LE DONNE DELLA MORTE
Nel contesto dell’universo dell’omicidio seriale si è portati a non considerare la donna come eventuale portatrice di morte, perché si è inconsciamente a dichiararla come naturale portatrice di vita, portatrice in grembo del nuovo frutto. La prima donna giudicata come assassina seriale, secondo la storia, risulta essere l’’avvelenatrice Locusta’, che nell’antica Roma del I secolo uccise l’Imperatore Claudio ed il suo erede.
Altre figure di assassine seriali vengono inquadrate in Bathory Erzsebet, una delle prime family mass murder, nonché una delle prime assassine seriali affette da ‘algolagnia’, sadico piacere nel provocare torture prima di uccidere i malcapitati. Fino a giungere a Luoise PEETE, ed in Italia alla prima omicida seriale del nostro paese dopo il dopoguerra, tale Milena Quaglini (l’infermiera della morte), fino a giungere a Leonarda Cianciulli, definita la saponificatrice di Correggio.
Al fine di individuare la presunta o meno capacità di intendere, o del vizio parziale di mente ( art.88 c.p.) di assassini seriali uomini o donne, si riportano le deposizioni effettuate dalla ‘saponificatrice di Correggio’ in sede di escussione magistratuale. Tali dichiarazioni evidenziano la lucidità e la consapevolezza del modus operandi nel compiere più e frazionati episodi di violenza nelle fasi temporali, atteggiamenti attenzionati dagli studiosi dei profili psicologici degli assassini seriali: “ Dopo avere fatto a pezzi il cadavere mettevo la caldaia a bollire sul fuoco la sera alle ore 19,00 e per tutta la notte la lasciavo andare, fino alle 4 del mattino. Il calderone conteneva 5 kili di soda caustica in ebollizione. I pezzi non adatti alla saponificazione, deposti a parte in un bidone, li versavo un pò nel gabinetto ed un pò nel canale che scorre vicino a casa mia. Finita l’operazione, mi accorsi che nel sapone c’erano dei pezzi più duri: erano le ossa che non ero riuscita a saponificare, ma che pure erano diventati fragilissime, tanto che si dissolvevano a toccarle. Il sangue di solito lo riunivo a marmellata con cioccolato, aromi di anice e vaniglia, oppure garofano e cannella. Qualche volta in queste torte, che offrivo alle mie visitatrici, ci mettevo un pizzico della polvere ricavata dalle ossa della morte..”
La Cianciulli, quando fu scoperta, non nascose nessuna verità e raccontò ogni suo crimine seriale con una sconcertante dovizia di particolari, al punto che la psicologia criminale si trovò innanzi una mente organicamente criminale nei resoconti lineari e coerenti, prive di ogni forma di dissociazione.
Ciò che fu riscontrato nella Cianciulli, sotto il profilo psicologico, fu la predisposizione naturale alla pianificazione del crimine, tipico di un delitto seriale perpetrato da mente femminile.
Alla data odierna, si stabilisce che la maggior parte delle assassine seriali uccidano almeno per nove anni mediamente prima di essere individuata.
A livello percentuale possiamo effettuare tali classificazioni: il 32% sono casalinghe, il 18% infermiere ed una volta individuate e condotte innanzi la Magistratura inquirente, si desume che al 15% di esse viene applicata l’esecuzione capitale (nei paesi in cui è prevista, come Usa, Cina in prevalenza), al 40% l’ ergastolo.
Da ricordare, come Oliver James nel suo libro ‘Juvenile violence in a winner-loser cuklture: Socio – economic and origins of the rise of violence agaist the person’ del 1955, stabiliva che: “ L’uccisione di figli o bimbi è l’unico reato violento che le donne hanno maggiore probabilità di commettere rispetto agli uomini”.
Fra le tipologie di serial killer donne, distinguiamo tali classificazioni, come le ‘vedove nere’ ossia donne che uccidono il marito, per poi risposarsi con il preciso intento criminale di ripetere il medesimo atto criminale. La prima vedova nera del XX secolo risulta essere tale Gunnes Belle Paulsdatter. Altra vedova nera balzata alla cronaca per la sua efferatezza è Mary Ann Cotton, caso che balzò alla cronaca a fine ottocento in Usa. Poi riscontriamo gli ‘angeli della morte’, che lavorano in strutture assistenziali ed ospedalieri. Ricordiamo Waltraud Wagner, che negli anni ‘80 fu responsabile di circa quindici omicidi fra pazienti della clinica Lainz General Hospital di Vienna, unitamente a complici mai identificati. Parecchie ‘vedove nere’, sono state smascherate grazie al metodo ‘Case-linkage system’, ossia un sistema di correlazione fra eventi criminali anche singoli, accaduti in diversi posti a differenza di tempo. Tale sistema consente pertanto agli investigatori di stabilire elementi comuni in delitti diversi, acuendo le possibilità di individuazione del responsabile mediante acquisizione di elementi concreti e correlati. Come tipologie ricordiamo ancora le ‘predatrici sessuali’, le ‘assassine per vendette’, le ‘assassine per profitto’ (è da evidenziare che la psicologia clinica criminale accerta che quasi la totalità delle donne uccide serialmente per motivazioni legate al profitto.)
Per quanto concerne il modus operandi delle assassine seriali possiamo effettuare tali classificazioni:
- Team Killer: Agiscono in concorso con altre donne o altri uomini.
- Tra due donne. Assassine seriali che agiscono insieme nel loro progetto di morte. A tale categoria appartenevano Graham Gail e Wood Catherine May, assassine seriali che uccidevano per gioco in base all’ordine alfabetico di talune persone prescelte nell’ambito delle loro conoscenze.
- Coppia criminale. Fra i due complici si innescherebbe una sorta di plagio reciproco, dove dal punto di vista psicologico, uno dei due rappresenta una spinta trainante verso l’altro. Un caso emblematico è raffigurato in Karla Homolka ed il suo uomo, denominati i ‘Colombi’, per l’aspetto apparentemente innocuo ed accomandante caratterialmente che nascondevano però una natura di fondo inquietante. La criminologia clinica ha difatto dato diversi risvolti psicologici agli omicidi efferati da parte di tale coppia. Parte di studiosi di settore, hanno raffigurato in tale donna una delle peggiori criminali nella storia del Canada in cui ha rappresentato nei quadri chiave degli omicidi, una sorta di molla mentale verso il partner inducendolo al crimine sanguinario seriale. Viceversa, altri studiosi di settore, hanno inquadrato in tale donna una semplice casalinga succube e frustrata nei confronti di un marito assassino seriale che la condizionava sotto il profilo psicologico inducendola nell’affiancarlo in omicidi seriali. Anche in tali ambiti, la psicologia criminologica investigativa, presenta delle diverse fonti di interpretazioni su personaggi e relativi comportamenti seriali.
La storia nel suo insieme ricorda anche delle assassine seriali che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia criminale dell’umanità. Tali donne, contraddistintesi per le efferatezze perpetrate, portano il seguente nome: Agrippina Minore, Valeria Messalina, Maria Tudor la sanguinaria, Caterina la Grande di Russia. Tutte assassine seriali in nome di una precisa, lucida, convinta ideologia, o credo religioso o impulso compulsivo di morte.
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