Cultura

Se non siamo regrediti ora, quando?

Siamo al delirio.
Di onnipotenza. Di saccenza. Di ignoranza.
Sono due anni che viviamo in questa bolla, a braccetto con la pandemia, e siamo sempre più pieni di astio, stress e cortisolo derivato. Tra questi, trovatemi un elemento che faccia bene!
Contro ogni previsione, ci ritroviamo a non dover curare solo il corpo ma anche, e soprattutto, la nostra mente che ha bisogno di una seria “illuminazione”.
Non farò una riflessione sulla diatriba Vax-Novax, per vari motivi.
Il primo è che ne ho le scatole piene. Tutti proiettati a vedere e a difendere solo il nostro orticello che un serio scambio di opinioni (a volte molto più proficuo di uno scontro esacerbato) non siamo più in grado di farlo. Né per volontà né per capacità dialettica, purtroppo.
Il secondo è che non essendo una medica, una ricercatrice, una biologa, una scienziata non ho le qualità, né le capacità, per poter esprimere un consolidato ed esaustivo parere in merito, anche se un’opinione personale, ovviamente, me la sono fatta. Opinione che ritengo valga quanto il due di picche, tanto quanto tutte le opinioni degli altri “esperti” come me.
Il terzo è che giocare al “Tutti contro tutti” mi ha veramente fatto cadere le braccia. È un gioco vecchio, rispolverato alla meglio, al quale mancano anche i pezzi. Persino la clessidra ha perso di valore: un’emergenza per pandemia non può durare più di due anni. Lo dice la Costituzione. Che poi possa essere prolungata con un accorgimento legislativo è come mettere la toppa al muro: si mette, ma si vede da lontano un miglio. È un po’ come quando da ragazzini si giocava a Monopoli o a Risiko e le partite potevano durare anche giorni. Sì, bello, poi però a un certo punto o c’era qualcuno che buttava tutto all’aria (di solito quello che aveva perso il giorno prima e si era stancato di guardare gli altri giocare) o si decideva all’unanimità di finire il gioco, riconoscere il giusto tributo al vincitore del momento e stop. In fuga per la libertà.
Tutto ha un limite.
La pandemia ci ha disaggregati invece di fare il contrario. Stiamo giocando a Risiko e non ce ne accorgiamo neppure.
Gli effetti sociali sono stati, e sono, notevoli e si sono ulteriormente aggravate le disuguaglianze che, peraltro, non sono state mai appianate perché la volontà in tal senso non è mai esistita.
In questa bolla pandemica in cui galleggiamo, ne risentono la cultura, l’istruzione, il lavoro, la sanità. I nostri fondamenti. Siamo in balìa di un’onda anomala che spazzerà via i tanti risultati ottenuti fino a questo momento. Altro che: “Andrà tutto bene” e le canzoni urlate dai balconi. A quanto pare siamo tutti ugole d’oro per melodie, in gran parte stonate e disturbanti, e non riusciamo a gridare un BASTA! sensato, che valga per tutti e non per una sola parte in causa.
Che strani gli esseri umani, pensano di essere legati da un niente e persi in un tutto, mentre sono avvinghiati a tutto e si perdono in un niente.


Art. 32 della Costituzione: “La salute è fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.


