Cultura

MARZO IL MESE DEL RISVEGLIO DELLA NATURA

Fonte: INVICTI Comunità - Post su facebook

IN ONORE A MARTE

I germogli ormai abbastanza forti per spuntare lottano contro il peso della terra, e proprio la capacità di affrontare e sconfiggere l’ostacolo è uno dei motivi che affianca questo mese al dio Marte. E non è un caso che al dio della guerra si legassero alcune feste e oggi, pur in forma diversa, sopravvivono. Proviamo a ripercorrerle.

La parola “Marzo” deriva dal Dio romano Marte, che personifica la passione, la forza, l’energia maschile e la sessualità.

Secondo Proclo (Repub. p. 388), il ruolo essenziale dell’energia di Marte è quello di contribuire, ad eccitare costantemente le contrarietà dell’universo, e discernere perennemente il suano dal malato, e di completare il mondo. Ma richiede l’assistenza di Venere, che si può inserire l’ordine e l’armonia nelle cose contrarie e discordanti.
Marte è più comunemente identificato oggi come il Dio della guerra (Marte Gradivus), ma il Marte romano è stato più complesso del greco Ares. Era anche MarsPater, padre Marte, e il protettore del Popolo Romano, Quirino.
Ancor prima, Marte Silvano (Mavors) era un dio della fertilità, la personificazione della lancia, come germogli di grano che emergono dal terreno dopo la piantagione. Gli agricoltori pregavano Marte così:
“per prevenire, scongiurare le malattie, visibile e invisibile, sterilità e dei rifiuti, incidenti e acqua non buona, che si permettono il raccolto e frutto della terra, le vigne e gli arbusti di cera grande e prosperare, che avrebbe preservato i pastori e le loro greggi in materia di sicurezza e dare prosperità e salute per me e la mia famiglia. “
(Catone, De Agricultura, l. 142, trad. Frances Bernstein.)
Nel calendario romano, marzo era il primo mese dell’anno. Le porte del tempio di Marte venivano aperte per la cerimonia d’inaugurazione del nuovo anno e per iniziare il periodo in cui la guerra sia avviava.
L’identificazione con il lupo corse ha radici antiche, i gemelli fondatori di Roma, Romolo e Remo, furono salvati da una lupa che li allattò. L’animale sacro di Marte è il lupo, astuto e forte, ma un animale il cui vero potere viene dalla cooperazione con i suoi simili. All’inizio dell’evoluzione del popolo romano i sacerdoti erano vestiti con pelli di lupo, per evitare che i lupi facessere incursioni negli allevamenti di bovini.
Nell’antica Roma, marzo era anche sacra a Minerva (da mens, mente L.). Minerva era uno della Trinità romana (con Giunone e Giove) e identificato come la Dea intelligente e astuto delle Arti e dei Mestieri. Solo nella seconda metà della storia romana Minerva è stato identificata con il guerriero greco della Vergine Atena.
Oggi iniziava l’antico anno romano che era segnato dalla decorazione del tempio di Vesta con alloro fresco e con la riaccensione del fuoco del tempio di Vesta. Le vestali acceso il fuoco nuovo utilizzando un vetro incandescente o la perforazione di un pezzo di legno ricavato da alberi da frutto.
Primo ballo del Salii (“I saltatori” 24 giovani sacerdoti di cui i genitori erano ancora in vita danzavano). Le danze onoravano il potere fertilizzante di Marte Gravidus con lo scontro di personale contro la figura 8 con degli “scudi” per spaventare gli spiriti maligni.

Il 1 marzo a Marte era dedicata la “Saliorum Processio”, una festa del collegio sacerdotale dei Salii con processioni, musica e danze. Gli scudi sacri che il dio aveva donato a Numa Pompilio erano chiamati ancilii, e da qui l’altro nome della festa: “Ancilia”. Il 9 marzo era la volta della “secondi” Saliorum Processio. In antichità si usava infatti dedicare più giornate alla medesima festa, e questo spiega perchè il 14 marzo fosse la “seconda Equiria” (la prima cadeva il 27 febbraio). Questa ricorrenza era celebrata dai romani nel Campo di Marte con corse di cavalli e riti di purificazione per sostenere l’esercito. Poi era la volta del 17 marzo, la seconda ricorrenza degli “Agonalia”,  le festività tradizionali delle divinità e, pre mano: “Agonalia Martis”. Arriviamo così al 19 del mese: “Quinquatrus”, festa in cui si ripulivano le armi e si festeggiava il dio degli eserciti. Il 23 marzo i Salii tornavano con le processioni della terza Saliorum Processio, e il 27 marzo, infine, era “Tubilustrium”: in onore di Marte.

Un calendario intenso, per quello che in origine era il primo mese dell’anno, che voleva sottolineare l’importanza di questo periodo e di questa divinità. Marte era figlio di Era/Giunone e generato grazie a un fiore in grado di far concepire al solo contatto. Andava a compensare la femminile figura di  Minerva, dea della guerra “giusta” o  in difesa degli innocenti, nata dalla testa di Zeus/Giove.
Tornando al dio di marzo: molte sono le leggende locali che lo riguardano. Racconta una di esse che Marte cercò di portare il suo aiuto a Nettuno nella guerra che il dio delle acque stava combattendo con Benaco, dio del grande lago azzurro che aveva preso il nome dalla ninfa Garda. Intervenne però Giove, che sentenziò che gli scontri cessassero. A Benaco spettava il controllo sullo specchio d’acqua e, anzi, Nettuno avrebbe dovuto pagare  un pegno in oro al lago per nutrire i suoi carpioni.
A Brescia la celebre statua detta Vittoria Alata pare poggiasse il piede sull’elmo di Marte, e dediche al dio sono state rinvenute in tutta la provincia. A Vobarno due epigrafi ricordano il dio, sulla Parrocchiale e nei suoi pressi. In Valcamonica sembra che il dio fosse adorato col nome di Camulo.
La stessa presenza in città di un “Campo Marte” suggerisce come non ci si potesse sottrarre all’influenza di questa divinità. Forse perché, oltre ad essere il dio della guerra, Marte era una divinità dalle forti connotazioni naturali: marzo risvegliava la natura ma riportava alla luce anche l’anima del dio.

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