Diritto

Concorsi in Polizia – Expo 2015 e scorrimento graduatorie: riflessioni su Decreto semplificazione normativa

Roma, 8 ago – (di Giorgio Carta) Con il presente articolo, rispondo alle numerose richieste di chiarimenti che, con svariati mezzi, mi pervengono da giorni in merito alla recente conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante “Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari” (c.d. Decreto sulla semplificazione amministrativa).

In sostanza, il Decreto, con l’aggiunta in corsa dei commi 3-bis e seguenti all’originario articolo 3, in ragione dell’imminente Expo 2015, dichiara di autorizzare le Forze di Polizia ad effettuare lo «scorrimento delle graduatorie dei concorsi indetti per l’anno 2013, approvate entro il 31 ottobre 2014». Le rimanenti disposizioni, poi, fissano le scansioni temporali (tutte improntate all’urgenza) delle conseguenti assunzioni.

Ciò premesso, francamente mi sfuggono le ragioni dell’esultanza che alcune sigle sindacali delle forze di polizia hanno espresso per l’approvazione di tale norma.

Gli unici ad esultare, infatti, sono i fortunati partecipanti ai concorsi indetti per l’anno 2013. Gli idonei non vincitori e le seconde aliquote degli altri anni, invece, hanno poco da esultare, visto che hanno subito un’ingiustizia bella e buona che va sotto il nome di disparità di trattamento.

Non solo. Per chi, come me, crede fermamente che il cosiddetto Decreto D’Alia si applichi senz’altro a militari e forze di polizia e che, pertanto, è in attesa delle imminenti pronunce in merito dei giudici amministrativi, la nuova norma suscita perplessità e perfino timore per le possibili ricadute negative anche sugli idonei degli anni antecedenti al 2013, che avevano ripreso a sperare in un posto di lavoro.

Infatti, la norma appena approvata non avrebbe ragion d’essere, visto che – per effetto del Decreto D’Alia – le Forze di polizia erano già non solo autorizzate, ma addirittura obbligate ad effettuare le nuove assunzioni tramite lo scorrimento delle graduatorie approvate dopo il primo gennaio 2007. Di questo resterò convinto anche se i giudici amministrativi dovessero, infine, affermare il contrario.

L’emanazione della nuova norma (già sul piano letterale poco chiara e tortuosa), quindi, rischia di fornire argomenti a chi, viceversa, nega l’applicabilità del Decreto D’Alia a militari e poliziotti e che ora potrebbe affermare che – affinché si potesse fare luogo agli scorrimenti anche nel comparto sicurezza e difesa – il legislatore è stato costretto ad emanare una norma ad hoc.

Insomma, esprimo un giudizio assolutamente negativo sul nuovo intervento normativo che ha il difetto, tra tanti, di confondere il panorama normativo, di premiare solo pochi fortunati e di affossare tutti gli altri.

Affronto, infine, la domanda cruciale di questi giorni: si può ricorrere in giudizio contro la disparità di trattamento e l’ingiustizia determinata dalla norma sull’Expo?

In teoria è possibile, ma, in fin dei conti, suggerisco di desistervi in ragione delle scarse possibilità di successo dell’eventuale ricorso.

Il Parlamento, infatti, è sovrano e, di fatto, privo di limiti.

Non solo. Per porre nel nulla la norma sull’expo (avente rango di fonte primaria), bisogna provarne il contrasto con la Costituzione. Per accertare questo, però, i TAR non bastano: deve pronunciarsi la Corte Costituzionale.

Ma quest’ultima, a sua volta, non può essere adita direttamente dal cittadino. Per accedere alla giustizia costituzionale, occorre, infatti, prima rivolgersi al TAR e sperare che quest’ultimo rimetta la questione alla Corte Costituzionale.

Peccato, però, che la propensione dei TAR e deferire alla Consulta questioni di legittimità costituzionale su temi riguardanti il comparto sicurezza e difesa rasenta lo zero. Senza considerare l’oggettiva difficoltà di provare che la norma sull’Expo 2015 effettivamente viola un principio costituzionale.

Non a caso la Costituzione non gode di ottima salute dentro le caserme.

Per tutte queste ragioni, quindi, sconsiglio di agire in giudizio per far dichiarare l’incostituzionalità della nuova norma.

In altre parole e per concludere: gli esclusi dalla miracolosa norma dell’Expo hanno certamente subito un’ingiustizia, ma, a mio parere, i mezzi di  tutela a loro disposizione sono armi spuntate, con poche possibilità di successo, e che, in definitiva, sconsiglio di azionare.

In bocca al lupo a tutti quanti.

Per gentile concessione dell’Autore – fonte www.GrNet.it 

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