Cultura

IL POPOLO DI NAPOLI

Che cos’è Napoli? Vogliamo interrogarci su una città, il cui straordinario territorio e il suo sottosuolo, per molti aspetti la rendono unica al mondo. A me interessa sottolineare l’aspetto che più mi sta a cuore: quello umano. Sotto questo profilo il Popolo di Napoli, con l’orgoglio e il desiderio di praticare i propri “riti” stratificati nella propria memoria, ha un alcunché di esclusivo e irripetibile. Questa peculiarità rende i napoletani resistenti alle malinconie cattoliche dei digiuni e delle astinenze, nonostante che, in quanto popolo, da sempre ne soffrisse.

Quello che distingue il popolo di Napoli è un inconscio ritorno “liberatorio” ad una sana allegria panteistica che trova nel sole la sua gioia naturale e nel “….lassammo fà a Ddio…..” la sopportazione quasi francescana che il suo ancestrale esoterismo alimenta. Per meglio esprimere il concetto è illuminante la frase che apparse sul muro del cimitero, in occasione della conquista del primo scudetto calcistico: “..Che vi siet pers..” Oppure, se la si frequenta, è facile imbattersi in tante orchestrine che suonano nei vicoli come nelle piazze.

Bene, alcune di queste estraggono i loro suoni da bidoni di latta e di plastica, cioè dai rifiuti urbani; questa capacità, tutta esclusiva di Napoli, ci fa capire tante cose sul suo straordinario popolo, perché quello che viene classificato come il problema dei rifiuti viene superato e sublimato con un’espressione artistica; i volti di questi stupefacenti suonatori tradiscono una bellezza e una serenità, aliene dalla ricchezza materiale e non offuscate dalla evidente povertà. La musica che offrono rispecchia magnificamente lo spirito della città. Molto probabilmente questa diffusa miseria che colpisce chi visita approssimativamente la città, dove tutta la capacità umana di sopravvivere viene riassunta nell’arte di arrangiarsi; in realtà è la condizione privilegiata per essere lontani dall’avere e vivere pienamente per essere. Possiamo dire senza azzardo, che il popolo di Napoli inventa e crea, ed è questa attitudine che rende i suoi abitanti parenti di Dio.

La storia di questo luogo fantastico, dove affondano i nostri sbalordimenti, origina inevitabilmente dal mito che contempla il suicidio della sirena Partenope che ebbe la sventura di innamorarsi perdutamente dell’unico uomo capace di resisterle, il furbo Ulisse, che si fece legare all’albero maestro della sua nave, pur di non essere tentato dal suo canto. La leggenda narra che il corpo fu trasportato dai mari sulle sponde italiche, fin dove, anni più tardi, alcuni esuli di Rodi, fondarono una città in suo onore, chiamandola Partenope, che venne distrutta in una battaglia tra Etruschi e Cumani, i quali quest’ultimi, una volta vinta la guerra, fondarono una nuova città, vicino a Partenope e la chiamarono Neapolis che, con il passare del tempo, divenne sempre più importante ed estesa, tanto da occupare il territorio dove prima era sorta Partenope.

Il mito, dunque, già delinea la caratteristica di questa città che sorge in quella zona lì, in quanto riconosciuta come sito denso di “luoghi di forza” capaci di innescare fenomeni paranormali. Oggi, le caratteristiche degli strati profondi della terra vengono scoperti e analizzati con sofisticate strumentazioni; anticamente il sacerdote-rabdomante, con l’ausilio della forcella, ricavata dalla biforcazione di un ramo di un albero sacro, cercava a lungo il luogo delle forze e solo quando, attraverso la piccola verga biforcuta, avvertiva le vibrazioni magnetiche del suolo indicava il posto preciso sul quale erigere l’ara o il tempio.

Oggi, grazie agli strumenti adatti per misurarlo, sappiamo che in alcune parti della Terra si sommano, più che in altre zone, delle componenti magnetiche naturali – dovute alla composizione stessa delle rocce o del terreno – che permettono l’avverarsi di alcuni fenomeni particolari normalmente attribuiti alla volontà divina.

Gli antichi sapienti, gli iniziati, sapevano riconoscere dal diverso colore e sviluppo della vegetazione, o dall’assoluta mancanza della stessa, dalla disposizione delle pietre, dalla presenza di una particolare temperatura della roccia, quei particolari luoghi delle forze sui quali si sarebbe potuto operare per ottenere il fenomeno magico. Nella vicina Miseno si trova, com’è noto, il sacello degli Augustali che presenta una fortissima concentrazione di queste forze che permetteva e ancora permette il fenomeno della lievitazione; così, perlomeno, ha raccontato un vecchio custode degli scavi che ricordava un esperimento di “lievitazione” felicemente riuscito ad opera di un gruppo di studiosi di esoterismo al quale egli stesso era stato invitato per vietare, per la durata necessaria all’esperimento, l’ingresso alla struttura ai normali visitatori che si aggiravano nei pressi ignari e sereni.

Le vicine Ercolano, come la meno aristocratica ma dionisiaca Pompei, furono sedi di grandi conoscenze “esoteriche” che ebbero il centro iniziatico in Neapolis ad opera degli Alessandrini, una comunità egiziana religioso-mercantile, con una propria entità urbana – una sorta di città nella città – nel cuore medesimo della Neapolis greco-romana sorta sul corpo stesso di Partenope.

Questa comunità egizio-greco-romana-napoletana rappresenta ancora oggi una meditativa e circostanziata testimonianza di quei poteri che gli antichi Egiziani possedevano. Questa impronta esoterica è rintracciabile in quella parte della città che diverrà poi il “Sedile del Nilo” (per deformazione linguistica del popolo sarà Nido) e chiamato ancora dalla metà del Settecento ’o Cuorpo ‘e Napule con chiaro riferimento alla statua del fiume-dio ancora interrata fino al Quattrocento.

Questa statua, riportata alla luce, fu ritenuta donna perché acefala e mollemente sdraiata fra vivaci puttini (gli affluenti del Nilo umanizzati) poi – identificata – venne restaurata con l’aggiunta della testa barbuta che ancora oggi si può vedere, mentre l’originale doveva presentare il classico copricapo egiziano di stoffa a strisce con bande laterali simmetriche. Il ritrovamento avvenne in quello che fu vicus Alexandrinus col vicino tempio di Iside; l’Isis che lascerà testimonianza nel toponimo “Bisi” così chiamata fino al 1850 quella zona di Napoli.

Nell’esoterismo di Napoli e in quello di Neapolis i misteri isiaci hanno una collocazione importante e segreta. Iside era identificata nella Luna ed è interessante cogliere come una civiltà “solare”, quale quella napoletana, vivificata e nutrita da sempre dalla gioia dell’astro della luce e della vita, presenti questa particolare predilezione per l’astro della notte e del mistero, che spiega il grande amore dei napoletani per la Luna e per quel vissuto di notte che caratterizza segretamente la città.

Su quanto possa evocare Iside è utile leggere la magistrale descrizione che si trova nell’Asino D’oro o nelle Metamorfosi di Lucio Apuleio.

(…. continua)

VIRGILIO MAGO. L’ESOTERISMO DI NAPOLI 

L’ALCHIMIA DI GENNARO

IL PRINCIPE DI SAN SEVERO

 

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(immagine tratta da: wwwmarciellogallery.wordpress.com)

 

 

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