Criminologia

L’abito non fa il… poliziotto?

Il significato psicologico dell’uniforme

Saggio di Francesco Caccetta[1] 

Ormai è abbastanza noto, specialmente per i sempre più numerosi studiosi del linguaggio non verbale e della prossemica, che l’abbigliamento e l’apparenza fisica, sono importanti nello sviluppo iniziale di una relazione sociale e hanno addirittura più effetto della personalità, quindi nelle relazioni iniziali, l’uso, in particolare, dell’uniforme, che identifica una persona con un potere coercitivo, una potenziale capacità di arrestare e usare la forza per ristabilire l’ordine ha un significativo impatto psicologico.

La divisa della polizia rappresenta una tradizione antica come la Legge e alcune ricerche svolte negli Stati Uniti d’America[2], hanno dimostrato che l’abbigliamento ha un notevole impatto nel modo in cui le persone percepiscono gli altri.

Secondo questo studio, l’uniforme delle forze  di polizia ha un profondo impatto psicologico sugli altri e, anche una lieve alterazione allo stile della stessa può cambiare la percezione del cittadino nei confronti di chi la indossa.

Nel 1829, la London Metropolitan Police, fu la prima forza di polizia moderna, ad adottare un abbigliamento particolare per la propria forza di polizia. L’uniforme di questi poliziotti (i famosi “Bobbies” di Londra) era di colore blu scuro, in stile paramilitare. Il colore blu, in quell’epoca, serviva soprattutto per distinguere la polizia dai militari inglesi, che indossavano uniformi di altri colori.

Nel 1845, la città di New York ha istituito il primo corpo di polizia negli Stati Uniti e, successivamente, prendendo esempio dalla polizia di Londra, il New York City Police Department adottò la divisa blu scuro nel 1853. A breve, anche altre città, come Filadelfia, Boston, Cincinnati, Cleveland, Buffalo e Detroit, istituirono i dipartimenti di polizia sul modello di Londra inclusa l’adozione del colore blu scuro, in stile paramilitare per le uniformi.

Ogni capo di abbigliamento può essere considerato un’estensione del proprio essere, infatti, anche la percezione che si ha di se stessi, può essere modificata dall’abbigliamento che indossiamo.

Morris (1982, pag.213) afferma che “è impossibile portare abiti senza trasmettere segnali sociali. Ogni “costume” racconta una storia sulla persona che lo indossa”. Circa il ruolo che ricopre l’abbigliamento, Morris afferma che “gli abiti hanno tre funzioni fondamentali: comfort, pudore ed esibizione di status” [3].

All’epoca dell’Ancien règime, per strada, “si indossavano abiti che rendevano riconoscibile il proprio rango, e che per funzionare, dovevano essere sufficientemente familiari e conosciuti”. Quindi, il modo di vestire “era un tentativo di utilizzare schemi noti per identificare l’appartenenza sociale, in modo da conferire un ordine alla vita nella strada[4]”.  

Anche ai nostri giorni, ci viene spontaneo, almeno nel primo approccio, cercare di carpire la personalità degli altri osservandone il loro aspetto esteriore e l’abbigliamento. Questa osservazione, fornisce ancora un indizio potente e serve come una scorciatoia mentale per identificare: il sesso di una persona, lo status, l’appartenenza al gruppo, la legittimità, l’autorità e il lavoro che svolge. Abbigliamento e aspetto fisico, come abbiamo visto, sembrano quindi importanti nello sviluppo iniziale delle relazioni sociali. Alcuni studi fatti in America, hanno rivelato che l’esteriorità (compreso il modo di vestire), rimane ancora il maggiore indicatore utilizzato per la prima impressione delle persone.

In un esperimento fatto dagli americani[5], ad alcuni studenti di scuole medie secondarie e ai loro insegnanti, sono state sottoposte alcune immagini con atleti in uniforme sportiva e altri con vestiti casual, da valutare. Tutti i partecipanti, hanno indicato gli atleti in divisa come più professionali, percependoli come migliori e con probabilmente più spirito di corpo rispetto agli atleti che vestivano con abiti casual.

Allo stesso modo, altre ricerche hanno rivelato che sia studenti, che insegnanti, nell’osservare foto di studenti vestiti con uniformi scolastiche di scuole private (quindi vere e proprie divise), hanno ritenuto quelle scuole migliori, intravedendo anche possibilità di sviluppare maggiori abilità scolastiche.

Ulteriori ricerche, effettuate con la somministrazione di test psicologici, da parte degli stessi ricercatori americani, hanno dimostrato come gli individui associano spesso i colori con specifici stati d’animo.

