Cultura

PAURE REMOTE

Sveglia permettendo, ogni santa mattina, prima del kickoff scandito dal  mio cartellino, mi concedo  un cappuccino ed un cornetto.

Il cornetto è vegano … non perché io segua qualche particolare indirizzo alimentare … semplicemente perché è buono … e mentre lo mangio mi domando cosa ci sia  dentro da renderlo così soffice e gustoso.
È solo un momento …
poi convinta dalla sua bontà …
lo faccio mio …
forse per sempre…
Stamane il rituale si è ripetuto,
ero in ritardo …
avrei dovuto rinunciare al mio momento di dolcezza …
Ma perché poi?
Sono entrata nel bar di facce amiche del tempo …
la colazione era lì pronta …
offerta da chi ancora si preoccupa per me.
“Niente male come inizio di giornata!!!!”
Il ritardo accumulato mi ha spinto fuori, in un  passo più svelto di sempre …
In questi momenti mi sento un maratoneta e mi sembra di sentire i lamenti di chi normalmente arranca dietro di me …
dicendomi che impossibile starmi dietro…
ma questa è la mia vita ..
e l’ho scelta così …
Mentre camminavo …
ho raggiunto un piccione … ha iniziato a zampettare più veloce … sentiva anche lui la fretta di scappare …
e come mi succede spesso …
sono tornata indietro nel tempo….
Proiettata in pochi secondi a Venezia ….
a quando avevo cinque anni … o giù di lì…
Ricordo ancora …
il rincorrere …
il farsi spazio …
tra centinaia di questi animaletti che spiccavano il volo spaventati …
come se io, piccola ed indifesa … paurosa di tutto, potessi essere una minaccia reale per loro.
Forse per questo rincorrevo i piccioni …
per sentirmi potente, forte  di qualcosa …
o su qualcuno ….
Comunque il ricordo è tornato vivo e tangibile  …
ero lì …
nella città galleggiante …
tra centinaia  di colombi …
tra una moltitudine di persone…,
una babele chiassosa ed estranea .
Ed io ero lì…
un momento dopo,
frastornata …ed impaurita,
giravo su me stessa,
con un’angoscia che non permetteva al mio giovane cervello … di ragionare ….
di capire di stare ferma immobile …
e di aspettare …
Ero lì, alla ricerca delle uniche mie sicurezze….:
mio padre e mia madre ….
Mi ero persa …
mi guardavo intorno nella speranza di incrociare i loro sguardi …
vedere il sorriso di rimprovero sui loro visi …
ma nulla ….
Non so quanto sia durata l’attesa …
ricordo ancora che fu interminabile ….
non esistevo più …
il respiro bloccato…
il nodo in gola…
le lacrime …
era tutto un’esplosione disordinata e violenta ….
non vedevo più nulla se non la mia disperazione …
ma forse nemmeno quella!
Stamane ho ricordato un pezzettino della mia vita ed ancora vorrei con tutta me stessa rivedere quel giorno …
quel momento ….
Quando ho iniziato a correre …
con il respiro bloccato che riprendeva …
Il nodo in gola che si scioglieva…
e la disperazione trasformata in un atto d’amore assoluto.
Correvo incontro ai miei genitori spaventati forse più di me…  .
Correvo sempre di più,
per abbracciarli,
per stringerli forte
e per non lasciarli più
Ricordo che rimasi abbarbicata per ore al collo di mia madre, con il viso nascosto nell’incavo della sua morbida spalla.
Non ricordo le sue parole di conforto  …
ma il tono della sua voce…
sì….quello lo ricordo bene…
è rimasto scolpito in me…
nel cuore? … nella mente? …forse fa solo parte del DNA ereditato.
Non lo so….
ma poco importa.

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