Cultura

LA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA

Il dizionario on line Wikipedia, divenuto oramai la “Treccani 2.0”, per spiegare il significato della definizione “classe dirigente” usa la seguente descrizione.“La classe dirigente si riferisce alla classe sociale di una certa società che prende le decisioni riguardo alla linea politica oppure economica o un ruolo egemonizzante intellettuale e morale”.

 Sulla prima affermazione nulla da eccepire, è nella natura delle cose che al dirigere sia ascritto il ruolo di prendere decisioni sia politiche che economiche; il problema sorge per la seconda affermazione ovvero l’assunzione di un ruolo egemonizzante intellettuale e morale.

Il noto sociologo Luciano Gallino, citato sempre da Wikipedia, ravvisò l’insorgenza di una crisi del sistema sociale, proprio nel momento in cui la o le classi dominanti, pur mantenendo un certo dominio, hanno smarrito la capacità di dirigere intellettualmente e moralmente le società occidentali.

Questa situazione, che fotografava con largo anticipo la condizione odierna dei paesi occidentali è ben rappresentata dal modello italiano. In un clima di generale malcostume dove la meritocrazia è solo un termine da talk show, a chi stiamo affidando il ruolo di modello intellettuale e morale? Se il dirigente è il figlio, il nipote o peggio l’amante di… e il suo curriculum è costituito sola da lauree conseguite presso Università on line (nella migliore delle ipotesi) o in paesi “esotici”, da un punto di vista morale ed intellettuale che cosa possono mai insegnarci?

Pensiamo ai ragazzi che non hanno la fortuna di essere figli di qualcuno e che una volta finita l’università fanno la corsa al master con il massimo del placement, il più costoso, che assicurerebbe loro (a detta delle università stesse) un posto fisso presso aziende prestigiose.

Una volta conseguito questo agognato titolo, invece di trovare un buon posto si ritrovano al massimo a lavorare con un contratto precario in condizioni disumane sotto la supervisione dei dirigenti di cui sopra, che sfruttando competenze non loro non si fanno scrupoli a prendersi i meriti di un ottimo lavoro dei quali non sono gli autori.

Possiamo concludere che la schiavitù è finita sulla carta ma non nella sostanza perché non ci siamo ancora sbarazzati dei padroni e del nepotismo che li anima.

 

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One Comment

  1. Lettera aperta al prossimo ministro del lavoro e Giorgio Squinzi presidente di confindustria
    oggetto: Il potere decisionale è facoltà di chi dirige, ed è giusto che sia così, ma se tale potere viene messo nelle mani di individui incapaci diventa una forza a perdere dirompente e in caso di decisioni sbagliate non esiste possibilità di arrestarla prima ancora di far danni

    Alla Vostra cortese attenzione,
    Un dibattito sulla stupidità, forse è meglio per ovvie ragioni di etichetta definirla improduttività dei dirigenti, non è mai stato affrontato politicamente e considerato il particolare momento di crisi economica, le polemiche sulla flessibilità, produttività e il confronto concorrenziale dei costi nella globalizzazione sfavorevole per l’Italia, poiché direttori e quadri portano troppo in alto l’indice del costo del lavoro (gli imprenditori anziché chiedersi quanto costa un operaio utile, dovrebbero chiedersi quanto costa un dirigente inutile). Credo pertanto che non sia affatto un tabù discuterne nelle sedi opportune affinché si avvii al più presto un disciplinamento in merito.
    Molto spesso nelle aziende, ma anche nella pubblica amministrazione, nel mondo politico e nel sistema finanziario, i capi non sono affatto operativi, sono sterili di idee e si limitano esclusivamente alle formalità o al comodo ruolo di rappresentanza interna tra i vari livelli delle maestranze e più delle volte rappresentano se stessi facendo uso del linguaggio del corpo…
    Leggi tutto: http://www.montemesolaonline.it/Lettera_Aperta_direttori-stupidi.htm

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