La divisa della polizia, anche per questo, può avere uno straordinario impatto psicologico e fisico. Fatto salvo il differente livello culturale del cittadino, la divisa della polizia identifica comunque, una persona con poteri di arresto, di usare la forza e quindi in grado di suscitare emozioni, che vanno dall’orgoglio al rispetto, alla paura e alla rabbia.

In uno studio[6], sono state classificati venticinque diversi modelli di uniformi, afferenti a varie professioni, chiedendo ai partecipanti di inserirle in diverse categorie di sentimenti già prefissate in una griglia.

I soggetti che hanno partecipato al sondaggio, hanno confermato che la divisa della polizia rimane quella che maggiormente trasmette sensazioni di sicurezza.

In un altro esperimento, i partecipanti hanno dichiarato di ritenere uno dei modelli effigiati, più competente, affidabile, intelligente e socialmente utile, quando era raffigurato con l’uniforme della polizia, rispetto a quando, lo stesso modello, era ritratto con abiti civili.

Ancora un altro esperimento americano, ha rilevato che, la sola presenza di un individuo, che indossava una divisa simile a quella della polizia, lasciato sostare a piedi su un marciapiede vicino a un incrocio, aveva permesso l’allontanamento dei personaggi che erano soliti commettere infrazioni, i quali si vedevano circolare di meno in quella intersezione. Ciò era avvenuto, anche se l’uniforme non era di un vero e proprio poliziotto e l’individuo non indossava né un distintivo né un’arma.

In un esperimento per testare la potenza della divisa da poliziotto, un ricercatore, avvicinando casualmente alcuni pedoni su una strada di città, ordinava loro di raccogliere un sacchetto di carta buttato dagli stessi in terra, o stare un passo indietro a una fermata dell’autobus, o altri ordini simili. Il ricercatore, nel fare ciò, indossava alternativamente, abiti casual, una divisa di addetto alla consegna del latte o un uniforme grigio simile a quella della polizia completa di un distintivo, ma senza armi.

Solo l’uniforme simile a quella della polizia ha provocato un’alta percentuale di cooperazione da parte dei cittadini. Le persone inoltre, hanno continuato a obbedire a quanto detto dal ricercatore in uniforme, anche dopo che questi si era allontanato e non c’era nessuno a valutare le ulteriori azioni dei cittadini.

Detto questo, gli importanti risultati dei test americani, hanno permesso di rilevare che anche alcuni dettagli dello stile dell’uniforme possono influenzare il livello di autorevolezza del pubblico ufficiale. Al campione che ha partecipato all’esperimento, sono state fatte valutare fotografie di agenti di polizia in uniforme maschile e femminile, che indossavano diversi stili di copricapo e altre foto nelle quali gli stessi agenti non indossavano alcun berretto.

Anche se i test psicologici hanno dimostrato che i partecipanti hanno comunque percepito gli agenti come autorevoli in tutte le circostanze, il tipo di cappello ne variava il livello attribuito all’agente. Il tradizionale berretto della divisa (detto Tesa), o il basco dell’uniforme da combattimento, avevano suscitato un senso di maggiore autorità rispetto al berretto con visiera modello “baseball” o l’assenza di copricapo.

Altri studi, in passato, hanno affrontato l’ipotesi di eliminare lo stile paramilitare della divisa della polizia. In un esperimento, gli studenti dovevano visionare disegni in bianco e nero di tre stili di uniformi della polizia. Due delle uniformi rappresentavano uno stile paramilitare tradizionale, ma mancavano o il cinturone o le armi. Il terzo modello, era un uniforme non tradizionale, composta da pantaloni, una camicia con la cravatta e una giacca o blazer. Sebbene gli studenti abbiano espresso per tutte e tre le divise, un giudizio analogo rispetto all’obiettività e l’affidabilità, la divisa con la giacca blazer, veniva classificata leggermente superiore per professionalità.

Lo stesso esperimento, fatto con foto a colori, ha invece favorito lo stile tradizionale, le uniformi stile paramilitare venivano classificate come quelle che suscitavano un senso di onesto, buono, utile, autorevole e competente rispetto al blazer.

La divisa dell’operatore di polizia trasmette potenza e autorità. Nel 1969, il Dipartimento di Polizia di Menlo Park, California, decideva di cambiare la tradizionale divisa in blu navy, in stile paramilitare, adottando una divisa, meno tradizionale, nella speranza di migliorare i rapporti tra polizia e comunità. La nuova uniforme, consisteva in una giacca verde bosco, indossata sopra pantaloni neri, una camicia bianca e una cravatta nera. Gli operatori di polizia, mostravano il loro distintivo sulla giacca, ma nascondevano le armi sotto la stessa.

