Cultura

Lettera aperta al Presidente Mattarella

Caro Presidente,

sono una persona semplice che ammette di non capire la politica e tutte le strategie che la interessano.

Di certo, però, so riconoscere quanto può essere povero l’essere umano se dotato di scarsa empatia e di un potere che non è capace di gestire.

Povero e pericoloso.

Il rispetto e l’empatia dovrebbero essere alla base di ogni rapporto umano, figuriamoci cosa succederebbe se questi elementi non dovessero essere presenti nei “grandi” rapporti, fra i “grandi elettori”.

Scusi, mi scappa una risata amara. Non lo sono, purtroppo.

Le persone che mi rappresentano, o meglio, che ne hanno questa errata consapevolezza, e che per questo motivo hanno stipendi da favola in aggiunta, suppongo, a trasferte, pranzi e cene… cosa sono stati in grado di fare in questi ultmi giorni (e mi soffermo solo su questi)?

Quello che anche i bambini di un asilo avrebbero potuto: va via il maestro, non ne abbiamo un altro, rivogliamo quello di prima. Pianti e capricci. Sto parlando dell’asilo!

Rieleggere Lei perché i cosiddetti “grandi” non sono stati capaci di trovare un accordo, una mediazione, un punto d’incontro, fregandose (mi passi il termine) allegramente della sua richiesta di meritato riposo, mi sembra un atteggiamento oltremodo infantile e irrispettoso.

Hanno confidato nel Suo attaccamento alle Istituzioni, alla responsabilità che l’ha sempre ontraddistinta, all’onestà e alla coscienza che, sempre questi definiti “grandi”, non hanno avuto e, a questo punto, dopo le ultime penose dimostrazioni, non riusciranno a raggiungere mai.

A lavoro, noi dipendenti statali, dobbiamo far riferimento alle cosiddette “pagelline” con tanto di voti e risultati finali che incidono su uno stipendio che non arriverà mai ad eguagliare, né tantomeno a raggiungere, quello dei “grandi” ma, è ovvio, si parla di responsabilità diverse. Sarebbe carino, facendo riferimento proprio a questi ultimi giorni, poter toccare con mano queste responsabilità diverse. Quali sono?

Ora mi chiedo, provocando un pochino, ma se i “grandi” l’hanno rivoluta a tutti i costi… Lei non potrebbe fargliela pagare cara con una immediata e ingente diminuzione di stipendio per aver fallito il progetto a cui erano stati chiamati? Oppure per tutte le volte che litigano, offendendo le Istituzioni e i lavoratori, quelli con uno stipendio e quelli che, loro malgrado, l’hanno perduto.

Preciso che non sarebbe una vendetta, ma l’atteggiamento del “buon padre di famiglia” costretto a dare una lezione di ordine, empatia e amor proprio a dei figlioli che di prodigo non hanno nulla.

A parte le mie ironiche esternazioni, sentite nel profondo e dettate da questo momento di crisi totale del nostro Paese, Le esprimo la mia più totale stima e solidarietà.

Virtualmente le stringo la mano perché se mai avesse la sensazione di sentirsi solo… sappia che non lo è affatto.

Una parte del Paese, se non tutto, è con Lei.

E solo con Lei.

                                                                                                          Cristiana Iannotta

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