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Si infiamma il nord-Africa: Algeria e Mali nella morsa jihadista

In AmenasL’impianto di estrazione di gas di In Amenas, situato a Tigantourine a 40 km a sud-ovest della città di In Amenas e 1300 km a sud-est di Algeri, è stato teatro di un brutale attacco terroristico il 16 gennaio. L’impianto è di proprietà di una joint venture tra la norvegese Statoil, la britannica British Petroleum e la compagnia statale algerina Sonatrach. Anche la società giapponese JGC Corp fornisce servizi all’impianto. L’istallazione è in grado di produrre circa 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno, più di un decimo della produzione totale algerina. Fonti algerine confermano che il personale di sicurezza (in parte uomini della gendarmeria e in parte personale BP), circa 200 uomini, non era in possesso di armi e non ha potuto quindi opporre alcun tipo di resistenza.

 I miliziani, dopo aver attaccato due bus sui quali viaggiavano degli impiegati dell’impianto di In Amenas, hanno assaltato l’intera struttura sequestrando circa 700 lavoratori.

Il 17/01 alle ore 12.00 locali le forze di sicurezza algerine hanno compiuto un attacco aereo contro un convoglio composto da cinque 4×4 sui quali i militanti stavano tentando di spostare alcuni ostaggi, tenuti legati, imbavagliati e con cariche esplosive tenute al collo. Un numero imprecisato di sequestrati ha perso la vita durante l’attacco mentre altri sono riusciti a fuggire. Il giorno successivo l’impianto di gas, dove viene tenuto il resto degli ostaggi, è circondato dalle forze algerine.

Viene diffusa la notizia che i sequestratori stiano uccidendo i prigionieri, le forze algerine decidono quindi di compiere un’operazione risolutiva. L’azione si conclude con l’uccisione di 32 terroristi e almeno 25 ostaggi, secondo fonti governative algerine. 

In seguito alla seconda operazione delle forze algerine sono stati diffusi dati anche circa le armi rinvenute all’interno dell’impianto. Gli islamisti sarebbero stati in possesso di armi pesanti tra cui 6 mitragliatrici, 23 fucili e 6 lanciagranate con missili da 60 mm.

L’operazione terroristica è stata rivendicata dall’emiro Moctar Belmokhtar, nome di battaglia di Khaled Abu El Abass, presentandosi ufficialmente come membro di Al Qaeda. Belmokhtar è nato il 1 giugno del 1972 in Algeria, a Ghardaia. Sarebbe attivo nell’universo jihadista dal 1991. Avrebbe svolto attività in Afghanistan, a Qardiz e Jalalabad. Nel 1993 diventa figura di spicco del Gruppo Islamista Armato e del Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento. Poco dopo la nascita di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) Belmokhtar viene allontanato dallo sceicco Droukdel e forma la brigata Khaled Abu El Abass. Afferma di aver compiuto l’attacco di In Amenas insieme ad altri 40 militani provenienti da differenti paesi musulmani e da paesi occidentali.

Belmokhtar ha chiesto alle forze francesi di cessare ogni attività militare in Mali, nel quale operano alcune milizie strettamente legate ad AQIM e il rilascio di alcuni miliziani jihadisti. Belmokhtar è stato descritto come uno dei signori della guerra più attivi e conosciuti dl Sahara e nel corso degli anni avrebbe stretto forti legami con le comunità Tuareg locali, sposando anche alcune donne Tuareg. E’ conosciuto dall’intelligence francese come “l’imprendibile” o come “the one eyed”, per aver perso un occhio in una battaglia in Algeria.

L’attacco di In Amenas evidenzia una notevole capacità operativa da parte dei gruppi islamisti, in particolare l’organizzazione dimostrata durante le fasi dell’attacco e l’utilizzo di armi pesanti dimostrano un aumento di specializzazione da parte dei militanti. Finora l’Algeria non era stata interessata da questo tipo di attacchi e comunque è opportuno ritenere che rimanga un evento isolato. Nonostante ciò i gruppi legati ad AQIM continuano a rappresentare una forte minaccia per la stabilità della regione e per l’operatività di imprese internazionali.

Gli eventi di In Amenas e del Mali mettono in luce una crisi a lungo ignorata dalla stampa occidentale. Nonostante la brigata di Belmokhtar accusi il governo algerino di aver supportato le operazioni dell’esercito francese in Mali, è opportuno ricordare che il governo di Algeri si è a lungo opposto all’intervento armato in Mali, temendo che il dispiegamento di forze straniere al confine nel sud possa alimentare spinte autonomiste nel sud del Paese.

Il conflitto in corso nel nord del Mali potrebbe aumentare le destabilizzazioni nel nord del Niger fino al sud della Libia, i miliziani potrebbero infatti ripiegare nelle aree montuose a est del Mali.

FONTE E APPROFONDIMENTO: TRIAGE – Crisi del Nord Africa: il punto su Algeria e Mali il collegamento apre una nuova finestra

Immagine www.thetimes.co.uk

Claudio D'Angelo

Analista per l'istituto di ricerca sui rischi geopolitici Triage Duepuntozero

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