Quando sentirono parlare del tentativo di Menlo Park, oltre 400 dipartimenti di polizia degli Stati Uniti, tentarono un esperimento simile adottando lo stesso stile di uniforme. Dopo aver indossato le nuove divise per diciotto mesi, gli agenti di polizia di Menlo Park apparivano, in base a test psicologici, più autorevoli, rispetto agli agenti delle giurisdizioni limitrofe. Questi risultati sembravano rafforzati da altri dati, infatti, dopo aver indossato le divise per oltre un anno, i reati di resistenza a pubblico ufficiale per la polizia di Menlo Park erano diminuiti del 30 per cento e il ferimento di civili da parte della polizia era sceso del 50 per cento.

Originariamente, il dipartimento pensò che i cambiamenti dell’uniforme avessero determinato l’abbassamento dei tassi sopra indicati, ma altre variabili avevano invece concorso nel frattempo a questi miglioramenti e ben poco sembrava entrarci, l’adozione della nuova uniforme. Tra questi motivi, non tutti rivelati nello studio del FBI, vi era anche la constatazione che il numero degli agenti con un’istruzione universitaria nel reparto era aumentato, di conseguenza il livello culturale del reparto era cresciuto e il dipartimento di polizia interessato aveva adottato uno stile di gestione della giurisdizione di competenza troppo debole durante questo tempo stesso periodo, diventando meno incisivi e autoritari sul territorio. Da una valutazione finale, emergeva che, anche se inizialmente durante i primi diciotto mesi dell’adozione della nuova uniforme, le resistenze e le violenze agli agenti erano diminuiti, il numero delle stesse era poi tornato a crescere fino a raddoppiare rispetto all’anno precedente all’avvenuta variazione dell’uniforme.

Infatti, nel 1977, dopo aver usato quell’uniforme per otto anni, il Dipartimento di Polizia di Menlo Park si rese conto di non incutere più il rispetto di prima, quindi, tornarono velocemente a una tradizionale uniforme in stile paramilitare, riportando in quattro anni, le statistiche delle resistenze a pubblico ufficiale ai minimi storici precedenti alla variazione della divisa.

Gli esperimenti sopra citati, concernenti la foggia dei berretti e delle divise della polizia, suggeriscono che i cambiamenti dello stile possono avere un importante effetto sulla percezione dell’autorità e del potere da parte dei cittadini e sulle capacità di controllo da parte degli operatori di polizia, ma anche il colore della divisa può influenzare psicologicamente le persone e vediamo perché.

Molti dipartimenti di polizia negli Stati Uniti utilizzano colori più scuri per le loro uniformi, come il nero, blu, marrone, verde o grigio. Proprio come si è detto circa lo stile delle uniformi della polizia, anche il colore della divisa ha un significato.

I test psicologici[7] hanno rivelato che tutti noi tendiamo ad associare i colori con specifici stati d’animo, ad esempio il rosso o arancione per l’eccitazione e la stimolazione, il che spiega perché sia usato spesso per lampeggianti dei veicoli d’emergenza, il blu per sentimenti di sicurezza e comfort e il colore nero è spesso associato a potenza forza e negatività.

Studi effettuati presso scuole degli Stati Uniti (superiori e università), hanno dimostrato che gli studenti, percepiscono i colori chiari, tipo il bianco e giallo, come deboli, ma anche come buoni e attivi. Gli stessi studenti percepivano colori scuri, tipo il nero e il marrone, come forti e passivi, ma anche come cattivi. Le differenze culturali non hanno influenzato questi risultati, che non variavano neanche con la razza diversa degli studenti. La gente in Europa, Asia occidentale, Africa centrale e il Medio Oriente ha la percezione di colori simile, quindi queste ricerche dovrebbero valere anche in casa nostra.

In tutte le culture osservate, le persone hanno costantemente associato colori chiari con sentimenti di bontà e di debolezza e colori scuri come forza, ma di fatto cattivi o comunque temibili.

Molti studi psicologici, indicano i colori più chiari, come più piacevoli e meno dominanti, i colori scuri, invece, suscitano emozioni di rabbia, ostilità, dominio, e aggressione.

Il colore sembra avere anche un impatto considerevole sui vestiti e le percezioni di chi lo indossa. Quando la gente sceglie le foto di modelli in base alla loro attrattività, il colore dell’abbigliamento è apparso determinante .