Mi chiedo se questo valga per una parte o per tutti.
In questi anni trascorsi a cercare soluzioni esistono ancora, sempre per chi non è addetto ai lavori, malati di serie A e malati di serie B. Tutti decidono cosa sia giusto o sbagliato fare (il gioco di prima) a scapito di altri. Ci si arroga il diritto di avere la priorità alla cura, solo su basi soggettive e fomentati dall’isteria generale.
Però, non ci si chiede come mai gli esperti non siano riusciti ad impiegare, pagando come si conviene e non facendo fare volontariato obbligatorio (ossimoro a cui, purtroppo, siamo stati abituati), gli infermieri e i medici che continuano a laurearsi. Certo, potrebbero rispondere che mancano le strutture…
Ancora, dopo due anni?
Il punto, per me, è che lo Stato ha fallito.
Ci troviamo in questa situazione da circa due anni e grandi soluzioni non ci sono state.
Le scuole aprono ancora a singhiozzo e a parte l’esperimento, mal riuscito, dei banchi a rotelle… cosa è stato fatto? Possibile che non si siano trovate le risorse economiche per acquistare qualcosa di più utile, tipo depuratori per le aule e un sanificatore da passare a ogni cambio d’ora?
Chi ha perso il lavoro, veramente, deve ancora fare a gara con chi, invece, estorce un sussidio che non merita. Il controllo, a monte, dove sta?
I lavoratori obbligati a fare il vaccino, e pure di fretta perché la durata del green pass cambia a seconda delle ondate di pensiero, oppure multati con la perdita dello stipendio… ma il posto è salvo! Si deve dire grazie? Senza contare che, nei posti di lavoro (almeno quelli che frequento io) non esiste sanificazione. Se è per questo nemmeno la pulizia più spicciola, oserei dire. Inoltre, il gioco “Tutti contro tutti” è stato adottato anche all’interno del posto di lavoro, che è diventato purtroppo sempre più un piccolo specchio della realtà esistente al di fuori delle mura dell’edificio. Ci si attacca per un nonnulla; si fa gruppo contro chi pensa, e agisce, in maniera differente;
ci si rivolge l’un l’altro con un’arroganza che non ha precedenti. Colpa della rabbia, dello stress accumulato, dell’insoddisfazione di un momento che non è più tale, ma rischia di essere prerogativa della nostra vita futura. E a questa arroganza, chi può, reagisce cercando di ponderare le proprie reazioni, facendo in modo di tenersene alla larga il più possibile.


“La tolleranza arriverà ad un tale livello che alle persone intelligenti sarà vietato fare qualsiasi riflessione per non offendere gli imbecilli.”


La frase, attribuita a Fëdor Dostoevskij, sottolinea in pieno la nostra realtà.


Se non siamo regrediti ora, quando?


Siamo arrivati alla pubblicità sui media per raccogliere fondi per i vaccini destinati al Terzo Mondo.
Non sono contraria a collette, sussidi o beneficenze varie, ma a casa ci si domandava: se anche si partecipasse alla raccolta, se anche il supermercato menzionato nella pubblicità contribuisse con il doppio dell’introito raccolto, quanto si ricaverebbe? E, oltretutto, dal momento che la cifra raccolta non potrà mai raggiungere la somma per l’acquisto dei vaccini destinati alla totalità della popolazione interessata, chi deciderà a chi spetta la dose? Sempre che i fondi vadano tutti, interamente e per davvero, verso la destinazione dichiarata.
Perché ci prendiamo ancora in giro? Per il Terzo Mondo nessuno ha mai colmato le differenze, le distanze. Da quelle economiche, a quelle sanitarie e di sussistenza. Lì, muoiono di fame, da sempre. Ora siamo in pandemia, è emergenza mondiale, quindi siamo tutti sulla stessa barca.
Bene, che le case farmaceutiche forniscano obbligatoriamente a tutto il mondo i vaccini che servono.
Il lavoratore, ora disoccupato, può essere preso in giro con la promessa di un sussidio inesistente, o insufficiente; al lavoratore attualmente dipendente, si può eventualmente togliere lo stipendio e a chi ha di più, dai parlamentari alle case farmaceutiche, non si può pretendere un maggiore contributo per aiutare questo mondo che, come qualcuno cerca di trasmettere da tempo, è connesso? E non mi riferisco alla sola interfaccia digitale!
Come si può pensare di sradicare un virus mondiale se ci chiudiamo nei nostri confini. Vuol dire che dobbiamo considerarci rinchiusi a vita?
Sono consapevole che le mie osservazioni potrebbero essere considerate farneticazioni momentanee. Prendetele come meglio credete, io ho solo tanti dubbi che vorrei fossero fugati. Non mi importa di avere ragione, anzi, io cerco notizie vere, da approfondire, ben strutturate e non ricercate in una rete fasulla, che mi permettano di riflettere meglio. Vorrei tornare a una vita decente, senza dover uscire di casa e
proteggermi da chi mi guarda in cagnesco perché diversa agli occhi degli altri che, guarda caso, è proprio così perché tutti siamo unici.
Mi piacerebbe che l’unicità fosse un carattere distintivo e non divisivo.
Sto delirando?
Ebbene, vaccinatemi pure dai sogni, dalle aspirazioni e dai desideri… perché mai sarò sazia di parlare. Anche a vanvera. Me lo devo! Per quella libertà che tengo stretta, anche se tutti intorno a me dicono che non esiste più.

Cristiana Iannotta

Foto: //https.www.lescienze.it © Diy13/iStockphoto 
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