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600 CUOCHI A VILLA SANTA MARIA

Il nostro Paese detiene delle eccellenze veramente pregevoli in ogni campo, dalla cultura ai beni artistici, dai prodotti eno-gastronomici ai panorami mozzafiato e, per finire in bellezza, alla cucina.

Ogni regione ha il suo cavallo di battaglia, accompagnato da fidi scudieri che non sono da meno. Piatti ricchi e poveri si alleano per portare il meglio sulle tavole degli italiani e dei turisti.

Oggi vi voglio portare in Abruzzo, almeno virtualmente.

Precisamente in provincia di Chieti. A Villa Santa Maria, dove il 15 e il 16 ottobre scorsi si è tenuta la 38^ edizione della Rassegna dei Cuochi.

Prima un breve cenno alla storia di questa cittadina, di circa 1300 abitanti, per poi entrare nel vivo della manifestazione che, tengo a ricordare, si tiene ogni anno.

Nel lontano anno 774, con la discesa in Italia di Carlo Magno, iniziò la dominazione dei Franchi Carolingi che si protrasse fino all’888. In questo periodo Villa Santa Maria fu annessa al Ducato di Benevento. Negli anni si susseguirono diverse occupazioni, dai longobardi agli spagnoli, fino alla dominazione austriaca terminata nel 1737 e a quella borbonica fino al 1860.

Nel XVI secolo, Villa Santa Maria diventò il feudo dei Principi Caracciolo che qui costruirono il loro Castello, oggi conosciuto come Palazzo Caracciolo, e che fu il fulcro dell’economia e della vita sociale del paese. Solo nel secolo seguente fu ampliato con la costruzione della cappella dedicata a San Francesco Caracciolo.

Nel 1563 nacque Ascanio Caracciolo che, in seguito ad una grave malattia, abbracciò la fede e dopo la guarigione dalla lebbra visse secondo le regole della povertà, della castità, dell’obbedienza e dell’umiltà, prendendo i voti con il nome di Francesco.

Nel 1807 avviene la canonizzazione di San Francesco Caracciolo e, in seguito a un decreto del 1996, viene proclamato Patrono dei Cuochi d’Italia.

Nel 2002 si inaugura, a Villa Santa Maria, il monumento bronzeo in suo onore.

Villa Santa Maria, oltre ad essere rinomata in tutto il mondo come la Patria dei Cuochi e vantare una tradizione gastronomica di oltre quattro secoli è, inoltre, anche sede di un importante Istituto Alberghiero che prende il nome da uno dei più grandi maestri della ristorazione, Giovanni Marchitelli. La scuola, durante la manifestazione, è aperta al pubblico. Si possono visitare le cucine all’avanguardia, le aule e assaggiare le preziose pietanze offerte dagli allievi.

Durante questa 38^ manifestazione, legata quindi alla grande tradizione culinaria del paese, ho piacevolmente assistito alla trasformazione del centro storico in “isole gastronomiche” adibite sia alla degustazione di cibi tipici e di liquori che alla mostra di piatti di alta cucina, accompagnati da vere opere d’arte culinaria: da fasci di rose rosse realizzati con patate intagliate a torte a più piani decorate con fiori colorati e sculture di vario genere.

Una vera rassegna artistica di gusto.

A farla da padrone, poi, due grandi tendoni con allestimento interno adatto ad accogliere ospiti per la cena e il pranzo. Ristorazione di piatti tipici.

Non poteva mancare un programma dettagliato che, nei due giorni dedicati alla rassegna, ha visto ospiti importanti come lo Chef Cristiano Bonolo, Andy Luotto, Pierino Bucci che hanno dato vita, durante lo spazio dedicato allo Show cooking, a ricette culinarie di vero effetto. Invitato, inoltre, alla rassegna anche il giornalista gastronomo Edoardo Raspelli. E poi ospiti da Zelig, presentazione di libri di cucina e tanta cordialità.

Una manifestazione che vi consiglio di non perdere il prossimo anno.

Un unico appunto, forse due per fare conto paro.

Dopo aver raccolto le impressioni dei partecipanti, chiedendo, parlando e commentando insieme questa rassegna sono venuti fuori dei punti che andrebbero probabilmente rivisti dall’organizzazione perché sono stati causa di malumori, seppur placati da un buon goccio di liquore locale.

Uno dei punti a sfavore è che sembra che negli anni precedenti la manifestazione si è svolta in maniera differente, con più stand adibiti alla degustazione, spesso anche con piatti provenienti da più regioni d’Italia, e non solo appalto di associazioni locali che si sono spartite la classica fetta della torta.

I biglietti di prenotazione per la cena, poi, sembra che siano stati esauriti ben prima delle 21:00 quando, a onor del vero, i giovani e i curiosi di ogni genere iniziano a decidere cosa fare e dove mangiare.

Dulcis in fundo, non si può cambiare in corso d’opera un programma distribuito a tutti i partecipanti. O meglio, se sono sopraggiunti imprevisti ad un ospite che, per questi motivi, ha dovuto anticipare il proprio intervento, poi non si dovrebbe poter cambiare tutta la scaletta per “finire prima”.

Questo, non me ne vogliano gli organizzatori, l’ho trovato, per restare in tema culinario, di “cattivo gusto”.

In ogni caso, nell’attesa della nuova rassegna vi invito a dare un’occhiata al sito da cui ho attinto le notizie storiche del paese: www.villasantamaria.eu

 

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