Sempre in tema di colori, un altro interessante studio[8] ha rilevato ad esempio che gli arbitri di calcio, sanzionano più severamente i giocatori di una squadra che indossa una divisa scura, rispetto a una squadra che indossa la divisa dai colori vivaci.

Molto interessante a mio avviso, riguardo alla corrispondenza con gli operatori delle forze  di polizia, è il risultato di altri esperimenti, dove è stato rilevato che anche gli atleti stessi, agiscono in modo più aggressivo, quando vestono colori scuri[9].

Un ricercatore ha chiesto agli studenti universitari, vestiti con magliette di colore nero e raggruppati in squadre, quali sport avrebbero voluto giocare. Quegli studenti, hanno optato per sport più aggressivi, con il calcio e il rugby, in cima alla lista.

L’esperimento, è stato ripetuto, con un altro gruppo di studenti vestiti con magliette di colore bianco. Questa volta, gli studenti hanno optato per sport meno aggressivi, come il baseball o basket.

Dando per buoni i risultati di questi studi del colore per la divisa della polizia, l’esperimento suggerirebbe che gli agenti delle forze  di polizia che indossano uniformi scure, potrebbero, potenzialmente, inviare segnali negativi per i cittadini, incoraggiandoli inconsciamente, a percepire gli operatori come aggressivi, cattivi o corrotti e inviare un messaggio negativo per la comunità. In tutto questo però, a mio avviso, entra in ballo la capacità di relazione dell’operatore con il cittadino e il modo con il quale questi indossa e porta l’uniforme, che approfondirò meglio tra poco.

L’esperimento americano circa la squadra con la maglia scura, suggerisce inoltre che gli agenti di polizia in uniforme scura inconsciamente potrebbero agire in modo più aggressivo, quindi, accogliendo questo assunto, si dovrebbe trovare un compromesso per azzeccare la giusta combinazione di colori per l’uniforme perfetta, in grado di trasferire sentimenti di autorevolezza, potere e nello stesso tempo cordialità e disponibilità. Un’impresa ardua, ma non impossibile, giacché potremmo prendere spunto da un altro esperimento americano.

In un test, sono stati presentati soggetti in foto a colori, indossanti due divise tradizionali in stile paramilitare. Una delle divise con camicia blu scuro e pantaloni blu (indossati dalla polizia americana oggi), l’altra divisa tradizionale, era simile a quella degli agenti dello stato della California, costituita da una camicia cachi e pantaloni verde scuro.

Anche se i soggetti intervistati, avevano classificato entrambe le uniformi allo stesso modo, con aggettivi del tipo: buono, onesto, utile e competente, l’uniforme Californiana di colore più chiaro veniva valutato sensibilmente superiore per il calore e la cordialità che sembrava suscitare.

Quindi, l’uniforme con una metà chiara e l’altra metà scura, inviava comunque un messaggio migliore delle rimanenti uniformi tradizionali americane di colore blu scuro o nero.

Anche in America, dove si è molto investito sul concetto di polizia di prossimità e tanti sono gli sforzi per presentare un’immagine più amichevole per il pubblico, trascurare il significato del colore dell’uniforme della polizia potrebbe rendere il compito più difficile del necessario.

A causa della percezione negativa in termini psicologici, da parte dei cittadini dei colori scuri, gli stessi, possono percepire un agente di polizia in modo negativo anche a causa del colore dell’uniforme. Infatti, se è vero, come abbiamo visto, che gli arbitri, ritengono che atleti che indossavano divise scure mostravano un comportamento più aggressivo, i cittadini potrebbero percepire gli agenti in divisa scura, come più autoritari rispetto a quelli che indossano divise più chiare.

L’uniforme della polizia, come abbiamo visto, può determinare anche il livello di sicurezza dell’operatore che la indossa. Le divise di colore nero, possono provocare sentimenti inconsciamente negativi nei cittadini, qualora, per questo, percepissero l’agente come aggressivo, e addirittura potrebbero incoraggiare o suscitare una reazione ostile o violenta nei confronti della polizia.

Oltre al colore, però, anche la cura e il modo di indossare l’uniforme e l’equipaggiamento a essa abbinato, costituiscono un fattore importante per la sicurezza dell’operatore di polizia. Alcune interviste con detenuti che avevano ucciso agenti di polizia in America, hanno fatto emergere che gli assassini, prima di decidere di usare la violenza, osservano il comportamento dell’agente e ne valutano la pericolosità.

Analoga testimonianza posso portarla personalmente a seguito di un dialogo con una nota terrorista italiana degli anni di piombo, con la quale ho avuto modo di parlare negli anni ottanta quando era già detenuta.

