luogo ed in ogni tempo.