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OBAMA HA VINTO

Obama e l'uragano SandyBARACK OBAMA E’ IL NUOVO PRESIDENTE, ECCO PERCHÉ HA GIÀ VINTO

Obama ha vinto. In questi giorni, gli ultimi della tormentata campagna elettorale statunitense, sondaggi su sondaggi si rincorrono e si contraddicono. Ma mentre sondaggisti e tecnici parlano in TV e scrivono sui vari New York Times, Washington Post e UsaToday, si riflette sempre meno sul fatto che la politica non è fatta solo di numeri. Ed è con la politica che Obama ha vinto.

 

In questi quattro anni il presidente ha dimostrato di saper gestire, seppur nelle mille difficoltà, una delle crisi economiche e sociali più disastrose della storia. Il tema più delicato, quello dell’occupazione, sembra dargli ragione. Sono stati persi 4,3 milioni di posti di lavoro nel primo anno di mandato di Obama, riacquistando però ben 4,4 milioni negli ultimi tre anni. I dati appena diffusi dicono che il tasso di disoccupazione si attesta al 7,9 %, mentre il numero degli occupati è salito di 171.000 unità nel mese di Ottobre, ossia 46.000 più del previsto. Anche il settore immobiliare, quello da cui esplose la crisi globale, sembra dare i primi segnali di ripresa nell’ultimo anno.

A favore di Obama pesa inoltre la riforma sanitaria, fiore all’occhiello della sua presidenza, che ha esteso l’assistenza a 32 milioni di cittadini la cui approvazione riesce ancora a suscitare piacevole stupore in un Paese come gli Stati Uniti. Ha vinto sostenendo l’industria, in particolare quella automobilistica. É sugli operai del settore che Obama confida, su quelli dell’Ohio che rappresentano un ottavo della forza lavoro dello Stato. L’elettorato americano è stato influenzato, e non poco, anche dagli sviluppi della guerra al terrorismo.

L’uccisione di Osama Bin Laden, l’imprendibile nemico degli Stati Uniti, ha rappresentato un altro formidabile colpo messo a segno da Obama nel cuore dei cittadini americani. Le questioni di politica estera hanno diviso molto, la figura di un Obama con la mano tesa all’islam moderato ha permesso spesso ai suoi rivali di dipingerlo come un debole ma ha di sicuro rafforzato l’appoggio della comunità internazionale all’operato del presidente.

Obama ha vinto poi perché piace. Le classi svantaggiate, la comunità ispanica e quella italoamericana hanno ancora fiducia nel suo programma riformista. Continua ad affascinare l’idea di un presidente giovanile, simpatico e carismatico, un presidente che parli ancora di “sogno americano” infuocando gli animi della folla. Per non parlare poi della buona gestione dell’uragano Sandy, che ha dato una grossa mano alla campagna elettorale di Obama e che è stata apprezzata perfino dal governatore repubblicano del New Jersey Chris Christie. D’altronde Mitt Romney sembra avercela messa tutta per perdere la corsa alla Casa Bianca.

L’ex governatore del Massachusetts ha collezionato una poco invidiabile mole di errori durante la sua campagna. Nonostante la tanto celebrata rimonta degli ultimi mesi, Romney è rimasto un candidato lontano dal Paese reale. Lontano spesso anche dal suo stesso partito, nel quale ha goduto di poca fiducia fino a qualche settimana fa. Romney è stato dipinto spesso come la parodia del classico candidato repubblicano, un personaggio al limite del grottesco. Sempre pronto a sparare a zero su tutti e tutto, ha scelto di cavalcare i vecchi sentimenti di rancore e disprezzo verso parte dell’Europa, portando come cattivo esempio la Spagna e la Grecia per prime e in ultimo anche l’Italia.

Non si è risparmiato nemmeno quando ha attaccato il 47 % degli americani che votano Obama i quali, secondo lui, sostengono l’attuale presidente solo perché si sentono vittime e non pagano le tasse, un 47% del quale Romney non intende interessarsi. Non a caso David Plouffe, manager della campagna elettorale di Obama, nel 2011 lo ha definito come un politico “senza valori”. Conservatore severo, ricco, mormone, difensore dei poteri forti e delle lobby, guerrafondaio, Romney non piace alla gente. È visto dagli americani ancora troppo legato alla vecchia politica americana.

Ha riproposto una politica estera intransigente e offensiva, molto più utile alla propaganda populista che agli interessi degli Stati Uniti. Nell’ultimo dibattito in verità è stato molto prudente, restando fuori dalle polemiche e interpretando il ruolo del repubblicano responsabile e cauto ma attento alla sicurezza nazionale.

Ed è riuscito a fare una gaffe anche sui dati sull’occupazione di Ottobre, attaccando la Chrysler di Marchionne, accusata di voler andare a produrre la Jeep in Cina, costringendo poi lo stesso manager italiano  a dare personalmente rassicurazioni agli operai Chrysler e a dare una grossa mano indirettamente al presidente.

Obama governerà ancora per quattro anni, portando avanti la sua sfida personale che riecheggia nel motto “Yes we can” da più di quattro anni ormai. Il suo elettorato, in parte timidamente deluso, è ancora convinto che altri quattro anni permetteranno a Obama di compiere l’opera riformista promessa nel 2008.

 

Forse sono stato un pò troppo duro con Romney, ma sinceramente se fossi americano non potrei non vederla così.

 

(immagine tratta da www.tmnews.it)

 

© Riproduzione Riservata

Claudio D'Angelo

Analista per l'istituto di ricerca sui rischi geopolitici Triage Duepuntozero

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