Se un operatore delle forze dell’Ordine, dimostra di avere scarsa cura dell’uniforme e degli accessori della divisa o per le armi in dotazione e contemporaneamente non si mostra professionale, attento, fermo e autorevole durante un controllo, incoraggia l’aggressore che ne percepisce la debolezza e quindi facilità la scelta di affrontare l’agente.

In molte situazioni che comportano l’uso della forza, il fatto che un agente di polizia abbia un’uniforme in ordine e il portamento è composto e adeguato alla circostanza può aiutare a prevenire danni allo stesso operatore o addirittura a evitarne la morte, in pratica questo vuol dire che il cittadino è portato a rispondere in maniera differente secondo il tipo di pubblico ufficiale che si trova davanti.

In conclusione, riguardo al significato psicologico dell’uniforme, possiamo dire che l’uniforme di un operatore di polizia, trasmette il potere e l’autorevolezza della persona che la indossa.

La ricerca ha dimostrato che, l’abbigliamento, compresa l’uniforme della polizia, ha un forte impatto psicologico sulle persone. Quando gli individui entrano in contatto le forze  dell’ordine, tendono inconsciamente a scrutare l’agente che li ha fermati e di comprendere il contesto dell’incontro, per poi decidere come inter-reagire. Un approccio sbagliato, può quindi determinare l’uso della violenza da parte del cittadino, come un approccio autoritario, può determinare l’oltraggio al pubblico ufficiale o altri reati della stessa fattispecie e ben più gravi. Il modo di indossare l’uniforme di polizia, rappresenta un indizio forte per stabilire l’autorevolezza di chi la indossa e le sue capacità. La ricerca ha rivelato inoltre che la divisa ha un’influenza psicologica sul subconscio delle persone, sulla base di sentimenti preconcetti della persona stessa.

Ancora a proposito di agenti di polizia, abbiamo visto che i cittadini, in presenza di una persona in uniforme (anche se solo somiglia o che ricorda quella della polizia) cooperano di più e riducono i loro comportamenti illegali o devianti.

Abbiamo poi evidenziato che le modifiche alla tradizionale uniforme della polizia (in stile paramilitare) possono portare a cambiamenti delle reazioni, e della percezione di autorità da parte dei cittadini.

Il modo di portare la divisa, il tipo di berretto indossato, il colore del materiale, e anche la condizione degli abiti e delle attrezzature, hanno sempre un’influenza su come i cittadini percepiscono gli operatori delle forze  dell’ordine.

Condivido molte cose di questo lavoro fatto dagli americani riguardo al significato psicologico dell’uniforme, ed ho gradito molto ciò che ne emerge in maniera molto evidente, cioè che l’uniforme di polizia, resta ancora il biglietto da visita per chi ha l’obbligo e il dovere, di rispettare e fare rispettare la legge come anche un approccio deciso, fermo e al tempo stesso flessibile, migliora i rapporti con i cittadini e induce gli stessi alla cooperazione, che sempre più, ai giorni nostri, è la via migliore per contrastare decisamente il crimine. 



[1] Criminologo; Luogotenente dei Carabinieri; Laureato con lode in laurea magistrale “Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna, laureato con lode in “Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza; Master in Antropologia Filosofica e Forense, Criminologia e Tecniche Investigative Avanzate; grafologo della consulenza peritale.

[2] JOHNSON R. R., M.S.: The psychological influence of the police uniform,   FBI Law Enforcement Bullettin

[3] MORRIS D., L’uomo e i suoi gesti, Mondadori, Milano, 1982

[4] SENNET Richard, Il declino dell’uomo pubblico,Bruno Mondadori, Milano, 1982; pag.80

[5] JOHNSON R. R., M.S.: The psychological influence of the police uniform, op. cit.

[6] JOHNSON R. R., M.S.: The psychological influence of the police uniform, op. cit.

[7] JOHNSON R. R., M.S.: The psychological influence of the police uniform, op. cit.

[8] JOHNSON R. R., M.S.: The psychological influence of the police uniform, op. cit.

[9] Ibidem


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Caccetta

Criminologo; Ufficiale R.Str.E. dei Carabinieri; Laureato con lode in Laurea Magistrale in Ricerca Sociale per la sicurezza interna ed esterna, Laureato con lode in Scienze per l’investigazione e la Sicurezza; Master in Antropologia Filosofica, Criminologia e Tecniche Investigative Avanzate; grafologo della consulenza peritale. Autore del libro sul Controllo del Vicinato "L'occasione fa bene al ladro".

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